Margherito, c'è tempo per tornare a casa
Roma, Spazio Diamante, 28 febbraio e 1 marzo 2025

Un paese di montagna ed una semplice donna, nel dialetto locale chiamata “ Margherito”, che osservando le stelle riesce ad immaginarvi storie riflesse della vita terrena. Un viaggio particolare.

In scena non sono presenti le sole tradizionali dimensioni spaziali e del tempo a trasportare lo spettatore, ma ve ne è una ulteriore ed assai più completa: quella dell’animo umano. La storia raccontata attraverso testimonianze ed occhi di una semplice donna, viene infatti tratteggiata come penna scrivente di un ben più complesso mondo,  un personaggio che a molti di noi rammenta visioni di amici o parenti conosciuti in età infantile e che ci ha affascinato col loro modo di rapportarsi che sapeva di antico. 
Daniele Ronco ci introduce in queste dimenticate memorie, in un modo di vivere teso ad avere un'armonia con tutto il creato non soltanto con la natura ma persino con ritmi dimenticati delle cose, un vivere in simbiosi tra animo ed ambiente probabilmente oggi perso per sempre. Lo stesso attore ci guida in questa dimensione con una musica suonata dal complice Mauro Borra direttamente in proscenio, ed induce all’esplorazione diretta tra il pubblico di odori da spezie usate nel quotidiano ma spesso dimenticate, creando momenti di immersione nel racconto sottolineati ed accompagnati da un calibrato utilizzo delle luci che agiscono da entrata ed uscita dalle immaginarie inquadrature a guidare l’uditorio ora in una immersione fisica, ora in una dimensione di racconto, quasi come quelli che da ragazzi nostri genitori o nonni ci leggevano o descrivevano per lasciarci addormentare.
Un palco dalla scenografia volutamente essenziale che quasi costringe ogni spettatore  ad immaginare con la conseguenza di focalizzare la attenzione proprio sullo stesso Daniele Ronco, i cui movimenti del corpo forgiano nell’uditorio forme e dimensioni delle stesse valli e panorami stellati in cui si sviluppano i fatti, la cui voce illustra racconti che ci rimandano in forma diretta ed indiretta alle testimonianze di chi era Margherito attraverso citazioni originali e personali finanche dialettali, portando per mano ed in modo completo ognuno in un vero e proprio percorso  di immersione, memorie e stimoli dei sensi verso quella semplicità di cui la protagonista è peculiare esempio. Ci si figura facilmente come fossero le fattezze reali di  Margherito tanto da rimanere piacevolmente sorpresi quando un filmato originale ce le mostra, esattamente come la si era figurati in fantasia pochi attimi prima. Il merito di questa opera è riportare ognuno in una dimensione quasi dimenticata, ad un semplicità più vicina al sentire senza mediazioni tecnologiche, attraverso l’utilizzo sia dello stesso corpo che dei sensi e dei sentimenti, con interrelazioni umane in un ambiente dove  “c’è sempre tempo…” per ogni cosa e persona, in una relazione armonizzata tra mondo fuori e ritmo dentro e senza affanno, in un rapporto finalmente equilibrato con un mondo naturale di nuovo completamente percepito ed arrivando  finalmente a rallentare.

 

 

 

 

 


La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 28 febbraio 2025.









Margherito, c'è tempo per tornare a casa

con Daniele Ronco
regia di Francesco Bianchi

musiche dal vivo eseguite da Mauro Borra
musiche di Davide Borra e Mauro Borra

Margherito - c’è tempo per tornare a casa è la storia di Margherita, in occitano Margherito, una donna vissuta in una piccola borgata della Valle Grana, in completa solitudine, fuori dalla luce del progresso e dalla vita frenetica del mondo. Margherita era sola senza esserlo. Aveva una cerchia di persone che andavano a trovarla, anche solo per il gusto di sedersi accanto a lei e respirare la sua saggezza popolare, le sue poesie, le canzoni, i racconti di una vita che a detta sua non le ha dato molto, ma che forse le ha donato cose preziose come la serenità a prescindere dal possesso e dai futili problemi del mondo. Margherita era una donna eco-sostenibile senza saperlo. In casa aveva davvero poco: una stufa, una pentola, un ceppo di legno e qualche capra. Margherita scriveva tantissimo e amava cantare. I boschi e le montagne risuonavano della sua voce che riempiva ogni spazio. Margherita aveva un legame intimo ed ancestrale con il cielo e con le stelle. Depositaria di quei racconti che si tramandavano oralmente di generazione in generazione è stata l’ultima a conoscere e tramandare le costellazioni con i loro nomi antichi, che riportano ad un mondo montano ed agreste che non esiste più, legati al tempo ed ai ritmi del lavoro nei campi e che a loro volta dettavano il tempo del lavoro. Margherita è una figura archetipica, un modello che molti potranno, grazie al proprio bagaglio di esperienze, riconoscere come familiare e vicina a sé. Una vita semplice, arcana, impossibile da immaginare oggi, ma piena di poesia, saggezza e di un ritmo dell’esistenza di cui forse, in un mondo che corre sempre più veloce senza lasciare spazio al silenzio o alla noia, abbiamo sempre più bisogno. Conoscere la storia di Margherita è stato un privilegio incredibile – dichiara Daniele Ronco - Durante le settimane passate in Valle Grana per sentire le voci di chi la conobbe di persona, mi sono immerso in un mondo che mai avrei detto mi avrebbe rapito con tale trasporto emotivo. Margherita era una donna piccola, alta 1 metro e quaranta, ma in realtà non era piccola per niente. E lei, con la sua grande saggezza e semplicità, è una preziosa fonte di ispirazione per tutti noi, che viviamo con il costante rischio di essere accecati dalla luce del progresso infinito”. 
(fonte: comunicato stampa)

Spazio Diamante
Via Prenestina 230B - 00176 Roma
www.spaziodiamante.it

 

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