Maestro Reverberi – Portrait (Biografia ufficiale attinta dal sito del Rondò Veneziano)
Gian Piero Reverberi, sensibile ma impulsivo virtuoso del pianoforte, compositore, arrangiatore, direttore d’orchestra, abbatte ogni barriera musicale grazie al suo repertorio che varia dalla musica classica al pop. Egli unisce emozioni, fantasia e realtà nei suoi pezzi. L’album “Luna di Miele”, prodotto nel 1999, è il miglior esempio di questo iter, assodato che descrive il viaggio musicale di una coppia di sposini attraverso Venezia, la città che spesso ispira il maestro a musica squisita. Il Maestro è considerato da decenni come uno dei migliori musicisti italiani. È un uomo di musica, quella esigente e di varietà ammirevole. È un dirigente d’orchestra cordiale che si attiene a disciplina severa e pretende buone prestazioni, assodato che è lui stesso il primo a fornirle. D’altro canto è un padre di famiglia amorevole ed un marito sincero, oltre ad essere un buon amico perché critico. Nel complesso è un personaggio con i piedi per terra, interessato alle arti ed alla cultura, introverso e sensibile. Sempre sincero, cercando di non ferire mai nessuno. G.P. Reverberi non si lascia identificare con un certo genere di musica tanto facilmente. O per lo meno non per sempre. Infatti, ogni volta che questa impresa sembrava riuscita, lui ha dimostrato il contrario. Gian Piero, lo studente modello al conservatorio? È cambiato da un po’. Anche se ne sono rimaste le tracce. Gian Piero, il personaggio ambizioso e di successo nel mondo del pop? Una volta lo era. E spianò la strada al Gian Piero del giorno d’oggi. Gian Piero, l’assoluto amatore di musica classica? Basta con i dogmi! Gian Piero, il maestro della musica classica in stile pop? Sì, già più di trent’ anni. Gian Piero, il futuro compositore di musical? Possibile, ma ogni cosa ha il suo tempo. Gian Piero Reverberi è un cercatore. È sempre alla ricerca della sua via personale. Imperterrito ed insistente. Ed il fatto che a volte fallisca lo fa soltanto più credibile. Non è la classica star superficiale. Lui diffida dal falso spendore...
Intervista
A&B: Buongiorno Maestro. Se Lei me lo permette, io imposterei questa intervista in maniera squisitamente cronologica, partendo quindi da alcune delle sue collaborazioni storiche con artisti pop e prog, fino ad arrivare alla sua creatura di successo, il Rondò Veneziano. Lei inizia la sua carriera di arrangiatore con un nome eccellente, Gino Paoli, primo fra i tanti della scuola genovese, con alcuni dei cui membri Lei entrerà successivamente in contatto. Per lui arrangia il brano "La gatta", entrando di fatto nella storia della musica pop italiana fin da subito.
Gian Piero Reverberi: Non è esatta la partenza: io li conoscevo tutti prima che diventassero quella che erroneamente è definita "la scuola genovese dei cantautori". Caso mai è dopo che abbiamo perso i contatti andando ognuno per la propria strada.
A&B: Può descriverci quella prima esperienza?
Gian Piero Reverberi: Avevo avuto l'incarico da mio fratello per conto della Ricordi e, trattandosi di una specie di esperimento, avevo a disposizione un budget ridicolo. Fu così che decisi di convocare solo un flautista e un batterista: io mi misi al piano e chiamai un amico di conservatorio al contrabbasso. Presi il treno delle 6,45 per Milano, arrivai alle 8.45 in Via Berchet dove c'era il negozio e la sala di registrazione della Ricordi. Fatta una breve colazione da Ciardi, iniziammo la registrazione delle due basi. Alla fine, mangiato un panino sempre da Ciardi e preso il primo treno del pomeriggio, sono arrivato a Genova in tempo per fare il lavoro che dovevo consegnare l'indomani al Prof. Lauricella in quanto all'epoca ero ancora studente di composizione presso il Conservatorio Niccolò Paganini di Genova.
A&B: Successivamente, Lei incrocia la strada con quella dell'indimenticato Luigi Tenco. Per prima cosa vorrei che Lei ci parlasse dell'uomo e poi del musicista. A conti fatti, è stato scritto tantissimo, ma Luigi Tenco rimane ancora oggi un personaggio complesso e molto enigmatico, mai conosciuto a fondo, motivo per cui il ricordo di chi, come Lei, ci ha lavorato a stretto contatto, è oggi molto importante.
Gian Piero Reverberi: Luigi era uno dei ragazzi più simpatici della compagnia e completamente diverso dal personaggio alla James Dean che si è, o gli hanno, cucito addosso. Come musicista aveva un talento fuori del comune. Gli bastava prendere un qualsiasi strumento e dopo pochi mesi era in grado di suonarlo meglio di chi lo aveva studiato per anni. Lui e Gianni Oddi (1) sono i migliori solisti di sax alto che io abbia conosciuto.
