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J.D. Souther (Souther Hillman Furay Band, Eagles, Longbranch Pennywhistle)



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J.D. SOUTHER


Intervista e traduzione: Gianluca Livi



Introduzione

Sembra incredibile che un colosso come J.D. Souther sia pressocché sconosciuto in Italia.
Cantautore, attore, amico di lunga data di Glenn Frey - con cui formò il duo Longbranch Pennywhistle, pubblicando un album omonimo per la Amos Records - Souther è certamente noto per la sua lunga collaborazione con gli Eagles, per i quali co-scrisse la bellezza di 10 brani, una buona parte dei quali veri e propri successi internazionali: "The Best of My Love", "New Kid in Town" e "Teenage Jail" (composta con Frey e Henley), "Doolin-Dalton" e "James Dean" (con Jackson Browne, Frey e Henley), "Funky New Year" e "Heartache Tonight!" (con Seger, Frey e Henley), "Last Good Time in Town" (con Walsh), "Victim of Love" (con Frey, Henley e Felder), "The Sad Cafe" (con Frey, Henley e Walsh), "You Never Cry Like a Lover" (con Henley).
Il brano a sua firma "How Long", inoltre, originariamente inciso nel 1972 e incluso nel suo primo album solista, fu coverizzato dagli stessi Eagles nel loro ultimo album.
Ha peraltro collaborato con artisti del calibro di James Taylor, Linda Ronstadt (di cui è stato marito), Danny Kortchmar, Don Henley nonché Chris Hillman e Richie Furay (rispettivamente ex Buffalo Springfiled e Byrds), con cui ha costituito la Souther-Hillman-Furay Band, pubblicando due album a metà degli anni '70.
Nella intervista che segue, abbiamo scambiato quattro chiacchiere sulla sua apprezzata carriera solista e sulla duratura collaborazione con gli Eagles, senza dimenticare la sua solida amicizia con l’indimenticato Glenn Frey.

INTERVISTA

A&B: Ciao John. Vorrei cominciare questa intervista partendo dal tuo ultimo album. QUI la mia recensione del tuo ultimo album "Tenderness". Sei d'accordo con il mio giudizio?
J.D. Souther: Gianluca, è un piacere leggere una tale recensione e rispondere alle tue domande sulla mia carriera musicale.
Il tuo giudizio su “Tenderness” è generoso, penetrante e molto preciso. Apprezzo il fatto che tu abbia ascoltato con profondità.
Ci sono così tanti elementi in quel lavoro. Sono un musicista da sempre, avendo cominciato a suonare il violino dall'età di 10 anni, poi il clarinetto e dopo il sax tenore, che ho cominciato a suonare quando ero fisicamente abbastanza cresciuto da imbracciarlo correttamente.
A 12 anni ho scoperto la batteria (una bella confluenza di eventi, se mai avrai il tempo di ascoltare la storia) e questo strumento ha permesso maggiore opportunità di arricchire il mio vocabolario musicale.
E' per questo che sono sempre stato poco propenso a porre l'accento sul "genere" musicale. La buona musica è buona musica. Duke Ellington una volta ha risposto a chi gli poneva una domanda su quale genere di musica gli piacesse: "Ci sono solo due tipi di musica: buona musica e cattiva musica. Io preferisco la buona musica". In questo momento, sono sulla stessa strada di Duke.
Mi rendo conto, tuttavia, che chi scrive di musica, come te, deve fornire un’idea immediata di un determinato contesto, cosicché, parlare di stili e generi musicali è una premessa necessaria.

A&B: è esattamente così. Nessuno si accontenterebbe di una recensione di un disco incentrata sul mero giudizio soggettivo (buona musica, pessima musica). Senza contare che un simile modo di valutare un disco, darebbe un enorme potere al giornalista e danneggerebbe enormemente l’artista. Grazie per aver capito.
Parlando di generi musicali, quanto la tua musica è stata influenzata dal blues pre-guerra e dalla successiva scena degli anni '40 e 50?
J.D. Souther: È abbastanza difficile per me assegnare uno stile o un’epoca alle mie influenze musicali, ai miei gusti.
La prima "canzone" che mia nonna (un soprano di una lunga serie di cantanti lirici) ha insegnato a me era “Nessun Dorma”, dalla romanza "Turandot" di Giacomo Puccini. Penso che sia ancora la mia canzone preferita sebbene certi giorni, potrei anche risponderti “Shelter From The Storm”, “My Romance”, “I Put A Spell On You” o “I’m So Lonesome I Could Cry”.
E anche mia madre mi ha influenzato: i miei genitori ascoltavano Sinatra, Sinatra e ancora Sinatra quindi sapevo un bel po' di quello che noi chiamiamo ora “The Great American Songbook” anche se, naturalmente, ci sono canzoni di altri paesi in questo mix che rendono il "Songbook“ ancora in fase di scrittura.
I miei genitori non hanno mai ascoltato musica country ma, in tutta onestà, la voce di Hank William mi ha ipnotizzato la prima volta che l'ho sentita e sempre risuona da qualche parte nella mia testa.
Ho tante fonti di ispirazione ... ascoltando Ray Charles cantare “Guess I’ll Hang My Tears Out To Dry” ho pensato che proprio non si può fare meglio di così.

