Paolo Hendel è tra i pochi artisti a permeare la realtà di surreale ironia, ora profusa con garbo, ora macchiata da sottile irriverenza.
Il focus narrativo tramite il quale egli filtra questo singolare modus operandi è un'analisi puntuale dei pericoli odierni, dalle pandemie alla minaccia della Terza Guerra Mondiale, passando per la morte, il riscaldamento globale, il futuro incerto, tutte tematiche in grado di generare fobie stratificate. A queste, egli aggiunge il tema dell'omossessualità che non dovrebbe generare paura alcuna ma che, invece e purtroppo, in alcuni soggetti la genera eccome (ovviamente, egli affronta questa specifica tematica alla sua maniera, cioè manifestando una certa sottile impudenza ironizzando su famose coppie del mondo delle nuvole parlanti quali Batman e Robin oppure Tex e Kit Carson). Quanto sopra viene sostanzialmente concretizzato con un approccio più riflessivo rispetto a quello che connotò la sua precedente piéce teatrale, "La giovinezza è sopravvalutata", tenuta sempre al Teatro Vittoria quasi un anno fa. Al riguardo, non mutando di una virgola la sua efficacia espositiva, pare oggi palesare egli una maggiore compassata rilassatezza espositiva, sublimata, tra l'altro, dal largo utilizzo sul palco della poltrona singola da salotto tanto cara alla terza età. Preme inoltre evidenziare il commovente omaggio lanciato in chiusura sia a Sergio Staino, con l'esposizione di una gigantografia di Bobo, sua creatura fumettistica, sia a Stefano Benni, previa lettura di "Io ti amo", poesia perfettamente in linea con l'umorismo di Hendel, in quanto capace di incuneare una parentesi irriverente di stampo risolutivo, su una compagine di allegoriche visioni a vocazione romantica. La recensione si riferisce alla rappresentazione del 2 febbraio 2024. |
Paolo Hendel
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