A&B: Parlando del brano "Ciao amore, ciao", si dice che Lei fece fatica a seguire Tenco nell'esibizione sanremese.
Gian Piero Reverberi: Luigi era sul palco, io sotto con l'orchestra. Non ero io che dovevo seguirlo: casomai era lui che doveva seguire il tempo dell'orchestra. Dato che però Luigi era della scuola di Nat King Cole, le cui interpretazioni raramente erano in sincrono perfetto con la base, certi suoi ritardi sono stati valutati come "fuori tempo" (2).
Locandina del brano "Ciao amore, ciao"
A&B: La Sua collaborazione con il cantautore si era limitata soltanto al pezzo de quo?
Gian Piero Reverberi: No assolutamente: sono stato il primo arrangiatore per lui come per gli altri, da "Se qualcuno ti dira" a "Quando" ad "Angela" e altri del periodo "Ricordi" (3).
A&B: Parlando di un altro grande della citata scuola genovese, è inestimabile la Sua opera prestata a fianco di Fabrizio De Andrè, per il quale ha curato le orchestrazioni dei primi quattro album. Al riguardo Le chiedo cosa pensa degli arrangiamenti effettuati dalla Premiata Forneria Marconi su alcuni degli storici brani contenuti in quei dischi, documentati in due noti album live usciti a fine anni '70(4).
Gian Piero Reverberi: Gli arrangiamenti fatti nel '70 dalla Premiata Forneria Marconi hanno di fatto reso possibili i concerti dal vivo effettuati da Fabrizio. Con gli arrangiamenti originali, la maggior parte dei brani sarebbe stata improponibile. Viceversa, tutto ciò che la Premiata Forneria Marconi e/o altri hanno prodotto "post mortem" nel nome di De André, a prescindere dal valore artistico assolutamente soggettivo, più che "tributi" a Fabrizio, a me sembrano "speculazioni" su Fabrizio.
In studio di registrazione con Fabrizio De André (primi anni '70)
A&B: Nel corso della sua carriera, Lei ha lavorato anche con Lucio Battisti: come vi entrò in contatto e quale fu effettivamente il suo apporto alla sua musica?
Gian Piero Reverberi: Fui contattato dal responsabile della Numero Uno che mi chiese se mi interessava arrangiare un paio di titoli di Lucio e quali erano le mie condizioni economiche. Il mio apporto è stato quello di cercare le migliori sonorità possibili al fine di valorizzare le sue doti di compositore e di cantante (5).
A&B: Posso chiederle cosa pensa del periodo post Mogol di Battisti, sia con riferimento ai testi, sia agli arrangiamenti, così profondamente diversi da quelli degli anni '70?
Gian Piero Reverberi: Non ho avuto modo di ascoltare attentamente quei prodotti e il poco che conosco non è sufficiente a formulare giudizi.
A&B: Lei ha lavorato con i New Trolls e Le Orme, due fra i massimi esponenti della scena progressiva italiana. Tuttavia, se per i New Trolls (6) Lei orchestrò il solo disco di esordio, permanendo quindi nella compagine pop, per le Orme il discorso fu assai più complesso. Effettivamente, Lei collaborò nel periodo migliore del trio, ciò quello coincidente con la produzione degli album più rappresentativi (7), lavori che proiettarono il gruppo nel gotha del progressive nazionale (e, almeno in un caso, internazionale, se si pensa che “Felona e Sorona” è da sempre incluso tra i primi 20 migliori dischi dello specifico genere). Quanto merito devono riconoscere le Orme al Maestro Reverberi, per il conseguimento di quei risultati?
Gian Piero Reverberi: Intanto bisognerebbe chiederlo a loro, poi fare un bilancio del prima e dopo. In molti casi è difficile stabilire e quantificare i meriti. Parlando in termini calcistici, un buon allenatore trasforma il bravo calciatore in campione ottimizzando le sue qualità e creandogli attorno i presupposti per esprimersi al meglio. In termini musicali, ho semplicemente messo a loro disposizione un diploma di pianoforte, 3 anni di armonia, 3 di contrappunto, 2 di orchestrazione e anche qualche migliaio di ore di ascolto di tutti i generi musicali fino ad allora conosciuti.
"Felona e Sorona", album di cui Reverberi cura la produzione e co-firma le musiche.
A&B: In "Contrappunti" del 1974, Lei era accreditato tra i musicisti e, se non erro, in alcuni concerti arrivò ad esibirsi dal vivo con la band. In quel periodo, rischiò di entrare in formazione?
Gian Piero Reverberi: In effetti, come musicista “live”, con le Orme ho partecipato solo ad una trasmissione alla RAI di Napoli con l’orchestra di Pino Calvi. Non ci furono altri concerti. D'altra parte, la mia attività collaborativa con altri artisti non mi permetteva assenze prolungate.
A&B: Perchè la collaborazione si interruppe con l'album successivo?
Gian Piero Reverberi: Questo va decisamente chiesto solo a loro (8).
