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Il secondo disco dei
Psychopathic Romantics, dopo Altered Education del 2007, ci mostra una band in stato di grazia.
Le buone qualità tecniche della band vengono mostrate nitidamente e senza mai forzare la mano. Insomma, si sente che i 4 hanno fiducia nei propri mezzi e creano musica con la tranquillità di chi sa quello che fa. La voce di
Dust, versatile ed espressiva, si staglia su un impasto musicale assai dinamico ed accattivante, un patchwork schizofrenico di delicato Folk (ma sempre un po’ psicopatico) e secche sferzate Punk, spesso unite in uno stesso brano. Esemplare in questo senso è
“Democracy's Pill”.
Si può parlare in qualche modo di Progressive, vista la ricchezza strutturale dei brani e la sovrabbondanza dell’apparato strumentale.
“21” rappresenta l’apice di questa tendenza, una splendida parabola di Folk e Hard Rock. Ad arricchire ulteriormente la tavolozza sonora sono le subliminali venature psichedeliche che pervadono sottotraccia molti brani del disco (gli aloni evanescenti di
“Transparent Smiles”). La scrittura dei brani è di alto livello, a suo agio nei momenti più intimi così come nei tribali inni Punk. Per la prima categoria vanno ricordate
“Silent Venom” e
“F” (con un ottimo assolo di chitarra); il Folk più bucolico lo troviamo invece in
“What Did You Leave For Us?”, un bozzetto pazzoide che ricorda forse Beefheart. Per la parte Hard del disco non si può non parlare di
“Mother Nature's Latest Madness”, Punk tirato che implode in una nenia elfica di stupefacente candore. Le melodie sono accattivanti, immediatamente gradevoli ma non per questo banali e stancanti (
“Ant Farm”). Anzi, uno dei maggiori pregi del disco è quello di saper suonare semplice e fruibile, pur presentando canzoni piuttosto articolate e stralunate. Alcuni episodi risultano davvero superbi, come
“Free Barabbas” che in meno di sei minuti interseca una quantità impressionante di stili e generi: dall’Hardcore Punk, alla psichedelia (gli zampognari!), al Progressive, all’Hard Rock, il tutto in uno scenario di delirante euforia.
Grande prova quindi per la band casertana, viste le ottime capacità e l’appeal anglosassone (solo un testo in italiano). Non mi sorprenderei se i quattro facessero molta, molta strada. Staremo a vedere.
75/100
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Mario 'Dust' La Porta: Voce, batteria, italianShoes, scotch da imballaggio, chitarre e tamburello Vincenzo Giambattista Tancredi: Basso, organo, melodica, chitarre, guiro, 33clBeerBottle e programming Augusto De Cesare: Chitarre, mandolino, glockenspiel, ovetto shaker, mani, cori e instapiano Filippo Jr. Santoiemma: Chitarre, harmonium, bouzouki, tammorra, toy piano, sitar, melodica, cori e mani
Guests: Giuseppe Caputo: Tromba in I Came Here, Antonio Caddeo: Contrabbasso in Democracy's Pill Pietro Delle Cave e Lorenzo Ruggiero: Zampogna e ciaramella (zampognari) in Free Barabbas
Anno: 2010 Label: Autoprodotto Genere: Alternative/ Folk Rock
Tracklist: 01. What Did You Leave For Us? 02. Democracy's Pill 03. Transparent Smiles 04. The Definition Of Life 05. Free Barabbas 06. Silent Venom 07. Ant Farm 08. F. 09. Mother Nature Latest's Madness 10. 21 [Ventuno] 11. I Came Here
   

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