Non è una tragedia
Roma, Teatro delle Muse, dal 11 aprile al 5 maggio 2024



"A volte si va in un posto ed uno si aspetta una situazione, ed invece...trova tutt'altro!". Come potrebbe non accadere mettendo nella stessa stanza un ingegnere disilluso, una psicologa ed un cacciatore di avventure amorose in piena crisi esistenziale?

Inizio: due voci fuori dalle quinte e l'uditorio viene immediatamente proiettato nel quotidiano intreccio di una relazione di lunga data.Da subito, sembrano esser chiari i ruoli e le gerarchie emotive di quel rapporto, dove un ingegnere informatico, interpretato da un divertente Rino Santoro, è sempre teso alla ricerca della considerazione da parte di sua moglie, psicologa affermata (anzi….ricercata!) magistralmente interpretata da Wanda Pirol.Ma l'imprevisto è sempre in agguato, proprio come quando il personaggio di Attila 25, alias di chat di incontri di Oreste, irrompe nello studio di Renata portando in dono un carico di risate, grazie ad un organico intreccio di equivoci dal ritmo intenso, puntuale e perfettamente sviluppato.E se i meccanismi di relazione sembrano esser inizialmente fin troppo chiari, è nei dettagli che il diavolo si nasconde…per buona sorte di noi spettatori che ne vedremo delle belle, fino al sorprendente finale.In questa commedia colpisce piacevolmente la bravura del cast, la precisione e il ritmo mai domo, la tensione comica sostenuta egregiamente dai protagonisti con una capacità di presenza in scena che è talmente intensa, che ad un tratto persino un foglio che cade a terra fuori programma e che non viene subito raccolto da Geppi di Stasio, viene sfruttato come elemento funzionale ad accompagnare in modo fisico l’enfasi di un dialogo.La tecnica di ripetizione di una frase o espressione particolare, fino a farne quasi un leit motiv, viene utilizzato a più riprese andando ad innestarsi come meccanismo di gag divertenti nel tessuto narrativo provocando altre grasse risate.Non mancano poi spunti riflessivi ben più profondi sulle difficoltà che si incontrano nel vivere rapporti di lunga data, come ad esempio quando vien detto che “l’amore vero forse è dato proprio da uno strano squilibrio”, o come quando si cita il meccanismo di relazione in cui spesso uno dei due appare come riferimento dell’altro, e che forse solo persone che riescono a vivere assieme per una vita intera sanno descrivere appieno.I personaggi citati sono sempre ben delineati e chiaramente individuati nelle loro caratteristiche dalla efficace scrittura della stessa autrice ed interprete Geppi Di Stasio; i passaggi e gli scambi sono sviluppati puntualmente e ottimamente interpretati da tre grandissimi attori, che rendono familiari vizi, virtù, cadute e riscatti di ognuno dei soggetti, tra una risata ed un pensiero più profondo come accade sempre nelle commedie più riuscite.Uno spirito di racconto che richiama perfettamente la famosa locuzione “ridentum dicere verum”, ovvero “cosa vieta di dire verità ridendo”, e che dette origine anche ad iconici personaggi che “ridendo e scherzando dicevano la verità”.



Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 28 aprile 2024.

NON E' UNA TRAGEDIA

ovvero, Edipo c'entra poco

Edipo c’entra poco.
O, forse, c’entra eccome, fate un po’ voi.
Oreste, Attilio e Renata sono i protagonisti di un comico intreccio psicologico. Lei, analista di successo, molto “ricercata”, suo marito Attilio, ingegnere informatico non si sa bene se fallito o di successo, dipende; e Oreste, uomo solo per scelta degli altri ma, probabilmente, per responsabilità sua, in cerca di brividi da tempo dimenticati.
E se l’analista, per velleità social, combina pasticci col computer malgrado i tentativi dell’ingegner consorte di aiutare, si imbatte nell’incontro “illegale” e imprevisto complice il “bisogno” di Oreste, allora i tre si incontrano inevitabilmente e l’incontro diventa man mano una sorta di appassionante analisi a tre. Ma quali sono le istanze, i segreti, le aspettative ma soprattutto le esigenze di ciascuno dei tre lo si scoprirà solo arrivando in fondo al percorso della commedia che svela, battuta dopo battuta, le caratteristiche di tre persone che un destino che oggi possiamo definire curioso, ma che al tempo dei Tragici Greci si definiva “assoluto”. Potremmo solo anticipare che le vite di ciascuno dei tre sono state decise dai loro bisogni.
Un uomo in perenne conflitto col materno, un altro talmente innamorato al punto di essere capace di sminuirsi per gratificare sua moglie e una donna dal passato di oggetto del desiderio e storie a tinte forti che risulterà inadeguata alla maternità. Magari si potrebbe pensare che Oreste ricordi la Trilogia di Eschilo, Attila un condottiero senza scrupoli umanamente in forte contraddizione... e Renata? A cosa si ispira il suo nome? Alla femminilizzazione di un nome originariamente maschile? Mah, forse; oppure a nulla perché la donna è sempre universale e, quindi, di riferimenti non ne ha bisogno? Questo mi sembra più probabile, ma neanche di questo sono così sicuro. In questa pièce non vi sono certezze assolute. Le cose che possiamo azzardare è che, forse, l’Edipo sofocleo c’entra poco, l’Orestea di Eschilo ancora meno, forse. L’unica cosa certa è che NON È UNA TRAGEDIA. E, se lo è, almeno è divertente.

Geppi Di Stasi

 



Teatro delle Muse

via Forlì. 43 
Roma
Tel 0644233649 / 0644119185 / cell 3317301200
www.teatromuse.it


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