Siamo abituati ad ascoltare gruppi che fanno rock, punk, pop con la loro formazione classica di chitarra batteria e basso, ogni componente al suo strumento.
Raramente però capita di sentire un album italiano di neo folk registrato tutto da una sola persona. Già, perchè Herself, aka Gioele Valenti, il poliedrico artista siciliano che abbiamo già conosciuto su A&B, è autore ed esecutore di tutti i brani contenuti in God is a major, il suo album di debutto per il grande pubblico. Minimalista la copertina rossa con la scritta God is a major, piazzato in centro a grandi caratteri, che ha un'aria ironicamente accusatoria nei confronti delle tante etichette (le major appunto) che si arrogano il monopolio di ciò che il popolo deve ascoltare. E minimalista è anche il suono di Herself. La chitarra è dolce, ipnotica e martellante in molti pezzi e la voce in tutte le canzoni è prevalentemente sussurrata, ma senza lasciare troppo relax all'ascoltatore... Sì perchè le melodie cantilenanti, sporcate qua e là in Stoned e in Stand in a graveyard da rumori d'ambiente, sono cantate con una sorta di voluto abbandono... Infatti è l'ideale ascoltare God is a major in solitudine, meglio se il giorno è piovoso ed essere tristi e commuoverci ci rende felici. Perchè questa è la sensazione che dà l'album... la piacevolezza di essere malinconici, che ha il suo apice in Day goes by o July 2, by the lake. La sensazione di torpore che ci ha dato finora l'album viene spezzata dall'acidità elettro-rock di To become a trappist/aerolith ultima canzone dell'album, incalzante, distorta e frenetica. Chiudendo il libretto con i pochi testi delle canzoni si nota la frase ...it was wonderfull, guys, but now is gone! (...è stato bello, ragazzi, ma adesso è finito!) e con tutti i ricordi che ci a riesumato quest'album è esattamente ciò che stiamo pensando. |
Gioiele Valenti: Voce, tutti gli strumenti Anno: 2006 |