Tra le commedie più note e divertenti di William Shakespeare, "Falstaff e le allegre comari di Windsor" torna in scena nella Capitale, per la regia di Marco Carniti. Gli elementi caratteristici dell'arte Shakespeariana, quali l'amore giovanile, gli equivoci, gli scambi, i travestimenti e le beffe, sono largamente presenti in questa pièce, sorta di spin off dell'opera "Enrico IV", ove al cavaliere viene riservata una parte piuttosto rilevante. "Oggi più che mai", dichiara il regista ai media, "ci sentiamo tutti presi in giro da qualcuno o da qualche entità. E Falstaff e la sua "armata Brancaleone" rappresentano quello che noi siamo. Perché oggi è l’epoca dei “tutti gabbati“. E alla fine "Allegri" sono gli spiriti, ma "Tristi" i risultati. E Falstaff diventa così esempio di decadenza fisica e morale dell’uomo, visto come pagliaccio per il mondo". Piacciono, di questa rappresentazione, le singole capacità attoriali di un cast a dir poco eccellente, che ha colpito per la padronanza palesata sul palco, in un paio di casi profusa infrangendo coralmente la quarta parete, previo coinvolgimento del pubblico in una esplosione vocale collettiva. Impossibile non citare l'abilità di Antonella Civale e Loredana Piedimonte di rivestire di verve puntuta le signore Ford e Page, o l'attitudine camaleontica manifestata da Gianluigi Fogacci, capace di passare con naturalezza dalla sicumera del Signor Ford alla melliflua leziosità del subdolo Brook, senza dimenticare le audaci intemperanze di Madame Quickly ad opera di un Patrizio Cigliano a dir poco vulcanico e l'efebica eleganza del servo Robin, il giovane Dario Guidi, il quale, oltre a suonare egregiamente un'arpa portatile, è dotato di una voce celestiale, capace di raggiungere registri incredibilmente alti. E che dire di Antonino Iuorio, che ha indossato i panni del protagonista, abilissimo nel ricoprire di clownesca attitudine il substrato profondamente drammatico tipico del disadattato alcolizzato e obeso che soffre, nel suo intimo, di solitudine e malinconia? L'opera trova massima sublimazione nel Gigi Proietti Globe Theatre Silvano Toti, nell'immaginifico e stratificato scenario di Villa Borghese, fedele replica del Globe Theatre di Londra, il più famoso teatro del periodo elisabettiano. Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 24 giugno 2022. |
Antonella Civale, MADAME FORD Loredana Piedimonte, MADAME PAGE Patrizio Cigliano, MADAME QUICKLY Gianluigi Fogacci, MASTER FORD Mauro Santopietro, MASTER PAGE Valentina Marziali, LADY ANNE PAGE Sebastian Gimelli Morosini, LORD FENTON Tommaso Cardarelli, ABRAHAM SLENDER Gigi Palla, EVANS, parroco francese Roberto Mantovani, GIUDICE SHALLOW, zio di Slender Dario Guidi, ROBIN, paggio di Falstaff Alessio Sardelli, BARDOLFO, tenente al seguito di Falstaff Raffaele Proietti, PISTOL, alfiere al seguito di Falstaff Roberto Fazioli, NYM, caporale al seguito di Falstaff adattamento e regia Marco Carniti assistenti alla regia Maria Stella Taccone, Francesco Lonano, Ilaria Diotallevi scenografia Fabiana Di Marco costumi Gianluca Sbicca musiche Mario Incudine luci Umile Vainieri ufficio stampa Cinzia D'Angelo
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