Carmen
Arena di Verona, 5 Luglio 2012

La Carmen di Zeffirelli messa in scena all'Arena, è una lontana erede della sfarzosa parente che, alcuni anni fa, fece a Verona il suo esordio.

Abbandonati gli elementi scenografici che si estendevano quasi completamente sulle gradinate, nella parte posteriore della scena, anche i numerosi orpelli vengono soppiantati da scenografie dipinte particolarmente agili. Questo nuovo allestimento, altresì, riduce rispetto al precedente il numero delle comparse e degli elementi e sembra garantire una maggior leggerezza alla scena. Felice anche la scelta di collocare dietro i protagonisti imponenti velari dipinti, soluzione funzionale a recuperare la tradizione della Siviglia che fa da sfondo alle vicende.

Adesso i movimenti delle masse presenti sulla scena sembrano raggiungere un equilibrio ed una maggiore armonia negli spostamenti. La regia appare più discreta, abdicando dalla scelta di una Carmen di totale passione esteriore per privilegiare, piuttosto, uno sguardo teso all'indagine interiore dei protagonisti.
La godibilità dello spettacolo è proceduta di pari passo con una esecuzione musicale adeguata, nella quale si evinceva qualche piccola difficoltà rispetto alla formazione di un solido collante tra orchestra e palcoscenico.
La Carmen, felina e carnale nelle movenze, proposta da Anita Rachvelishvili, convince quasi per intero; il mezzosoprano georgiano mostra una linea di canto cristallina ed una buona intonazione, pur nella coraggiosa scelta di un tempo molto lento nell’esecuzione dell’”Habanera”, che costringe l’orchestra ad un repentino rallentamento dell’introduzione dell’aria alla comparsa del canto.
Marco Berti offre un Don José non smagliante con qualche tensione di troppo, a volte un po’ crescente negli acuti finali e con una emissione del suono non sempre raffinata, che si evidenzia specie nei duetti con Micaela e nella celebre aria del secondo atto "La fleur que tu m'avais jetée".

Escamillo, interpretato da Claudio Sgura, appare solo in parte efficace scenicamente e con qualche sofferenza di appoggio nel registro medio-basso.
Davvero brava e precisa Fiorenza Cedolins che propone una Micaela passionale e gravida di ricchezza espressiva ed energia timbrica. Emozionante la prova in "Et tu lui diras que sa mère", come anche l'aria del terzo atto "Je dis que rien m'épouvante". Di pregio anche le prove dei comprimari Fabio Previati, Dancairo, e Cristina Melis, Mercedes.
Coinvolgenti le coreografie spagnoleggianti a cura di El Camborio e riproposte da Lucia Real. Molto buona e di sicuro impatto scenico ed emotivo l'esibizione del coro diretto da Armando Tasso e notevoli anche le voci bianche del Coro A.Li.Ve. preparate da Paolo Facincani.

Da segnalare i problemi che ancora permangono riguardo al sistema di amplificazione. L’orchestra, specie nelle parti solo strumentali, continua ad apparire ovattata nelle varie sezioni; le voci risaltano e, purtroppo, a tratti si perdono i giochi dinamici tra voci e strumenti, fatta eccezione per le nacchere che tendono a prevaricare, nei tratti in cui sono presenti, le altre sonorità.


Dramma lirico in 4 atti di
Georges Bizet

Libretto di
Ludovic Halevy - Henri Meilhac

Direttore: Julian Kovatchev
Regia e scene: Franco Zeffirelli
Costumi: Anna Anni
Coro voci bianche: A.Li.Ve.
Direttore voci bianche: Paolo Facincani
Primi ballerini ospiti: Rosa Zaragoza/Josè Porcel/ Lucia Real
Balletto spagnolo di: Lucia Real & El Camborio
Compagnia di flamenco: Claudia Cosentino

Interpreti
Carmen: Anita Rachvelishvili
Micaela: Fiorenza Cedolins
Frasquita: Francesca Micarelli
Mercedes: Cristina Melis
Don Jose': Marco Berti
Escamillo: Claudio Sgura
Dancairo: Fabio Previati
Remendado: Carlo Bosi
Zuniga: Gianluca Breda
Morales: Gianfranco Montresor

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