A&B: analizzando la tua discografia solista, penso che "JD Souther" sia un genuino esempio di musica della “West Coast”. Delicato, suggestivo, perfettamente in bilico tra folk, country e musica pop. Un masterpiece, certamente, il mio preferito di tutta la discografia.
J.D. Souther: Mi approccio ad ogni mio progetto come ad un film o ad un romanzo, per la scrittura, la arrangiamenti, i musicisti e il sound design. Voglio che ognuno sia distinto dagli altri e che sia un'avventura per chi suona e per chi ascolta. Sarei deluso nell’apprendere che due dei miei dischi suonano in maniera simile.
Se tu preferisci il mio primo omonimo album, per me va bene ne sono felice. Talvolta, ascoltandolo, mi sembra incompiuto ma forse è proprio questo che gli dona fascino. E 'certamente un po' ingenuo e molto di quello che c’è dentro rappresenta quelle che erano le mie intenzioni di allora.
I miei album suonano tutti diversi, ognuno influenzato dal tempo cha scorre, così indicarne uno favorito è impossibile.
La maggior parte dei miei amici musicisti jazz ama “If The World Was You” (2009, Slow Curve Records) perché era davvero così nello spirito e nell'esecuzione. Un grande sestetto che suona dal vivo in una stanza (compreso me stesso, tutti dovevano ascoltare gli altri ed è per questo che è così bello). Il sound è caldo, ancorché un po' crudo giacchè è stato registrato senza artifici e ogni canzone ha lunghi assoli e suona in maniera corale (di solito “32 bars”). Ho voluto dare spazio a questi musicisti incredibili: Bela Fleck, Jeff Coffin, Rod McGaha, Chris Walters, Jim White e Dan Immel o Jim Meyer (basso). C'è un pezzo di 13 minuti chiamato “The Secret Handshake Of Fate” che è stato suonato soltanto da quegli artisti quella notte. Era una fase. Ho preso un vecchio poema incompiuto, mi sono seduto al pianoforte, ho scritto altre due strofe e poi ho detto agli altri: "Seguitemi". Ho iniziato con questo 6/8 che suona molto come il riff base di “All Blues” di Miles Davis, che è quello da cui effettivamente siamo partiti. Abbiamo ottenuto il tutto al primo tentativo e ci siamo divertiti così tanto che abbiamo permesso agli altri tre musicisti di fare il loro assolo. Poi ho aggiunto un verso e ne ho cambiato un altro e tutto suonava così bene che non potevo sopportare l’idea di tagliare l’intervento solista di nessuno, quindi ... ecco spiegati i 13 minuti di “The Secret Handshake Of Fate”.
Il mio attuale album preferito è “Tenderness” (2015, Sony Music Masterworks). E 'abbastanza cinematografico e possiede un po’ di sapore noir che risale al tipico film in bianco e nero degli anni '40 e '50 con il detective di Hollywood, e anche di film inglesi, francesi e italiani, di quel medesimo periodo e sullo stile. Alcune canzoni sono state impostate con un breve “rubato” (lo dice in italiano. Nda) e quello che una volta (nel periodo pre-rock and roll) era chiamato "the verse". Sono collocati prima che il ritmo cominci,  e rafforzano il lavoro alle corde di Billy Child: sono belle composizioni già di loro ma le sovraincisioni aggiungono peso e sostanza.
Ora sono in tour senza il trio, con le riedizioni espanse dei miei primi tre album da solista appena pubblicate, e quindi ho un motivo in più per riprodurre i brani da tutti gli album, così come le canzoni a mia firma che altri artisti hanno reso popolari. Si tratta di pezzi che mi hanno rigenerato, nella loro nuova veste per soli pianoforte e chitarra.
Sono cose nuove per me e non mi sento affatto solo suonandole sul palco soltanto con un pianoforte a coda o con la chitarra.

