Max Giusti, "Cattivissimo Max"
Roma, Centrale del Foro Italico,14 luglio 2016

Simpaticissimo ma non cattivissimo, a dispetto del titolo dello show, l'eterno ragazzino Max Giusti si ripropone al pubblico a distanza di poco meno di un anno da "Personaggi", suo spettacolo del 2015 nel quale, festeggiando i 30 anni di carriera, presentava in termini caricaturali e goliardici, una gamma piuttosto estesa di soggetti a lui cari. Oggi l'attore comico presenta uno show che, tutto sommato, non supera mai i confini del politicamente scorretto, neanche quando, scherzosamente, egli colpisce ingenui esponenti del suo numeroso pubblico (come quando massacra, sempre in termini gradevoli, mai gratuitamente eccessivi, il povero Alex dei Parioli, quartiere rivale del Trullo, ove egli, asseritamente, sarebbe nato e cresciuto).
La scelta di una location decisamente magniloquente come ll Centrale del Foro Italico - ove ritorna dopo 12 anni di assenza - è da egli stesso così giustificata: «Le location per gli spettacoli si stanno riducendo di anno in anno e questa volta ho pensato allo stadio del tennis perché voglio vedere le famiglie riempire gli spalti. La mia è una scommessa e l’interesse non è guadagnare ma riportare la gente a teatro e passare una serata insieme».
Recuperati i personaggi del citato spettacolo (tra i quali i riuscitissimi Don Matteo e Claudio Lolito) il comico ne aggiunge di nuovi, spingendosi arditamente anche all'estero, segnatamente pescando dal mondo angolossassone. L'obiettivo appare sicuramente centrato: la sua improbabile versione di Bono Vox che canta il testo de "La società dei magnaccioni" con accento marcatamente inglese, sulla musica di "One", è obiettivamente esilarantissima così come appaiono azzeccate le imitazioni di Elton John, da lui presentato in termini oltremodo venali, e di un Boy George vocalmente incredibilmente autentico. Quest'ultimo, peraltro, è inserito in un medley riuscitissimo ove sono tributati anche cantautori italiani, tra i quali preme citare quantomeno Luciano Ligabue, Franco Califano e, presentato in maniera suggestiva e mai goliardica - dimostrando, così facendo, di non saper soltanto far ridere, ma anche far commuovere - l'indimenticato Pierangelo Bertoli.



La pretesa di rivolgersi ad un pubblico familiare appare pretenziosa. Sembra una critica ma non lo è: lo spettacolo appare controindicato ad un pubblico di minori, non certo per l'uso delle parolacce, pure presenti ma mai abusate e/o fuori luogo, quanto per il contesto storico e sociale su cui sono incentrati gli interventi del protagonista: egli compie un viaggio nel tempo, demolendo le certezze che costituiscono il substrato emotivo delle generazioni nate nei tardi '60 e negli anni '70: i cartoni animati giapponesi (Goldrake, Jeeg Robot, Mazinga Z), il cantante Mal e la sua hit "Furia", i cantanti e le musiche di 30-40 anni fa, le gite al mare negli anni '80, le piantine dei quartieri romani rappresentate nel Tuttocittà, e via dicendo. Si tratta di ricordi capaci di sviluppare reazioni emotive negli adulti, tutti molto coinvolti, ma abbassano talvolta la curva dell'attenzione dei bambini, segnatamente di età infraquattordicenne, purtroppo fuori contesto per motivi squisitamente anagrafici.
Accompagnato dalla ormai rodata "Max Giusti Band", validissima backing band capitanata dalla incredibile cantante soul Sarah Jane, lo spettacolo ha offerto anche piacevolissimi intermezzi musicali (ottimo il medley introdutivo, forse troppo brevi le successive profusioni).
In chiusura, lanciando ulteriori segnali di profondità d'animo, l'attore dedica lo spettacolo alla madre, alla moglie e a Rita Sala: «grande giornalista e critica che ci ha lasciati quest'anno», riferisce commosso il comico, «che già trent'anni fa già seguiva i miei show. Ha scritto su di me recensioni stupende e mi ha anche stroncato. Questa è la prima estate senza di lei e la voglio ricordare».

Roma, Centrale del Foro Italico, 14 luglio 2016

 

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