Fa tappa al Brancaccio, il musical Dracula, scritto da Ario Avecone e Manuela Scotto Pagliara , opera tutta italiana, ispirata al più famoso vampiro della letteratura gotica di Bram Stocker . L’amore oltre il tempo, oltre la vita, energia che sfida ogni legge fisica, vincendo la morte: l’amore eterno. In una cittadina inglese di fine ‘800, in un mondo inesorabilmente industrializzato, il non morto, il vampiro per eccellenza si impossessa delle sembianze e della voce di Giorgio Adamo, misterioso, tenebroso, tormentato e struggente. Vlad Tepes è diverso da come ci aspetteremmo, non definito come incarnazione del male, ma bensì umano nella sua intensa passione, nella disperazione per il perduto amore, eternamente alla ricerca di quegli occhi, quel volto amato, richiamato da un’altra vita, per vincere il tempo e la morte, se ne resta coinvolti emotivamente. Ma ogni scossa all’equilibrio non fa altro che innescare un moto di eventi contrari che controbilanciano tale forza. Non si ha più la certezza del confine tra bene e male, ogni personaggio del resto accanto alla umana fragilità manifesta caratteristiche oscure: emblematico è l’inventore Renfield, il cui alter ego oscuro è impersonato sulla scena e Iustina, sposa abbandonata e ardente di gelosia che vendica il suo amore non corrisposto. Tutta la vicenda è immersa in una scena cupa, dinamica, essenziale e al tempo stesso articolata: due alti trabattelli a mo’ di torri mobili collegate da scalette scorrevoli su cui i ballerini animano la scena, scivolando su dette impalcature e muovendosi come la nebbia. Il gioco delle luci, fortemente ritmato e con contrasti tra luci calde e fredde repentini come gli eventi e le passioni. La particolarità di questo musical è un forte richiamo al cinema, in cui lo schermo trasparente riflette proiezioni che si fondono in un gioco di danze, luci e immagini con gli interpreti. Notevole l’abilità degli attori sia nella recitazione che nelle prove canore, di forte coinvolgimento. Nella seconda parte si denota un indugio prolungato sui temi già ampiamente vissuti inizialmente, anche nei testi e nelle musiche, possono dare l’idea di essere ridondanti, ma a parere della scrivente è mancata la percezione di un climax . L’ambientazione di fine ottocento è ben caratterizzata dai costumi eleganti, quelli maschili, e voluttuosi, quelli femminili con veli e strascichi che enfatizzano i movimenti. Mentre è tollerabile la lunghezza forse troppo dilatata, resta inspiegabile la comparsa repentina di un telefono (!?), all’interno del racconto, il quale spiazza un po' lo spettatore, essendo l’unico elemento decontestualizzato. Recensione riferita alla prima del 24 gennaio 2022 |
Dracula scritto da Ario Avecone e Manuela Scotto Pagliara Teatro Brancaccio |