Home Recensioni Album Weezer - Make Believe

Weezer
Make Believe

E’ curioso che nell’ultimo mese siano stati pubblicati ben tre album tutti con la produzione di Rick Rubin. Mezmerize dei System Of A Down, Out Of Exile degli Audioslave e questo Make Believe dei Weezer che è stato il primo ad uscire.
Rubin arriva a collaborare con i Weezer quando le loro sonorità si fanno più pop abbandonando i suoni propri di un certo alternative rock a favore di brani più semplici e immediati dallo stile più “californiano”.
Probabilmente molti tra i loro fans rimarranno un po’ spaesati dal fatto che le chitarre grezze e potenti che caratterizzavano molte tracce dei lavori precedenti siano tenute un po’ (troppo?) in disparte in questo album, che a mio giudizio risulta ugualmente convincente per via della sua freschezza e immediatezza.
Non è che i Weezer abbiano cambiato completamente rotta.
Sono ancora loro, ben riconoscibili con quello stile fatto di brani piuttosto melodici, con i cori sempre ben curati un po’ in stile anni ’60.
Questo lato più melodico e disimpegnato era già presente in alcuni pezzi della loro produzione precedente e in questo Make Believe esce fuori prepotentemente.
Manca certamente in quasi tutte le tracce dell’album l’esplosività di alcuni momenti dei precedenti lavori, messa in disparte in favore di suoni più puliti e raffinati.
Difficile dire se si è trattato di una scelta deliberata della band o piuttosto del risultato del lavoro dietro al mixer di Rubin, ma di fatto il suono del gruppo ne risulta molto sgrezzato.
Un altro punto a loro favore i Weezer lo segnano realizzando un album non troppo lungo, circa 45 minuti che sono un “taglio” più da vinile che da CD, evitando così di allungare eccessivamente il brodo con inutili riempitivi come troppo spesso succede a molti artisti.
Si parte con Beverly Hills che è anche la traccia scelta come primo singolo, seguita da Perfect Situation, due brani che piaceranno ai fans dei Weezer perché più somiglianti alle sonorità degli album precedenti.
Poi si cambia con This Is Such A Pity un brano decisamente anni ’80 che curiosamente (ma forse nemmeno troppo) ricorda parecchio i Cars del loro ex mentore Rik Ocasek, mentre Peace e Damage In Your Heart sono pop allo stato puro, divertententi ma nulla di più.
E se con My Best Friend e We Are All On Drugs (soprattutto quest’ultima) si torna ai suoni più aggressivi degli esordi, Hold Me e Freak Me Out sono due ballate carine, meglio la seconda comunque, più dolce e poetica con la voce che è quasi un sussurro.
Una segnalazione per la bella Pardon Me, un brano che dovrebbe proprio essere pubblicato come singolo, semplice ma efficace entra in testa fin dal primo ascolto.
Con The Other Way si torna sul terreno del pop. Bel pezzo, ma forse troppo ammiccante con quel battimani insistito che fa molto sixties. Chiude l’album Haunt You Every Day con il pianoforte a farla da padrone.
Un buon pezzo, che esula dal contesto dell’album perché è molto poco immediato e ha bisogno di più di un ascolto per entrare in testa e farsi apprezzare per la sua venata malinconia.
Certamente i Weezer non si sono riproposti di cambiare la storia del rock con questo album, ma in fondo che importa. It’s just for fun.



Rivers Cuomo: Voce, chitarra
Brian Bell: Chitarra
Scott Shriner: Basso
Patrick Wilson: Batteria

Anno: 2005
Label: DGC
Genere: Rock

Tracklist:
01. Beverly Hills
02. Perfect Situation
03. This Is Such A Pity
04. Hold Me
05. Peace
06. We Are All On Drugs
07. The Damage In Your Heart
08. Pardon Me
09. My Best Friend
10. The Other Way
11. Freak Me Out
12. Haunt You Every Day

Sul web:
Weezer

 

Banner

Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei “social plugin”. Se vuoi saperne di più sull’utilizzo dei cookie nel sito e leggere come disabilitarne l’uso, leggi la nostra informativa estesa sull’uso dei cookie .

Accetto i cookie da questo sito.