A&B: andando più a ritroso nel tempo, “Longbranch Pennywhistle” è un piccolo gioiello di musica pop, con le sue morbide venature psych e le sue leggere influenze country.
J.D. Souther: Grazie per i complimenti su “Longbranch Pennywhistle”.
Fu un primo passo. È tutto quello che si può dire ora sul nostro songwriting, anche se il cast di attori era davvero esemplare: James Burton, Ry Cooder, Doug Kershaw, Buddy Emmons, Joe Osborne, Larry Knectal e il sorprendente Jim Gordon (che avrebbe suonato nei Traffic, nei Derek and the Dominos e nella più estemporanea Souther Hillman Furay Band).
Glenn e io stavamo imparando... Sarebbe stato lusingato e felice, come lo sono io ora, sentendo il giudizio che tu hai espresso sul disco.

A&B: Hai scritto pagine importanti della discografia Eagles. Ce n'è una in particolare che ti piace più delle altre?
J.D. Souther: Sì. “The Sad Café” sembra più struggente oggi, dopo la scomparsa di Glenn Frey, ma ci sono più motivi del mio affetto per quel brano.
Non avevo mai suonato quella canzone su un palco fino a circa tre anni fa e l'impatto emotivo che ha avuto sul pubblico e su di me è stato sorprendente.
Alcune notti i versi dopo il primo bridge mi prendono di sorpresa e la canto con un nodo in gola, perché le lacrime sono una minaccia. È più emozionante per me ora che in passato.
Frey, Henley, Souther e Walsh riflettono sulla perdita della loro innocenza, in seguito alla morte di un amico di allora, nei giorni in cui pensavamo che potessimo vivere per sempre.
Posso vedere scorre il film nella mia testa.


Gli Eagles con J.D. Souther (secondo da sinistra)

A&B: Gli Eagles ti hanno mai offerto la possibilità di suonare con loro?
J.D. Souther: Una volta il mio ingresso nella band fu suggerito da David Geffen, che aveva permesso a tutti noi, firmando con lui, di uscire “dall'oscurità” e indirizzarci verso carriere promettenti.
Come la maggior parte delle idee di David, c’era logica, strategia e ottimismo nella sua proposta. Abbiamo provato un set, suonando un pomeriggio in “The Troubadour” per David e Elliott Roberts, ed è stato deciso che loro erano quasi perfetti come quartetto e che scrivere insieme sarebbe stato, a lungo andare, di gran lunga più propizio che spremere un altro supponente “maschio Alpha” in un meccanismo già funzionante.
Gli Eagles erano semplicemente perfetti senza di me.

A&B: oltre a ballate dolci come "The Best of My Love" e "The Sad Cafè", tu ha scritto con gli Eagles una serie di pezzi rock (o hard rock) come "James Dean", "Victim of Love" e "Heartache Tonight". Tuttavia la musica dura è lontana dalla tua discografia solista...
J.D. Souther: Ho anche scritto canzoni rock and roll e blues con il mio grande amico Don Henley per i suoi dischi solisti ("Nobody's Business" con Henley e Seger, "Talking to the Moon" con Henley, "Man With a Mission", "If Dirt Were Dollars" e "Little Tin God" con Henley e Kortchmar, "Gimme What You Got" con Henley e Corey, "The Heart of the Matter" con Henley e Campbell. NdA), ma ho sempre pensato che loro suonassero meglio rock and roll di me. Fasi.


La Souther-Hillman-Furay Band

A&B: A mio parere, la Souther-Hillman-Furay Band era una grande band, molto vicina alle attitudini di Crosby, Stills and Nash piuttosto che agli Eagles.
J.D. Souther: Hai ragione. Il nostro scopo fu strettamente più vicino a quello di Crosby Stills Nash e non degli Eagles. Avevo questo grande gruppo di amici chiamato Eagles che stavano registrando quello che scrivevo e sono stati i migliori in quello che hanno fatto. Perché emulare questa cosa?

