Scritto da HektoplasmaToxin Lunedì 17 Maggio 2010 19:57 Letto : 2564 volte
Diciamolo subito, il disco in questione di certo non sarà un ottimo modo per imparare le mille sfaccettature di una storia tanto ricca di avvenimenti ma l'ambientazione rende in pieno l'idea, trattasi in particolare di uno spaccato in cui si parla della Costantinopoli (capitale dell'impero romano d'oriente) assediata che poi verrà conquistata e diventerà capitale dell'Impero Ottomano (ultima débâcle dei romani e fine storica del periodo medioevale). A livello musicale certe sensazioni effettivamente traspaiono e vanno in superficie anche grazie ad un utilizzo di campionamenti ambient che riproducono scenari di battaglia, scenari medio-orientali ed epiche vestizioni cavalleresche, é davvero piacevole e coinvolgente ascoltare brani come la opener "Introduzione" che a suon di sitar, percussioni e tastieroni a tappeto presenta a tutti una band che a discapito della ristretta capacità a livello di produzione musicale sa ben gestirsi e crea un sound bello e ottimamente arrangiato, non trascurabile l'atmosfera di fierezza ed ansia che nasce ascoltando questa intro, quasi un preludio e preparazione alla battaglia... Il sound epico la fa da padrone, le vocals sadiche e gutturali bene evidenziano il contrappunto musicale così come facevano i Falkenback degli esordi e la fosca registrazione fa tutto il resto, si evidenzia molto l'uso delle chitarre in un continuo riffing sinusoidale e orientale (ma anche con sterzate nel thrash minimale e ritmico), che a confronto del background musicale sta in secondo piano, la batteria (mai truce e più basata sulle percussioni tribali) sembra fare da semplice accompagnamento proprio evidenziando il resto della struttura come in "Mehmet Il Conquistatore", lunghissimo brano che si snoda su due diramazioni e che la batteria scandisce nel suo momento più heavy con la cavalcata centrale in assolo chitarristico per poi cedere di nuovo il passo alla ritmica distorta ed avvolgente. Il basso in tutta questa storia da spessore al tutto senza mai venire a galla ma compiendo il suo 'sporco' lavoro. Attraverso gli intagli arabeggianti e le percussioni marziali aleggia nell'intero lavoro di Costantinopolis un tradizionale modo di fare musica (gia visitato e sviluppato negli anni '90 da band come Orphaned Land e Salem...), mixare metal epico e partiture folk con l'intensificazione di ritmiche e fervore esecutivo, in un misto di fervore e ferocia espresse con semplice immediatezza e senza l'uso/abuso di orpelli barocchi. La title-track poi si erge in tutta la sua estrema fierezza, rappresenta in sintesi il centro focale del sound targato Exultet, questa è il risultato di ciò che prima accennavo, rumori e suoni di rivoluzione si ergono con la trama narrativa da orco maligno di Farz in una babele di vorticoso trionfo, le poche note di chitarra classica fanno da lascia passare a paesaggi visivi e sonori estremi e di contro-balzo mistico e nebbioso... Infine si chiude con 'Allah Humana', la vittoria di Maometto sulla potente forza che conquistò mezzo mondo, track questa che sancisce la fine del platter, in un miscuglio ben riuscito di passaggi acustici (arpe?) e armonie medioevali ma sempre accompagnati dagli strumenti elettrici e dalla voce "trollish" di Farz; quasi pare un suono del trionfo ma dissonante rispetto alle track precedenti quasi con incedere giullaresco e manieristico, i roghi si estinguono ed il vincitore si ci ciba compiaciuto metaforicamente del sangue e delle rovine dei caduti per poi cedere il posto all'epilogo che chiude in modo dignitoso il demo con un beve excursus ritmico: la ricostruzione della nuova capitare. Il fascinoso viaggio culturale e musicale degli Exultet si snoda quindi in un ambito epico e sontuoso dove c'è davvero poco spazio per gli estremismi, la guerra sullo sfondo a declamare la sua millenaria presenza fatta di atrocità e sangue in onore del potere e del possesso del territorio o semplice dimostrazione di forza... Dallo scontro incontro di diverse culture nascono proprio gli Exultet, con la loro melodia a volte ruvida e istrionica, con il loro sound carico di fascino e misticismo, con forse qualche accorgimento da migliorare e perfezionare ma comunque che ci dona un buon loro terzo demo, specialmente in 'Allah Humana' si sente la fierezza di un genere, la loro é una buona base di partenza e quindi musicalmente non potranno che raffinarsi, anche se molto del fascino di cui parlavo probabilmente é dovuto alla scarsità della registrazione che come nelle belle donne vestite lascia lavorare di più l'immaginazione, non vedere e intravedere. 69/100
|
Farz: Voce, chitarra, basso, Tastiere, effetti Anno: 2009 Sul web: |