Il titolo di questa rappresentazione teatrale trae spunto dalla nota frase "Dio è morto, Marx pure e neanche io mi sento tanto bene...", attinta da un film di Woody Allen, a sua volta saccheggiata da Eugene Ionesco (drammaturgo e saggista rumeno naturalizzato francese, tra i maggiori esponenti del "teatro dell’assurdo"). Lo spettacolo persegue lo scopo dichiarato di esaltare l'umorismo surreale di Woody Allen previa citazione di aforismi, battute e freddure a sua firma, prese da ogni dove - segnatamente (ma non soltanto) dai suoi libri "Saperla lunga", "Citarsi addosso", "Effetti collaterali" - generalmente afferenti alle tre macro aree facenti capo alla religione, alla psicoanalisi, all'universo femminile. L'esposizione è arricchita da freddure di analogo tenore partorite dallo stesso Solenghi, ed è sublimata dalla presenza sul palco di un sestetto di chiara ispirazione jazz, capace di ritagliarsi uno spazio talmente importante, sia per ciò che concerne la qualità delle esecuzioni, sia con riguardo al quantum temporale, da permettere la qualificazione dell'intera pièce in termini di vera e propria opera bicefala: una formula vincente, perfettamente in bilico tra concerto musicale e recitazione a vocazione monologhista. A tal proposito, preme segnalare l'operato di Massimo Ferraguti, efficacissimo clarinettista, Giulia di Cagno, raffinata violinista e cantante assai versatile, Alessandro Nidi, animato da vincente audacia nell'arrangiare per soli sei musicisti (e con un parte centrale di chiara ispirazione jazz) la notissima "Rhapsody in Blue" di George Gershwin. Impossibile non citare, inoltre, anche le qualità canore palesate dall'attore genovese, impegnato nell'esecuzione di "Non dimenticar le mie parole", classico a firma di Alfredo Bracchi e Giovanni D'Anzi, nella versione proposta illo tempore da Emilio Livi (di cui sono stati imitati perfettamente la voce, l'enfasi esecutiva e l'effetto megafono tipico delle incisioni risalenti agli anni 30). Da ultimo, preme segnalare la parte finale dello spettacolo, totalmente improvvisata (che forse, considerata la sua analoga vocazione surreale, andrebbe sviluppata meglio quale vera e propria appendice), durante la quale l'attore si lascia andare a esilaranti ricordi riguardanti sia Il Trio, sia alcuni episodi di vita vissuta coinvolgenti noti personaggi dello spettacolo, quali Pippo Baudo, Sandra Mondaini e Raimondo Vianello. La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 2 marzo 2023. |
DIO È MORTO E NEANCH’IO MI SENTO TANTO BENE
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