A&B: Perché la band si sciolse?
J.D. Souther: Beh, potrei scrivere un libro sull’argomento, ma la risposta molto breve è “tre grandi ego” (facciamo quattro: Jim Gordon è stato difficile da gestire ma rimane forse il migliore "song" drummer che io abbia mai conosciuto).
Più semplicemente, non c'era spazio in una band di musicisti navigati, rispettati e abbastanza famosi, per un texano testardo che voleva soltanto essere il capo.
Quel gruppo ha avuto alcuni momenti molto buoni, ma quando Jim Gordon ha lasciato improvvisamente, prima del nostro secondo album, le cuciture hanno cominciato a strapparsi.
Abbiamo fatto un tour annuale molto bello e oggi vorrei che avessimo registrato alcuni di quegli spettacoli.
Fu programmato di farlo per il secondo album, giustamente intitolato “Trouble in Paradise”.
Successivamente, fu mixato e prodotto dal grande Tom Dowd ma a stento paralavamo tra di noi e non ci fu alcun tour di supporto.
Era una grande idea ma eravamo delle teste calde e la cosa era semplicemente troppo onerosa da affrontare. Addio! (lo dice in italiano. Nda).

A&B: Hai avuto rapporti con Glenn prima della sua morte?
J.D. Souther: Ho raramente visto Glenn dopo gli anni '80. Non c'era animosità. Le nostre vite si erano semplicemente spostate verso orbite diverse e, infine, in diverse città. Ricorda però, che Glenn è stato il mio primo partner musicale, il mio compagno di stanza e il mio migliore amico quando eravamo appena agli inizi ad Hollywood ed è per questo che l'ho amato e sentirò sempre la sua mancanza.
La sua morte è stata prematura, era ancora giovane, ma è sufficiente guardare alla ricca autostrada musicale con cui lui e Don Henley hanno arricchito il panorama musicale americano.
Basta osservare la via tracciata della loro musica in quella mappa, attraverso la quasi metà del secolo scorso. Impressionante.


Glenn Frey e J.D. Souther

A&B: Non hai mai suonato in Italia...
J.D. Souther: Il motivo per cui non ho mai suonato in Italia è, semplicemente, perché non ho mai ricevuto alcuna offerta seria. Amo l'Italia, Venezia in particolare, e sto progettando un viaggio per la prossima estate che deve includere Firenze e parte della campagna umbra. Basta chiedermelo e…beh, sarò già sulla strada. “Basta chiedermelo e spero che succeda” (ultima frase pronunciata in lingua italiana. NdA).

A&B: ultime parole ai fan italiani.
J.D. Souther: Penso di aver fornito una risposta alla domanda precedente. Il mio italiano è probabilmente traballante ma ho voglia di cantare le mie ballate a un pubblico italiano e spero di averne le possibilità al più presto. Mi piacerebbe perchè, tra l'altro, sono un amante dell'Opera, e lo sarò per tutta la vita: come detto, "Nessun dorma", dalla Turandot di Puccini, rimane la mia composizone preferita di sempre.
Grazie.
Ciao

 

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ENGLISH VERSION


Interview by Gianluca Livi

 

Introduction


It seems unbelievable that a colossus like J.D. Souther was almost unknown in Italy.
During his career, he formed with Glen Frey a folk duo called Longbranch Pennywhistle, teamed up with Chris Hillman and Richie Furay to form the Souther Hillman Furay Band, wrote many songs for himself and Eagles (featuring hits like "Best of My Love", "Victim of Love", "Heartache Tonight", "New Kid in Town"), Linda Ronstadt (including "Faithless Love" and "White Rhythm and Blues"), and other artists like Bonnie Raitt, Don Henley, Christopher Cross, Dan Fogelberg.
His solo career started in 1972 with the album “John David Souther”.
"Black Rose", the second solo record which would bring Souther back from the disappointment of the Souther Hillman Furay Band and into focus as an independent artist, securing John David a definitive place in the songwriting hierarchy. 
But it would be 1979 before Souther registered his first really massive hit as a solo artist, "You're Only Lonely" from the homonymous LP. The track hit #1 at Adult Contemporary radio that year and rose as high as #7 on the Billboard Top 100.
We talked about his solo career and the collaborations with the Eagles.

