Il romanzo-capolavoro di Lev Tolstoj, Anna Karenina, trasposto in forma teatrale è una sfida di considerevole portata e per la lunghezza delle vicende narrate e per la complessità descrittiva dell’introspezione dei personaggi stessi.. Il rischio consisterebbe infatti in una semplificazione eccessiva che potrebbe risultare deformante o limitante. Ma non è questo il caso dell'adattamento di Luca De Fusco, che al contrario, mantiene intatta la forza narrativa, ricostruendo e concatenando le sequenze su più livelli comunicativi, nello specifico l’alternarsi dei dialoghi a brani narrati in terza persona, riproponendo la potenza del testo di Tolstoj ad opera dei personaggi stessi, o la proiezione su schermo di sequenze filmate, inserti musicali, luci, arredi di scena e costumi connotati di rosso, il cui richiamo ai patimenti e bramosie d'amore è evidente. Il punto di vista dello scrittore conduce il filo narrativo della vicenda, che si sviluppa attorno alla figura di Anna Karenina, donna di una bellezza ammaliante, sposata ad un funzionario governativo di alto rango, che s’innamora del conte Vronskj, un bell’ufficiale dell’esercito russo. Tutti i personaggi, legati fra loro da vincoli di parentela e amicizia, si evolvono contrapponendo i propri valori, il senso morale e religioso, le convenienze sociali e i sentimenti: così all’amore adulterino di Anna scaturito da passione incontenibile, fa da contraltare l’unione di Kitty e Levin caratterizzata da semplicità e modestia e che si trasforma in amore col tempo. La genialità di Tolstoj nel scandagliare la psiche umana mette a nudo l’indole più recondita, tra virtù e meschinità presenti allo stesso tempo e persino un nobile gesto, quale il perdono da parte del marito verso la moglie e l’amante si smarrisce nell’autocompiacimento e nella vanità. Galatea Ranzi (che abbiamo apprezzato lo scorso febbraio ne "Il figlio" Qui la nostra recensione) si esprime in una performance d'effetto, assistiamo al manifestarsi dei sentimenti di lei in tutte le scale di colori, in un crescendo di complessità e intensità, repentini cambi di tonalità nella voce, straordinaria mimica e drammatizzazione gestuale. Non mancano inframmezzi ilari a spezzare la tensione, utili a creare un ritmo narrativo vario, che trova efficacia, anche nella proiezione di scene che richiamano in tempi opportuni il ballo, il teatro o la corsa a cavallo. La pièce non ha mai fatto pesare la sua consistenza temporale, grazie anche alle eccellenti qualità recitative degli attori. Ne consigliamo spassionatamente la visione, in particolare agli amanti della letteratura russa i quali non potranno che restarne deliziati. La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 5 dicembre 2023. |
Teatro Stabile di Catania,
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