A&B: Quanto, delle sue incursioni in ambito progressivo con le Orme, è stato travasato nel Rondò Veneziano, gruppo che, seppur con qualche riserva, può senz'altro essere definito progressive?
Gian Piero Reverberi: Direi poco o niente tranne un diploma di pianoforte, 3 anni di armonia, etc, etc.
La copertina del CD "Zodiaco", del 1998
A&B: Una domanda scomoda. Le premetto che io sono attualmente un grande estimatore del Rondò Veneziano, possedendo tutta la discografia in vinile, comprese le edizioni inglesi e tedesche, recuperate dopo anni di ricerca assidua. Pur tuttavia, agli inizi degli anni '80, ero portato a considerare i Suoi lavori discografici in termini di "usa e getta", ritenendoli meri prodotti da classifica. Io credo che questo fosse determinato dagli arrangiamenti del periodo, un po' troppo semplici e diretti, pur in presenza di musiche e soluzioni sonore assai suggestive, molto efficaci, talvolta geniali. Le chiedo, quindi: perché il Rondò Veneziano non ha mai osato di più? Perché non farne un prodotto da assimilare, ad esempio, alle opere di Luis Bacalov con i New Trolls, il Rovescio della Medaglia, gli Osanna (9), perfetta commistione tra musica classica, sperimentazione e rock? Perché limitarsi ad un accompagnamento pop, mai particolarmente elaborato, molto, troppo rassicurante?
Gian Piero Reverberi: Innanzi tutto nel 1980, quando è uscito “Rondò Veneziano”, il progressive, se non finito, era comunque superato. A parte questo, una risposta l'ha già data Lei dicendo che si tratta di prodotti da mettere in vendita e citando esempi la cui produzione è limitata o addirittura unica, il che dimostra come avessero poca diffusione o fossero irripetibili per mancanza di continuità creativa. Quando usci il primo vinile di Rondò Veneziano ed ebbe il successo che ebbe (10), molti addetti ai lavori commentarono cosi l'evento: "sì ma è solo un colpo di fortuna: voglio vedere cosa succede con il secondo Lp, ammesso che Reverberi sia in grado di fame un altro”. Come si è visto, ero in grado di farne per più di 20 anni. Tornando ai gruppi da Lei citati, quanti di questi vantano il numero di albums e di concerti fatti dal Rondò Veneziano? Chi di loro vanta ripetute presenze al Festspielhaus di Salisburgo (2), alla Philarmonie di Berlino (5) e di Monaco (12), al Gewandhaus di Lipsia (6) al KKL di Lucerna (4) e a Las Vegas, Pechino, Mosca, San Pietroburgo, etc. etc.? È da notare che il primo grande tour in Germania, Austria e Svizzera, avvenne con un'orchestra sinfonica, senza musicisti in costume e senza sezione ritmica. Lei è il primo che mi parla di progressive mentre la domanda più frequente è "cosa pensano i critici di musica classica della musica di Rondò Veneziano?". Come vede il modo di interpretare le cose può essere estremamente opposto.
A&B: Non ne dubito. Sono altresì felice di essere stato l’unico - dacché esiste il Rondò Veneziano, cioè quasi 40 anni - a porsi in maniera non omologata, formulandoLe una domanda caratterizzata da un approccio unico, quello, cioè, di persona, sì appassionata di musica classica, ma anche, e soprattutto, di rock progressivo. Ho fatto cenno poco sopra alle edizioni discografiche dei mercati italiano, tedesco e inglese. Quasi tutte le versioni non coincidono mai tra loro. Ad esempio, l'album italiano "Rapsodia veneziana" viaggia in parallelo con quello inglese "Lagune" e quello tedesco "Fantasia Veneziana". Pur tuttavia, i tre dischi presentano copertine diverse e la tracklist di ognuno non è mai perfettamente coincidente, attingendo (nel caso delle due edizioni straniere), anche da altri album passati. Tutto ciò vale per moltissimi altri dischi, anche quando coincidenti nel titolo (ad esempio "Scaramucce"). Può spiegarci questa particolarità?
Gian Piero Reverberi: Era solo un problema di mercato. Non l’ho mai approvato ma l’ho subìto. In Italia, Svizzera, Germania e Francia la promozione di ogni nuovo album avveniva attraverso spots pubblicitari molto costosi e pagati dalla casa di distribuzione che era diversa in ogni paese. La differenziazione dei dischi serviva a far sì che ognuno comprasse l’oggetto promosso e distribuito nella propria nazione anziché un prodotto importato.
A&B: Ci sono album stranieri del Rondò Veneziano che contengono brani rimasti inediti in Italia?
Gian Piero Reverberi: Sinceramente non ho tenuto il conto delle speculazioni fatte a danno dei compratori da parte dei distributori: quello che posso dire è che questa è stata la ragione principale del mio distacco dalle multinazionali del disco. Ho cercato di controllare questi abusi producendo in proprio gli ultimi album. Purtroppo ho dovuto smettere perché alla fine avevano ragione loro: per avere degli utili, e perciò continuare a produrre, devi fare operazioni commerciali che poco hanno a che fare con il normale senso del rispetto per l’artista e per il suo pubblico.