 

Interview


A&B: First of all,
HERE my review of your last album "Tenderness" (and here two automatic translators: first translator and second translator). Do you agree with my judgment?
J
.D. Souther: Gianluca, it’s a pleasure to read such a review and to respond to some questions, succinctly posed that are fresh to me. Your review of "Tenderness" is generous, penetrating and quite precise. I appreciate the in depth listening and evaluation.
There are so many elements in that work. I’ve been a musician all my life, beginning with violin at 10 years of age, then clarinet and tenor sax as I grew big enough to hold it. At 12 I discovered drums (quite a confluence of events if you ever have the time for the story) and that instrument allowed all my growing musical vocabulary greater opportunities to merge.
Thus I am always somewhat impatient with emphasis on “genre” over depth. Good music is good music. Duke Ellington once responded to a question about what “type” of music he preferred like this (or quite nearly this): "There are only two types of music: good music and bad music. I prefer good music”. I’m riding with the Duke on this one.
I do realize, however, that to write about music one has to give context to the reader for the remarks that follow, so using styles and genre as introduction is necessary.

A&B: it’s exactly as you say and I thank you for your ability to understand our difficulties. The reader would reject a review where the writer describe a record using rating like “good music” or “bad music”. In addition, this behavior would give enormous power to the reporter and would harm the artist. Thanks for understand. 
Talking about musical genres, how much your music is influenced by the pre-war blues and the ‘40’s-’50-s country?
J.D. Souther: Its impossible for me to assign blame to any style or era of music for my taste. The first “song” my grandma (a soprano in a long line of opera singers) taught me was the  "Nessun Dorma" from Puccini’s "Turandot". I think it may still be my favorite song though on any given day I might answer the favorite song question with "Shelter From The Storm", "My Romance", "I Put A Spell On You" or "I’m So Lonesome I Could Cry". She and my mother also played me.
My parents house featured Sinatra, Sinatra and Sinatra so I knew quite a lot of what we refer to now as The Great American Songbook though of course there are songs from other countries in that mix as well and the “songbook” is still being written.
My parents did not listen to country music at all but quite honestly Hank William’s voice hypnotized me the first time I heard it and it’s always singing somewhere in my head.
So many sources of inspiration…I was listening to Ray Charles singing Guess I’ll Hang My Tears Out To Dry last night and thinking that you just can’t do it any better than that.

A&B: Looking at your soloist discography, I think that “JD Souther” is a genuine example of “West coast” music. Delicate, suggestive, just in the middle between folk, country and pop music. A very masterpiece. Surely, my favourite of your whole discography.
J.D. Souther: I approach every project like a film or a novel, in writing, arrangement, personnel, and sound design. I want every one to be distinct, an adventure for the musicians and the listeners. I would be disappointed to hear that any two were very much alike.
If you prefer my first eponymously titled album, that’s fine withme and I’m delighted. It sounds unfinished to me at times, but maybe that’s some of its charm. It’s certainly a bit naïve and very representative of my intentions then. My albums all sound different to me as time passes so picking an overall favourite is impossible.
Most of my jazz musicians friends love If The World Was You (2009 Slow Curve Records) because it is really that in spirit and execution. It’s a great sextet playing live in one room (including me-no vocal booth-everyone had to listen to each other and did so beautifully). The sound design is warm but a little raw in that there really are no tricks about any of it and the songs have long full chorus solos (32 bars usually). With amazing players like Bela Fleck, Jeff Coffin, Rod McGaha, Chris Walters, Jim White and Dan Immel or Jim Meyer (bass), you want to give them room to play. There is a 13 minute piece called "The Secret Handshake Of Fate" that was only played by those players that night. Period. I took an older unfinished poem of mine, sat down at the piano and wrote two more stanzas and said; “Follow me”. I started playing this little 6/8 figure that sounds very much like the basic riff of Miles Davis’ "All Blues" and off we went. We got through it once and were having so much fun we just went through it again so the other three players could solo. In the second time around I added a verse and changed another one and the whole thing just hung together so well that I couldn’t bear to cut anyone’s solo, so… 13 minutes of "The Secret Handshake Of Fate".
My current favourite album of mine is “Tenderness” (2015 Sony Music Masterworks). It’s quite cinematic and owes some of it film noir flavor to 40’s and 50’s black and white detective movies from Hollywood, though British, French, and Italian film from that era informed this style as well. Some of the songs are set up with a little rubato intro and what was once (pre rock and roll) called “the verse”. They take place before the rhythm begins, and Billy Child’s string charts are beautiful compositions on their own and quite a departure from the “string pads” that are overdubbed onto many cotemporary recordings to merely add weight. I’m touring now without the trio and with the expanded re-releases of my first three solo albums available, there are more compelling reasons to play songs from all the albums, as well as songs of mine that other artists have made popular. They’re fresh again to me so it’s taken some of the loneliness out of being up there with just a grand piano and guitars.

