Uno, nessuno e centomila
Roma, Teatro Quirino, dal 10 al 15 gennaio 2023

Immergersi nell'opera pirandelliana non è un'esperienza lieve, ma di profondo impatto psicologico, ancor più se ci si confronta con l'ultimo romanzo "Uno, nessuno, centomila" definito dall'autore il più amaro di tutti, poiché racchiude la summa del suo pensiero e della riflessione sulla divisione dell'uomo: da una parte la coscienza di sé e dall'altra la percezione che gli altri hanno al di fuori, una dicotomia tra vita e forma.
Il romanzo, adattato in versione teatrale si struttura quasi come un monologo, in cui il protagonista interroga il pubblico, spiega, si confida e sfoga il suo tormento. Nella versione di Capodici, il monologo viene spezzato dall’evocazione di episodi richiamati dalla memoria del protagonista.
La vicenda comincia dal processo, in cui Vitangelo Moscarda (Pippo Pattavina), viene ascoltato dal giudice come testimone e vittima, la cui presunta colpevole (Anna Rosa) è rea di averlo ferito con una rivoltella.
Vitangelo prende a narrare i fatti partendo da un banale episodio di vita familiare: una mattina come tante la moglie gli fa notare che il naso del marito pende decisamente a destra e con esso una serie di piccoli difetti fisici. Dapprima indispettito, si lascia successivamente divorare dal dubbio sull’uno quale sempre lui si è creduto, mettendo in crisi tutta la sua vita, vedendosi pian piano sgretolare come unico.
Di fatto è un uomo agiato, proprietario di una banca, lasciatagli in eredità dal padre e gestita dai fidati Firbo e Quantorzo, sposato ad una donna affascinante e seducente (Dida). Tuttavia questa condizione non frena la coscienza che lo inoltra a scandagliare le miserie dell’esistenza umana. Vede quell’uno dissolversi e lentamente delinearsi tante versioni di sé: Gengé per la moglie, usuraio per il popolo e centomila altri. Nel pericoloso quanto inevitabile processo di conoscenza delle tante maschere, matura la convinzione di doversene liberare,  distruggendo progressivamente l’uno e i centomila, per arrivare a diventare nessuno.
Un titanico Pippo Pattavina, tiene tenacemente il palco, rimescola incertezze e arzigogolati ragionamenti di Vitangelo, passando dall’interpretazione dei fatti in forma comica a drammatici monologhi, interloquendo a senso unico con il pubblico,il quale è chiamato ad affacciarsi in questo baratro esistenziale, cogliendone la forza distruttrice ormai innescata.
E’ d’uopo rimarcare l’ottima performance di Marianella Bargilli, impegnata nel duplice ruolo di moglie e di Anna Rosa, sensuale la prima e fragile con tratti border line la seconda.
Geniale inoltre l’ideazione di una scenografia pensata più che a far da sfondo a fatti e luoghi, a riproporre  la mente del protagonista, che ricorda, evoca, riflette, utilizzando  luci e proiezioni sul muro bianco il quale si apre nel richiamo di un ricordo su una scena essenziale. Nel richiamare i luoghi esterni sul muro, non vengono proiettate ambientazioni di tipo fotografico, ma disegni a seppia ed acquerello, così come ritornano nella mente, sfocati, confusi in mimesi con i sentimenti estemporanei.
Sicuramente non si tratta di un’opera di facile ed immediata fruizione, ma vale la pena, se ci si vuol calare nel pensiero pirandelliano, cogliendone elementi poetici e caratteristiche costanti della sua opera di scrittore, trascorrere due ore impegnative dense e proficue.

Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 10 gennaio 2023


Uno, nessuno, centomila.

di Luigi Pirandello

regia:Antonello Capodici
con 
Pippo Pattavina- Vitangelo Moscarda
Marianella Capodici- Dida, la moglie
Rosario Minardi
Mario Opinato
Gianpaolo Romania

Musiche originali: Mario Incudine
Scene:Salvo Manciagli
Produzione ABC Produzioni e ATA Carlentini



Teatro Quirino - Vittorio Gassman
via delle Vergini 7
Roma
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