"La Serenissima", secondo e popolare album del Rondò Veneziano (1981)
A&B: Perchè i musicisti classici od elettrici del Rondò Veneziano non sono mai stati accreditati e, a tutt'oggi, sono pressoché sconosciuti, ignorati anche sul sito ufficiale? Al riguardo, è corretto parlare del Rondò Veneziano come di un Suo progetto solista, piuttosto che di un vero e proprio gruppo?
Gian Piero Reverberi: Per quanto detto sopra. Il mio intento non era quello di creare un nuovo gruppo progressive, ormai inutile e non più attuale, bensì quello di formare un’orchestra da camera in stile classico con ausilio di un paio di strumenti atipici. Chi conosce i nomi dei musicisti dei Solisti Veneti, a parte qualche solista? Quelli dei Musici di Roma? Della Camerata Koeln? Dei Solisti di Mosca?(11) Dover dipendere dai musicisti sarebbe un grave impedimento per i concerti: molti di quelli che hanno partecipato alle registrazioni del 1979 oggi non sono più in attività. Quello che ho cercato di proporre è un tipo di musica, uno stile a voler essere presuntuosi, scritto in modo da ottenere sempre lo stesso risultato sonoro quali che siano gli esecutori (12). Questo è quello che per Leonard Bernstein differenzia la musica erroneamente detta "classica” da quella definita impropriamente "leggera”.
A&B: Ad un certo punto della Sua carriera, Lei ha tralasciato per breve tempo le composizioni a Sua firma, facendo incidere al Rondò Veneziano rivisitazioni di pezzi classici di grandi autori del passato (ad esempio, Mozart). L'operazione, oggi, pare a chi scrive gradevole, sensata, indubbiamente riuscita. Tuttavia, non crede di essersi confrontato con il mondo classico in termini troppo arditi? Che Lei ricordi, all'epoca, ci furono attestazioni di stima o espressioni di critica?
Gian Piero Reverberi: Stranamente non ho mai sentito critiche su quei prodotti. In quanto a definire ardito quell'esperimento mi sembra eccessivo. Ho fatto qualcosa come faceva il Reader's Digest (13) con i romanzi: riassumeva in poche pagine le cose più belle di uno scrittore per quei lettori pigri che non avevano la pazienza di sciropparsi tutta l’opera. Oggi li chiamano "Highilights”.
Il Maestro Reverberi con il Rondò Veneziano dal vivo, in un recente scatto
A&B: Quando si guarda al passato, analizzando le opere discografiche di grandi musicisti - sia che si tratti di solisti, sia di band - si tende oggi a parlare di lascito, di eredità, di testamento musicale. Ad esempio, citando artisti già nominati in questa sede, si parla de Le Orme come dei precursori del genere progressive, di Fabrizio De André come di un poeta, di Lucio Battisti come di un caposaldo della canzone d'amore. Quale eredità ha lasciato ai posteri il Rondò Veneziano, secondo Lei, con le sue 20 milioni di copie di dischi vendute in tutto il mondo?
Gian Piero Reverberi: Non mi intendo di eredità. Quello che so già da anni è che molte ragazze hanno studiato musica grazie a Rondò Veneziano (quante oboiste!!!) e alcune di loro hanno finito per diventare componenti di quel gruppo che tanti avevano ammirato da adolescenti.
A&B: Recentemente, Angelo Branduardi ha dichiarato che il suo rapporto con l'heavy metal - un genere apparentemente avulso dalla sua formazione musicale - non è effettivamente così distante come si tenderebbe ad ipotizzare, arrivando a sentirsi lusingato per le rielaborazioni che alcuni gruppi metal hanno fatto dei suoi brani (lo ha detto a noi di A&B qui). Un paio di anni fa, un gruppo metal romano ha utilizzato in un brano una flautista classica che ha militato nel Rondò Veneziano di stanza a Roma (che, a memoria, si è esibito nel centro Italia e in Grecia), ostentando con orgoglio il nome dell'ensemble sull'adesivo in copertina, affiancandolo a quello di altri ospiti, segnatamente provenienti da band metal o prog. Quando il lavoro fu pubblicato, siti specializzati di critica Heavy Metal citarono il Rondò Veneziano in termini certamente positivi e mai alcuno espresse critiche o dubbi. La ritiene un'attestazione di stima, pur proveniente da un gruppo heavy metal? Appresa adesso la notizia, ne parla di termini favorevoli analogamente a quanto fatto dal Maestro Branduardi? Se lo aspettava da un gruppo metal?