A&B: I think that “Longbranch Pennywhistle” is a small folk gem, with its soft psych veins and his light attitude to country music. What do you think, today, of that record?
J.D. Souther: Thank you for the compliments on the Longbranch/Pennywhistle LP.
It was a first step. That’s about all I can say about our songwriting, though the cast of players was exemplary. James Burton, Ry Cooder, Doug Kershaw, Buddy Emmons, Joe Osborne, Larry Knectal and the amazing Jim Gordon (who would play with Traffic, Derek and the Dominoes and the short lived Souther Hillman Furay Band).
Glenn and I were learning and he would be as tickled as I am to hear it described as you have done.

A&B: You wrote important pages on the Eagles discography. Is there a song that you love more than others?
J.D. Souther: Yes. “The Sad Café” seems more poignant, of course, with Glenn Frey sadly gone, but there are more reasons than that for my affection there.
I had never played that song on stage until about three years ago and the emotional impact it had on the audience and on me was surprising. Some nights the verse after the first bridge takes me by surprise and Ihave to sing past the lump in my throat because tears are threatening. It’s more emotional for me now than ever before. Frey, Henley, Souther, and Walsh reflecting on the loss of our own innocence following the death of a friend back then, in the days when we thought we would all live forever. I can see the film in my head.

A&B: Have ”The Eagles” never offered you a chance to play with them?
J.D. Souther: It was suggested to us by David Geffen, who had signed all of us out of obscurity and into promising careers. Like most of David’s ideas, it was rooted in logic, strategy and optimism.
We rehearsed a set, played it one afternoon in The Troubadour for David and Elliott Roberts,and it was decided that they were just about perfect as a four piece group and that us writing together was, in the long run, far more propitious than squeezing another opinionated alpha male into a pretty smooth functioning pack.
Eagles were just perfect without me in the band.

A&B: Beyond the gentle ballads like “The Best of My Love” and” The Sad Cafè”, you wrote with the Eagles a fine selection of rock (or hard rock) song like “James Dean”, “ Victim of Love” and "Heartache Tonight”: However the hard attitude is away from your solo albums. Why?
J.D. Souther: I also wrote rock and roll songs and blues with my great friend Don Henley for his records, but I always thought they made better rock and roll records than me. Period.

A&B: In our opinion, The Souther-Hillman-Furay Band was a great band, very close to the attitude of CSN rather than The Eagles.
J.D. Souther: You’re right there. I felt that our intention was more closely aligned to CSN than to Eagles.
I had a group of friends called Eagles who were recording what I wrote and they were the best at what they did. Why challenge that?

A&B: Why the band broke up?
J.D. Souther: Well, I could write a book….actually. I am, but the very short answer is three big egos (make that four: Jim Gordon was something to contend with socially, though to this day he remains possibly the best “song” drummer I’ve known).
There was simply no room in a band of experienced, respected and pretty famous players for a headstrong Texan who only knew how to be boss.
That band had some very good moments but when Jim Gordon left suddenly before our second album began, it began to tear at the seams.
We had one beautiful year of touring and I wish we had recorded some of the shows. It was the plan to do so following the second album, aptly titled Trouble In Paradise.
By the time it was mixed and produced by the great Tom Dowd, we were barely speaking and there was no follow up tour.
Great idea but the hot headed kid standing in the middle probably was just too much to deal with. Addio!

A&B: Did you have any relationships with Glenn before his death?
J.D. Souther: Glenn and I rarely saw each other after the 80’s. There was no animosity. Our lives had simply moved into different orbits and eventually into different cities.
Remember though, Glenn was my first songwriting partner, roommate, and best friend when we were just starting out in Hollywood, so I loved him and will always miss him.
His death was untimely, far too young, but just look at the rich musical highway he and Don Henley cut into the American musical landscape. And look at the music that has followed that road map through the last nearly half century. Pretty impressive.

A&B: You never played in Italy....
J.D. Souther: The reason I have never played in Italy is simply that I have never received any serious offers here. I love Italy, Venice in particular, and we are planning a trip for next summer that must include Florence and some of the Umbrian countryside. Just ask me and I’ll be on the way. By the way as a lifelong opera fan, I’ve reconsidered and am sticking with the "Nessun Dorma" from Puccini’s "Turandot" as all time favourite song.

A&B: last words of italian fans.
J.D. Souther: I think I just answered it in the question above. My Italian is probably shaky but I long to sing my ballads to an Italian audience and hope I get the chance soon. Grazie. Ciao.

 

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