Interessante adattamento de "Il malato immaginario", in scena in questi giorni al capitolino Teatro Anfitrione.
Il regista Alberto Fiano sceglie saggiamente di portare in scena la versione scevra degli intermezzi musicali e coreografici, puntando chiaramente alle qualità attoriali di un cast capace e piuttosto nutrito. La compagnia "S'annamo a Divertì" ha una retaggio chiaramente amatoriale ma, a modesto parere di chi scrive, annovera diversi talenti. Lorenzo Martinelli, ad esempio, propone un Don Argante credibile, piuttosto fedele all'originale, ed è perfettamente in grado di trasporre quella "lucida follia" così come concepita inizialmente da Molière. Alessandra Greco carica di puntuta sagacia popolana il personaggio della servetta Tonietta. Aiutata da un volto vitale e allegro, oltre che avvenente, manifesta una tale abilità, da indurre il pubblico a tifare per lei per l'intera durata dello spettacolo. Non sono i soli, a mostrare delle qualità recitative: Federica Cignotti e Luigi Nicolas Martini propongono con efficacia soggetti dalla doppia personalità, bicefala la prima, bipolare il secondo. Piace, inoltre, Claudia De Virgilio, così comprensibilmente severa nel suo essere una madre consapevole di aver generato un figlio poco ricettivo, se non proprio mezzo scemo. Quest'ultimo è affidato ad Antonio Buonocunto, che si impegna, riuscendovi, ad offuscare ciò che madre natura gli ha donato, cioè un volto chiaramente bello e affascinante, rivestendolo di connotazioni vicine alla demenza, cosa non facile per qualsiasi belloccio, a meno di non possedere abilità interpretative. Sara Adriani e Alessio Giusto sono infine intrisi della leggiadria degli innamorati e Tiziano Gani è smaliziato, svelto ed esperto in entrambi i ruoli a lui devoluti. Quanto ad Alberto Fiano siamo combattuti: la sua regia cattura benissimo il senso dell'opera, cogliendone il giusto spirito farsesco, pur intriso di una certa vocazione indirizzata alla denuncia di alcune miserie umane. Gli interventi dei singoli attori e i ritmi sul palco sono apparsi ben gestiti, così come intelligente è stata la scelta di ridurre a poco più di un'ora l'intera rappresentazione. Ipotizziamo un suo intervento nell'organizzazione della scenografia ed ancora ci complimentiamo con lui: nulla, di arredi, sfondi e costumi è apparso sommario, posticcio, decontestualizzato o anacronistico, il che è straordinario, se si considera il limitato budget economico che normalmente hanno a disposizione compagnie amatoriali come questa. Come attore, e duole dirlo, esprimiamo alcune riserve, sebbene ci sia pervenuta l'informazione che la performance sia stata compromessa da non ottimali condizioni di salute le quali, ovviamente, costituiscono attenuante di cui non si può non tener conto. Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 3 dicembre 2022. |
Teatro Anfitrione |