Gian Piero Reverberi: Non ho mai etichettato la musica se non distinguendola in buona e cattiva come per tutto il resto. "La serenissima" ha avuto decine di versioni di vario genere specialmente nel Regno Unito. In quanto alla citata flautista, dovrebbe star attenta alle sue affermazioni perché fa parte di un gruppo "falso" di Rondò Veneziano: uno dei tanti gruppi che proliferano in questo meraviglioso, ma ahinoi troppo truffaldino, Paese. Il vero Rondò Veneziano non si è mai esibito né a Roma né in Grecia (14). Purtroppo sono pochi e per lo più all'estero, gli organizzatori disposti a pagare i bravi musicisti come si meritano; la maggior parte, ed è per lo più in Italia, offre versioni contraffatte, ingaggiando esecutori mediocri che si offrono a prezzi umilianti. È grazie a questi impresari e musicisti che il vero Rondò Veneziano non si esibisce In Italia. Quanto a Branduardi, rispetto le sue opinioni come spero lui rispetti le mie. Quanto agli altri attestati, per me conta soprattutto il parere del pubblico.
A&B: Il Rondò Veneziano è oggi ancora in attività? Se sì, quali progetti discografici ci riserva il gruppo nell'immediato futuro?
Gian Piero Reverberi: Svolgiamo regolarmente attività concertistiche ma non è prevista alcuna pubblicazione di nuove musiche.
A&B: La ringrazio per la completezza delle Sue risposte.
Gian Piero Reverberi: Spero di aver risposto in modo esauriente e gradevole alle Sue domande. Un cordiale saluto. Gian Piero Reverberi.
Note
(1) Gianni Oddi è un sassofonista italiano, diplomato al Conservatorio Niccolò Paganini di Genova in pianoforte e fisarmonica. Compositore di colonne sonore, session man, già membro della Big Band del Maestro Enrico Simonetti, primo primo sax alto dell'Orchestra di Musica Leggera della RAI di Roma, sassofono solista per Ennio Morricone, ha collabrato con molti artisti di musica leggera, tra i quali preme citare Domenico Modugno, Claudio Baglioni, Mia Martini, Lucio Dalla.
(2) Scritta da Luigi Tenco ed interpretata (separatamente) al Festival di Sanremo del 1967 dalla cantante Dalida e da lui stesso, “Ciao amore, ciao” è divenuta tristemente famosa per essere stata l’ultima canzone cantata da Tenco, suicidatosi poco dopo la sua esecuzione, appresa la notizia della sua esclusione dalla finale del Festival. L’estremo gesto fu accompagnato da queste parole, da egli scritte su un bigliettino: “Faccio questo [...] come atto di protesta contro un pubblico che manda “Io, tu e le rose” in finale e una commissione che seleziona “La rivoluzione”. Mike Bongiorno, conduttore del Festival, testimoniò che poco prima di salire sul palco, Tenco gli si rivolse con “Questa è l'ultima volta”, al quale egli rispose: “L'ultima volta che canti un brano fox”. In seguito, riferì di essersi convinto che Tenco alludesse ad una interruzione della sua carriera artistica. Nei volumi “Festival di Sanremo. Almanacco della Canzone Italiana” di Eddy Anselmi (Panini, Modena, 2009, p. 182) e “L'Italia di Sanremo” (Gianni Borgna, Milano, Mondadori, 1999, p. 111) viene riportata la tesi secondo cui l’esibizione del genovese fu condizionata dall'assunzione di un farmaco e di un alcolico (una grappa alle pere), al punto che, asseritamente, “il maestro Giampiero (sic) Reverberi”, che dirigeva l’orchestra, “fece fatica a seguire il cantautore”. Oggi, con la presente intervista, è proprio quest’ultimo che confuta la versione, attribuendo l’episodio alla tendenza di Tenco a non procedere in sincrono perfetto con la base, giusta “scuola di Nat King Cole”.
