Rectify è la storia di una seconda possibilità, grazie a nuove prove, di chi riesce a scampare al braccio della morte.Ma è davvero una possibilità o solo un ulteriore tragico incubo? I moti interiori del giovane Daniel Holden (interpretato da Aden Young), un cognome che è quasi un riferimento e che sembra quasi in un certo senso voluto, vengono portati sul viso e sulle espressioni in modo naturale dal protagonista che in questo è molto efficace ed ha una capacità interpretativa profonda di tutti quelli che sono soprattutto i momenti di dolore e di sconforto, il senso di essere sperduto, la rassegnazione, lo sforzo di riprendere se stessi in una realtà difficile da inquadrare per chi ne è stato fuori così a lungo. Non mancano riferimenti, persino nelle scene più tragiche, ad una speranza che cresce prepotente anche quando non è quella del solo protagonista ma di coloro che sono intorno a lui e persino di persone molto meno fortunate. Young, nella interpretazione del protagonista, esplora sentimenti ed emozioni in un divenire intenso e nello svolgersi del percorso narrativo coglie in pieno una occasione irripetibile per creare qualcosa di indimenticabile.Un plauso particolare va a Clayne Crawford, che interpreta il fratello del protagonista, il quale si accorge e prende coscienza mano mano di quello che è il suo rapporto con la rabbia e la difficoltà di vivere un amore oramai impossibile, vivendo in un epilogo nel quale conferire almeno una qual forma di nobiltà nel tentativo di riscattare un rapporto, almeno alla fine, in maniera dignitosa e sicuramente più alta di quanto non si sia riusciti a fare vivendolo. Interpretare un cambiamento così complesso in un personaggio e renderlo credibile è invero molto difficile perché pone l'attore di fronte ad un atteggiamento che da aggressivo si trasforma in introspettivo, fino a far trasparire una rielaborazione che sia credibile anche in gesti ed espressioni, ed una pacificazione con i propri conflitti interiori di fronte al grande dolore nel rendersi conto che nulla è recuperabile. Quello che vince sopra ogni evento della storia ed ogni difficoltà è la vita e la sua forza, il cui braccio armato non può che essere l'amore tra le persone, quel passo delicato che avvicina anime che possono talvolta essere lontane ma che in un attimo tornano fianco a fianco. In questa serie, oltre la corale indubbia qualità recitativa, sussiste una sapiente regia che utilizza ogni inquadratura ed immagine per sottolineare la forza dei ricordi.Vi è poi una descrizione puntuale, attraverso l'uso delle stesse inquadrature, di una profondità di un dolore presente e passato dipinto sui volti di chi lo sperimenta, di intensità di ogni passione negativa e positiva attraverso l'uso di immagini ed espressioni, di corpi sia viventi che inanimati, fino ad arrivare ad una puntuale esplorazione della recriminazione e del senso di colpa in ogni sua articolazione utilizzando le tinte della luce per accompagnare ogni singola sensazione e amplificandone ogni particolare sfumatura. I dialoghi sono molto ben costruiti e realistici, portando lo spettatore passo passo attraverso i moti interiori di ogni personaggio, utilizzando chirurgicamente silenzi, sguardi e situazioni con campi che ritmano le prospettive portando lo spettatore nel racconto come in un vero e proprio libro, che per sua natura è denso di particolari e di quei testi non detti e non scritti sempre suggeriti senza completare mai del tutto, lasciando ad ogni lettore libertà di immaginare dettagli rendendolo partecipante attivo. E’ frequente, non a caso, trovarsi così a pronunciare battute che sembrano apparire nelle espressioni dei personaggi ma mai enunciate dagli stessi attori, e quando questo accade è segno inequivocabile di grande capacità di interpretazione! La storia stessa ha un pathos di forte impatto perché pone questioni profonde come il sapersi riadattare ad un mondo dal quale si era stati esclusi, sia dal punto di vista del protagonista sia dalla prospettiva dei familiari nel riaccogliere una persona che è in tragiche alienate condizioni e che torna dopo che ognuno aveva perso qualsiasi speranza di riaverlo. La questione della pena di morte, viene evidenziata in modo netto suggerendo un riferimento, per noi italiani, al famoso caso di Sacco e Vanzetti di tragica collettiva memoria. Il merito di questa serie è di porre un grande dilemma su se e quanto sia il caso di adottare la pena capitale ponendo lo Stato di fatto alla stregua di chi commette efferati delitti, e di quanto sia consentito ad un'istituzione come quella della giustizia di rischiare nei fatti un errore irreparabile, come quello di terminare la vita di chi da colpevole potrebbe rivelarsi invece innocente ma scoprendolo troppo tardi. Può una società dirsi civile se è disposta a rischiare anche una sola vita in questo senso? Serie trasmessa in Italia nel 2016/2017 (su Sky Atlantic). Oggi è proposta gratuitamente su Rakuten TV. |
RECTIFY
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