Riscoprire “l’Edipo re” di Sofocle, nella rappresentazione di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia è senz’altro un’esperienza densa e potente, evocatrice di archetipi e racconti ancestrali. Nota è la vicenda di Edipo, figlio naturale di Laio –re di Tebe- e Giocasta , adottato da Polibo, sovrano di Corinto. Laio infatti, appresa la profezia secondo cui il figlio neonato lo avrebbe ucciso ed in seguito commesso incesto, sposando la propria madre, dà ordine ad un servo-pastore di sopprimere il bambino . Il pastore, impietosito, decide di non eseguire l’infanticidio e lo consegna ad un terzo, che lo darà in adozione al re di Corinto. Una volta cresciuto, Edipo viene a conoscenza del vaticinio che lo riguarda, ed ignaro della condizione di figlio adottivo, decide di lasciare la città per evitare il compimento dei terribili eventi. Prima di giungere a Tebe, s’imbatte in Laio, ed in seguito ad un alterco occorso, lo uccide, restando all’oscuro dell’identità della vittima. Una volta a Tebe, si risolve nel liberare la città dal flagello della sfinge, sottoponendosi all’enigma. Così liberata la città dal mostro, la regina Giocasta, grata gli si offre in moglie: anche la seconda parte del fato predetto si compie. Passano anni di quiete e prosperità, prima dell’arrivo della terribile pestilenza. La sventura, che imperversa sulla patria, spinge Edipo nella ricerca ossessiva delle cause: chiede all’Indovino Tiresia, che con reticenza rivela dell’invendicata morte di Laio. Polibo muore, e tale evento chiarisce i suoi veri natali: la verità squarcia il velo dilaniando l’anima. Ed ecco l’epilogo che vede il compiersi della Nemesi, Giocasta si suicida e il re si cava gli occhi perché hanno visto la verità. Se la tragedia di Sofocle dipana il gomitolo degli eventi a partire dall'arrivo della pestilenza, qui si procede con il coro che anticipa i terribili eventi in movenze danzanti, echeggianti i mamuthones sardi, in una cantilena ritmata, chiara trasposizione del verso metrico, accompagnata da musica e proiezioni suggestive, cupe e drammatiche. La narrazione parte dal duello con la sfinge, il cui singolare monologo si allontana dal contesto della tragedia, per sfociare in una tinta digressione, che potrebbe riportare a temi afferenti ad un femminismo estremo – il disprezzo per l’uomo e della sua natura vicina alla bestia-. Tuttavia è il tema dell’ineluttabilità del fato e dell’uomo, che nella volontà di sfuggirgli, non fa altro che andarvi incontro, a governare l’intera vicenda. Se anche Edipo non si esime dall’espiare i delitti di patricidio e di incesto- così come Giocasta- autoinfliggendosi la pena, alla sensibilità di un uomo moderno appare privo di colpa, perché ha sempre avuto la volontà di evitare detti abomini; non chiede perdono ma attua la nemesi per salvare il regno. Edipo è a suo modo eroico nel voler conoscere la verità, la quale riporta giustizia, lacerando l’anima: bisogna infatti essere eroi per sostenerla, quando è così tremenda. Un plauso va reso agli eccellenti Valentino Mannias, Edoardo Barbone, Mauro Lamantia -giovani attori professionisti- a Ferdinando Bruni, coautore e attore di conclamata bravura, da quando si è alzato il sipario sono stata immersa e partecipe emotivamente degli sciagurati eventi fino al lungo applauso liberatorio e affermativo assieme all’intera platea. Spettacolari i costumi di Antonio Marras: ricchi, evocativi di ataviche tradizioni in cui l’antica cultura sarda , più che citata, si traspone nella tragedia greca, integrandosi. Il celebre stilista fa uso del tartan per vestire i corifei, il pastore caricato di campanacci, mentre il messaggero ricorda un aviatore e con i sontuosi abiti nuziali la scena si riempie pomposamente. Infine la mostra dei bozzetti dei costumi, ha reso ancor più efficace la comprensione del processo creativo dell’artista. Non da meno la scenografia, apparentemente semplice in legno chiaro, ma articolata in sipari di tessuti grezzi, che si sollevano lasciando apparire i personaggi, alternativamente. Funzionali alla dinamica dei movimenti degli attori sono i due podi collocati al centro. Anche le maschere che alcuni personaggi usano, come la sfinge , i corifei, Giocasta richiamano potentemente alla tradizione del teatro greco. Infine la partecipazione emotiva é assicurata dalla meticolosa composizione di costumi,scenografia, luci,proiezioni e magistrale recitazione raggiungendo un esperienza di fatto catartica. |
Edipo Re di Ferdinando Bruni
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