(3) La discografia di Luigi Tenco consta di circa 100 brani, molti dei quali usciti dopo la sua morte, avvenuta, come detto, nel 1967. Tre sono le case discografiche che hanno pubblicato i suoi lavori: la Ricordi (che documenta il range temporale che va dal 1959 al 1963, la SAAR (1964-1965), la RCA (1966-1967). Questa, approssimativamente, la lista dei singoli pubblicati dalla prima delle tre: 1959 – “Mai/Giurami tu/Mi chiedi solo amore/Senza parole”, Dischi Ricordi, ERL 127 (con il gruppo “I Cavalieri”) 1959 - “Mai/Giurami tu”, Dischi Ricordi, SRL 10.031 1959 – “Mi chiedi solo amore/Senza parole”, Dischi Ricordi, SRL 10.032 1959 – “Amore/Non so ancora/Vorrei sapere perché/Ieri, Dischi Ricordi, ERL 135 1959 – “Amore/Non so ancora”, Dischi Ricordi, SRL 10.044 1959 – “Vorrei sapere perché/Ieri”, Dischi Ricordi, SRL 10.045 1960 – “Quando/Sempre la stessa storia”, Dischi Ricordi, SRL 10.122 1961 – “Il mio regno/I miei giorni perduti”, Dischi Ricordi, SRL 10.148 1961 – “Quando/Triste sera”, Dischi Ricordi, SRL 10.182 1961 – “Una vita inutile/Ti ricorderai”, Dischi Ricordi, SRL 10.187 1961 – “Ti ricorderai/Quando”, Dischi Ricordi, SRL 10.211 1961 – “Ti ricorderai/Se qualcuno ti dirà”, Dischi Ricordi, SRL 10.214 1961 – “Quando/Se qualcuno ti dirà/Ti ricorderai/I miei giorni perduti”, Dischi Ricordi, SRL 176 1961 – “Senza parole/In qualche parte del mondo”, Dischi Ricordi, ERL 10.221 1962 – “Come le altre/La mia geisha”, Dischi Ricordi, ERL 10.230 1962 – “In qualche parte del mondo”, Dischi Ricordi EC 2 (edizione fuori commercio contenente tre brani di altri artisti) 1962 – “Quello che conta/Tra tanta gente/La ballata dell'eroe”, Dischi Ricordi, SRL 10.271 1962 – “Angela/Mi sono innamorato di te”, Dischi Ricordi, SRL 10.290, 1962 – “Quando/Il mio regno”, Dischi Ricordi, SRL 10.292 1963 – “Io sì/Una brava ragazza”, Dischi Ricordi, SRL 10.319
(4) Fabrizio De André e la Premiata Forneria Marconi organizzarono un tour nel 1979, successivamente documentato da due vinili: “Fabrizio De André in concerto - Arrangiamenti PFM” (con seguente tracklist: Bocca di rosa, Andrea, Giugno '73, Un giudice, La guerra di Piero, Il pescatore, Zirichiltaggia, La canzone di Marinella, Volta la carta, Amico fragile) e “Fabrizio De André in concerto - Arrangiamenti PFM Vol. 2º”, pubblicato un anno dopo (con seguente tracklist: Avventura a Durango, Presentazione, Sally, Verranno a chiederti del nostro amore, Rimini, Via del Campo, Maria nella bottega del falegname, Il testamento di Tito). Entrambi registrati al Teatro Tenda di Firenze e al Palasport di Bologna, il 13 e il 16 gennaio 1979, riportavano la seguente formazione: Fabrizio De André - voce, chitarra acustica; Franz Di Cioccio - batteria, percussioni, marimba, crotali; Patrick Djivas – basso; Franco Mussida - chitarra elettrica, chitarra classica, chitarre acustiche 6 & 12 corde, voce; Flavio Premoli - tastiere, sintetizzatori, chitarra acustica 12 corde, voce, fisarmonica; Lucio "Violino" Fabbri - violino, percussioni; Roberto Colombo - tastiere, sintetizzatori, chitarra acustica, voce, percussioni.
(5) Gian Piero Reverberi è accreditato in ben sei album di Lucio Battisti: conduce l’orchestra nell'esordio, l’omonimo del 1969 (ne i brani “Un’avventura” e “Non è Francesca”), in “Emozioni" del 1970 (in “Anna” e nel brano che fornisce il titolo all’album), in “Vol. 4” del 1971 (in “Pensieri e Parole” e “Insieme a te sto bene”). Negli album “Umanamente Uomo” e “Il mio canto libero”, entrambi del 1972, nonché ne “Il nostro caro angelo” dell’anno successivo, appare sempre come direttore di orchestra, fiati e cori ma anche come co-arrangiatore, assieme allo stesso Battisti (nel secondo dei tre è anche accreditato al tamburello, pianoforte, organo, minimoog in “Gente per bene e gente per male”, mentre nel terzo anche al pianoforte elettrico, sintetizzatore, archi elettronici, percussioni”). Riguardo al brano "Emozioni", egli ha avuto modo di dichiarare quanto segue: "Ho colorito non la melodia, come sempre si fa, ma le pause. Non le note, ma i silenzi. Non ciò che preesisteva, la musica, le parole, ma ciò che succedeva, o non succedeva, intorno”. Il sito http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/reverberi-nostalgia-gatta-paoli-successi-tenco-79075.htm riporta che egli fece tutto questo “in un pomeriggio. In un ufficio. Senza preavviso, non c'era tempo. Senza neanche un pianoforte. «Nella mia testa: è il modo migliore, non sei limitato dalla fisicità delle tue dita sulla tastiera, la mente spazia, la fantasia immagina ciò che vuole».”
(6) Pubblicato nel 1968, "Senza orario senza bandiera" è il primo album dei New Trolls, dopo una serie di 45 giri di successo pubblicati fin dall'anno precedente. Si tratta di uno dei primi esempi di concept album. L'album raccoglie un numero piuttosto elevato di talenti dell'epoca: i testi sono affidati al poeta Riccardo Mannerini,Fabrizio De André, Rosario Leva e Giorgio D'Adamo, mentre le musiche sono firmate da Nico Di Palo e Vittorio De Scalzi con il contributo di Reverberi (non accreditato, ma regolarmente registrato alla SIAE) che firma brevi intermezzi strumentali tra un brano e l'altro ed è il quarto autore (assieme ai citati Di Palo, De Scalzi, De André) di "Vorrei comprare una strada". E' anche l'arrangiatore del disco e lo produce assieme a De André.
