L’odierno appuntamento al Carcano per la rassegna ‘Follow the Monday’ ha visto sul palco l’affiatata coppia Carlo Verdone e Ernesto Assante. Argomento di incontro: la passione per la musica. D’altronde, l’amore del regista per il rock e l’interesse per la sua importanza formativa è dimostrato dall’accuratezza che ha sempre posto nella scelta delle colonne sonore che hanno contribuito al successo di tanti suoi film. Amore che lo ha anche portato ad essere protagonista diretto suonando la batteria in varie occasioni e che lo ha 'costretto' ad una vita da collezionista di vinili, CD e memorabilia varie, sapientemente supportata da un invidiabile approccio culturale alla materia. Accanto a lui, a stimolarne i ricordi e gli aneddoti uno dei giornalisti più raffinati e preparati, profondo conoscitore del panorama musicale italiano e non solo. Intitolata “Le mie canzoni”, la serata si è sviluppata come un dialogo tra due amici che, comodamente seduti sulla poltrona, hanno chiacchierato della propria vita e degli incontri e tangenze che l’hanno caratterizzata. Brani, band, ricordi di concerti, aneddoti... si sono mescolati ai tanti video opportunamente selezionati, una sorta di playlist esemplificativa predisposta per l’occasione da Verdone. Ecco quindi mescolare l’ascolto di “A day in the life” dei Beatles con il ricordo del loro primo concerto in Italia, dove suo padre lo portò per farsi perdonare una precedente sfuriata che gli aveva fatto distruggere la batteria appena comperata, visti gli scarsi risultati scolastici. E la preferenza di Carlo verso Lennon - per la sua umanità più che dal punto di vista compositivo – rispetto al più preparato McCartney. E poi il ricordo dell'occasione di mitigare il dolore per la sua scomparsa offerta dall'incontro con Yoko Ono e dalla possibilità di portarsi a casa un suo quadro rappresentativo dell’evento. E poi in rapida successione Bob Dylan e la sua prima avventura elettrica con “Like a Rolling Stone”, le delicate armonizzazioni di “Scarborough Fair” dei Simon & Garfunkel, gli scatenati The Who – la band di cui Verdone ha visto il maggior numero di concerti live – gli adorati Led Zeppelin e la tecnica sporca ma impareggiabile di Jimmi Page, il virtuosistico arpeggiare di David Crosby… un puzzle di generi e sensazioni dal blues, al rock all’heavy. Per poi tornare ad una Aretha Franklin, nell’ultima sua apparizione prima della morte, che era in grado di superare di gran lunga tante colleghe cantanti più giovani di lei. E ancora Jimi Hendrix, primo amore per la sua capacità di rinnovare il rock sia dal punto di vista compositivo che di tecnica strumentale (“Are you experienced”). Tra un video e l’altro altri mille rimandi, i Procol Harum, David Sylvian, gli U2 di “The Joshua Tree”, l ’occasionale incontro in una tabaccheria di un’isola greca con il mito David Gilmour dei Pink Floyd… e il racconto di una mai tramontata passione per la raccolta di memorabilia – autografi, dediche, strumenti – che sono diventate nel tempo compagni di viaggio: per dirla come Verdone “memoria di persone che mi hanno reso felice la vita”. E gli anni al Piper dove passavano le band che avrebbero poi fatto la storia della musica rock, e l’amore per i cantautori con il loro bagaglio di “poesia” con cui condivano le loro opere... Un flusso continuo di parole per più di due ore di racconto. Un calendario di eventi e compleanni stimolante. Interessante nonostante, se qualche appunto lo vogliamo fare, non si sia potuto trovare il tempo per affrontare temi mancanti, ad esempio un accenno sull’evoluzione del modo di sentire la musica e sugli aspetti della evoluzione tecnologica - a parte una ardita affermazione quasi da nostalgico: “una audiocassetta faceva sentire la musica meglio che un CD”. Altra piccola pecca: il continuum della serata è stato un po’ troppo intramezzato dagli inserti video, per scelta completi, ma per questo talvolta un po’ troppo lunghi; mi hanno dato talvolta la sensazione di sedere davanti ad un gigantesco schermo di Youtube. Ma alla fine le luci riaccendevano il palco e la parola tornava e con essa la magia della condivisione. La sensazione che mi è rimasta è quella che provavo da adolescente, chiuso in una cameretta con i miei amici ad ascoltare assieme e commentare le nuove uscite discografiche, rigorosamente in silenzio, fino al commento finale e all’inevitabile necessità di un successivo ascolto. Un’azione incomprensibile, lo capisco, per le usanze usa e getta di oggi. La conclusione è affidata alla recente scoperta Lana Del Rey e al divino Bowie ma, come preannunciato, questa era solo una delle possibili playlist. Potrebbero esserci mille altre playlist. ma l'importante è che ciò che deve restare della serata è la convinzione che “una vita senza musica è una vita molto triste”... e gli scroscianti applaudi del numeroso pubblico mi fanno capire che il messaggio è arrivato. PS. Nel 2021 Artists and Bands ha intervistato il regista proprio sugli argomenti trattati stasera, quindi, per approfondire il “Verdone pensiero”, si rimanda a quella intervista. La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 27 marzo 2023. |
CARLO VERDONE E ERNESTO ASSANTE di e con Carlo Verdone
corso di Porta Romana, 63 - MILANO ORARIO SPETTACOLI |