(7) Con Le Orme, l'artista si occupa della produzione in “Collage” del 1971, “Felona e Sorona del 1973, “Smogmagica” del 1975. In “Uomo di Pezza nel 1972, oltre alla produzione, suona il piano (nel brano “Una dolcezza nuova”) mentre in “Contrappunti” del 1974, è ancora produttore e anche tecnico del suono, co-autore del brano “Contrappunti” e quarto membro del gruppo al Pianoforte. Nel primo live della band, “In concerto", uscito il medesimo anno, si occupa del “Rimissaggio e della produzione”. Un apporto di analogo livello, egli lo ha profuso anche a favore di un altro gruppo di rock progressivo, altrettanto valido ma certamente meno conosciuto, i Duello Madre, autori di un album omonimo uscito nel 1973, interamente strumentale, fatta eccezione per un solo brano cantato, permeato di atmosfere in bilico tra prog e jazz.
(8) in realtà, egli non è presente in “Verità nascoste” e “Storia o leggenda” ma ricompare in “Florian” del 1979, ove appare come tecnico del suono al quale è delegato anche il missaggio e la produzione artistica (assieme al gruppo).
(9) Luis Enríquez Bacalov - argentino naturalizzato italiano - è un pianista, compositore, direttore d'orchestra e arrangiatore, famoso per le sue colonne sonore cinematografiche. Nel 1971, persegue l'obiettivo di presentare un'opera ispirata alla musica barocca italiana, suonata da un'orchestra, ma con innesti rock o hard rock, affidati congiuntamente ai New Trolls. Rock e classica si sposano perfettamente in un connubio stratificato che risulta assai avvincente e che occupa l'intera side one dell'album (la side two, invece, era costituita da un solo brano, "Nella sala vuota", suonato in presa diretta dai soli New Trolls. L'anno successivo, il compositore concretizza lo stesso progetto con gli Osanna, altro gruppo interessante della scena progressiva italiana, pubblicando "Preludio, Tema, Variazioni e Canzona" (limitando la composizone dei brani a tre su un totale di dieci), colonna sonora del film "Milano calibro 9". Nel 1973, il Maestro argentino allaccia i rapporti con un gruppo a vocazione più hard, il Rovescio della Medaglia, pubblicando "Contaminazione", opera che richiama la lezione impartita da Johann Sebastian Bach (evocato, peraltro, anche nel sottotitolo dell'opera "...alcune idee di certi preludi e fughe del Clavicembalo ben temperato di J.S. Bach" (in questo caso, le composzioni sono co-firmate dai membri del gruppo). Da notare che gli unici a dare seguito a queste incursioni nel mondo classico sono i New Trolls, che pubblicheranno, sempre su musiche composte e dirette dal Maestro Bacalov, l'altrettanto avvincente "Concerto grosso n.2" (uscito nel 1976, contenente "Le roi soleil", talmente esuberante e vocalmente multistrutturata da essere definita la "Bohemian Rhapsody italiana") e il meno efficace "Concerto Grosso N.3" (pubblicato nel 2013 ma composto molti anni prima). I New Trolls sono anche autori del bellissimo "The Seven Seasons", composto, stavolta, da due membri storici del gruppo, pubblicato nel 2007, unico lavoro a reggere il confronto con il primo Concerto Grosso. In tutti i casi, si tratta di esempi genuini ed efficaci di fusione tra musica classica e rock (nelle varianti prog o hard rock).
(10) Il primo album omonimo del Rondò Veneziano fu registrato nella primavera del 1979 ai Varirecording Studios di Milano e fu pubblicato il 22 ottobre dell'anno successivo per la Baby Records (la stessa label di Stephen Schlaks, Pupo, La Bionda, Gazebo, Den Harrow, Ricchi e Poveri, Al Bano e Romina Power). Ebbe fin da subito un elevato successo, arrivando ad essere premiato in Italia con il disco di platino.
(11) I "Solisti Veneti" sono un'orchestra da camera italiana fondata a Padova nel 1959 dal Maestro Claudio Scimone, famosa a livello internazionale per le sue esecuzioni di musica barocca firmata da autori italiani quali Antonio Vivaldi, Tomaso Albinoni, Francesco Geminiani, Benedetto Marcello e Giuseppe Tartini. Vantano una discografia di oltre 300 album, per la maggior parte incisi per l'etichetta Erato. L'ensemble si è esibita, e si esibisce tuttora, in tutto il mondo. I "Musici di Roma", meglio conosciuti come "I Musici", sono è una orchestra italiana fondata nel 1952 nota soprattutto per le esecuzioni di italiana del 1700, in particolar modo di compositori quali Antonio Vivaldi e Tomaso Albinoni. Successivamente il repertorio si è ampliato anche ad autori dei secoli successivi finanche autori contemporanei quali Nino Rota, Ennio Morricone, Ennio Porrino, Valentino Bucchi e Luis Bacalov. La "Camerata Köln" è una formazioni cameristica fondata nel 1979 presso il Conservatorio di musica di Colonia, dedita all'esecuzione di composizioni risalenti ai secoli XVII e XVIII. L'ensemble de "I Solisti di Mosca" è stato fondato nel 1986 a Mosca, dal violista e direttore d'orchestra russo Yuri Bashmet, già vincitore, nel 1976, del primo premio al Concorso Internazionale di Monaco. Con I Solisti diMosca Bashmet esegue opere della tradizone classica internazionale.
In realtà, per apprendere l'organico della prima formazione è sufficiente andare su Wikipedia, mentre i ""Musici di Roma" e la "Camerata Köln" dettagliano il curriculum dei loro membri nei rispettivi siti ufficiali (http://www.imusicidiroma.com/ e http://www.camerata-koeln.de/). Sconosciuti, effettivamente, i componenti de "I Solisti di Mosca" anche se la ricerca non è stata fatta usando l'alfabeto cirillico, cosa che, verosimilmente, porterebbe a risultati soddisfacenti.
(12) Va detto, al riguardo, che, come precisato dallo stesso Reverberi in altre sedi, gli intenti perseguiti originariamente con il Rondò Veneziano erano quelli di proporre un prodotto strumentale italiano sulla falsariga di quanto già espresso da Angelo Branduardi nella sua espressione più classicheggiante (alternativo a quello più classico ma di respiro internazionale del noto pianista Stephen Schlaks, anch'egli appartenente alla stessa casa discografica. Maggiori info qui:http://www.liberoquotidiano.it/blog/soggetti-smarriti/997067/branduardi-ci-ha-ispirati-canale-5-ci-ha-dato-il-successo.html). Quanto ai singoli musiisti e ai loro rapporti con il gruppo Wikipedia parrebbe confutare l'artista, riportando una sua dichiarazione (non citandone la fonte), secondo cui "la prima orchestra (.) si rifiutò categoricamente di entrare a far parte del progetto. Successivamente poi, quando le vendite del primo album schizzarono a ben 750.000 copie e forti anche di ottime posizioni in classifica, gli stessi umori all'interno di quell'ensemble si scontrarono l'uno con l'altro, rei di aver perso una grande occasione" (maggiori info qui:https://it.wikipedia.org/wiki/Rond%C3%B2_veneziano_(album). Non una volontà di Reverberi, quindi (di non creare "un nuovo gruppo progressive, ormai inutile e non più attuale, bensì di formare un’orchestra da camera in stile classico con ausilio di un paio di strumenti atipici") ma una necessità dettata dal rifiuto dei singoli membri di far parte stabilmente dell'organico.
(13) Il Reader's Digest è una rivista mensile statunitense fondata nel 1922, che tratta argomenti di carattere generale per le famiglie. Esce in un formato caratteristico di dimensioni ridotte, detto formato digest. Ha edizioni internazionali in diverse lingue ed esce in numerose nazioni. L'edizione italiana, fondata nel 19848 e pubblicata fino al 2007, si chiamava "Selezione dal Reader's Digest". Una caratteristica pubblicazione del Reader's Digest era il c.d. "libro condensato" pubblicato ogni mese, versione ridotta di un best-seller della letteratura moderna o contemporanea, ottenuta concentrando in un numero ridotto di pagine, passaggi e dialoghi essenziali dell'edizione originale.
(14) La incarnazione del Rondò Veneziano di cui si parla fu gestita per un certo periodo da Nevio Schiavone, produttore e patron del Salone Margherita di Roma. Prima di questa intervista, constava a chi scrive che, giusto contratto stipulato con lo stesso Reverberi, il citato Schiavone fu autorizzato, agli inizi degli anni '90 e per una durata non superiore ai tre anni, all'uso del nome e del marchio Rondò Veneziano (non essendo necessario ingaggiare la band tutta, costituita, come confermato dallo stesso Reverberi nella presente intervista, da orchestrali assunti di volta in volta). Nel corso di quel range temporale, quindi, questa versione del Rondò Veneziano ebbe modo di esibirsi in varie location, tra cui Roma, Grecia e, addirittura, la stessa Venezia. La connessione tra Nevio Schiavone e il Rondò Veneziano è documentata nella rete in un solo sito (https://tuttoteatro.blogspot.it/2014/11/nevio-schiavone-e-demo-mura-rilanciano.html) dove si asserisce che lo stesso, tra le altre cose, sarebbe stato "manager della famosa orchestra Rondò Veneziano". Oggi, con l'intervista in argomento, il Maestro Reverberi sembra demolire questa connessione, negando che un organico legalmente detentore del marchio Rondò Veneziano si sia mai esibito a Roma e in Grecia, definendo addirittura "falsa" quella incarnazione. Si rende noto che, per interposta persona, la redazione ha contattato il signor Schiavone, manifestando la propria disponibilità alla pubblicazione di una eventuale memoria di replica. Tuttavia, ad oggi, lo stesso non ha prodotto alcuna versione alternativa a quella fornita dal Maestro Reverberi.
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