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Angelo Branduardi

A cura di Giuseppe Artusi e Gianluca Livi.

Domande selezionate da Giuseppe Artusi e Gianluca Livi.
Intervista realizzata da Giuseppe Artusi.
Introduzione di Giuseppe Artusi.
Note didascaliche di Gianluca Livi.





Introduzione

Quarant’anni fa, era il 1976, usciva “Alla fiera dell’est”, uno dei titoli più importanti della musica italiana.
Un disco coraggioso, pressoché interamente acustico, con una moltitudine di strumenti etnici dai suoni assai inusuali, registrato su un mixer a valvole per catturarne l’atmosfera onirica, magnetica, suggestiva.
Una vera sfida che la sia casa discografica di allora (la RCA) rifiutò categoricamente, giudicadola del tutto fuori mercato ed inadatta alla situazione culturale di allora.


Discografia

Album in studio
Angelo Branduardi (Rca, 1974)
La luna (Rca, 1975)
Alla Fiera dell'Est (Polydor, 1976)
La pulce d'acqua (Polydor, 1978)
Cogli la prima mela (Polydor, 1979)
Gulliver, la luna e altri disegni (antologia con nuove versioni, Polydor, 1980)
Concerto (live, Polydor, 1979)
Branduardi (Polydor, 1981)
Cercando l'oro (Musiza, 1983)
State buoni se potete (1983)
Branduardi canta Yeats (Musiza, 1985)
Pane e Rose (Polydor, 1988)
Il ladro (Polydor, 1990)
The best of (Polydor, 1992)
Si può fare (Emi, 1993)
Domenica e lunedì (Emi, 1994)
Il dito e la luna (Emi, 1998)
L'infinitamente piccolo (Emi, 1999)
Altro ed altrove (Emi, 2003)
Così è se mi pare (2011)
Il rovo e la rosa - Ballate d'amore e morte (2013)

Album dal vivo
1980 - Concerto 
1996 - Camminando camminando
2009 - Senza spina
2015 - Camminando camminando in tre

Serie Futuro Antico
8 volumi dal 1996 al 2014 dedicata alla musica medievale, sacra e/o profana

Convinto della sua proposta, Branduardi non cedette, trovando disponibilità nella francese Polydor: “Di questa roba, o non ne vendiamo nulla, oppure ne vendiamo un milione di copie”, dichiarava il direttore artistico. La storia si è incaricata di dimostrare quanto avesse visto lungo: Premio della Critica Discografica Italiana, “Alla fiera dell’est” diviene presto un enorme successo commerciale che nei decenni è assurto ad opera capitale della musica italiana, persino al di là dei pur elastici confini dei prodotti discografici di consumo. Da quel momento, Branduardi acquisisce una completa indipendenza artistica, disegnando un percorso artistico peculiare ed irripetibile. Altri capolavori verranno e la cifra stilistica – sempre inconfondibile e personalissima – si coniugherà in molte sfaccettature, puntualmente rappresentate da lavori coraggiosi, innovativi, a cui si affiancano esibizioni dal vivo sempre diverse e sorprendenti, mai routinarie, in piccoli e grandi teatri, in immensi stadi e ovunque si possa fare musica.

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I suoi estimatori costituiscono uno zoccolo durissimo che si rinnova negli anni: basta un giro in una delle pagine Facebook che lo riguardano (la sua pagina ufficiale, in primis, per non parlare di “Angelo Branduardi Locanda” o la “Locanda del Malandrino”), per rendersene conto. A fianco degli appassionati più attenti, si può dire che non ci sia, almeno in Italia, chi non conosca qualcosa del suo lavoro, che naturalmente è cosa diversa dal conoscere l’artista, il musicista. Certo, a chiedere ad un ragazzo di oggi chi sia Branduarsi, capita di sentirsi rispondere in termini interrogativi (“Branduardi chi?”). Tuttavia, è sufficiente citare l’attacco di qualcuno dei suoi brani più famosi (“Alla fiera dell’est” se non “Cogli la prima mela”, “La pulce d’acqua”, “Ballo in Fa diesis minore” o “Si può fare”, magari imparato per qualche recita scolastica…) e chi sia Branduardi lo sanno dire tutti.E tuttavia, l’intero corpus della produzione branduardiana va molto al di là, per spessore e importanza, dei suoi pur giustamente celebrati grandi successi. Il punto è che la sua opera è ben di più che una molteplicità di motivi accattivanti: dietro alla dimensione favolistica, popolareggiante, c’è una profondità di pensiero, ci sono radici culturali, rimandi e riflessioni, ben altrimenti importanti, serie, culturalmente rilevanti, anche non facili e certo non immediate. Un patrimonio culturale sul quale è opportuno soffermarsi.

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E dunque, in occasione dell’anniversario della sua opera più celebre, abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Angelo Branduardi: una chiacchierata amichevole per cercare di tratteggiare alcuni aspetti fondamentali del suo lavoro, nel tentativo di farli conoscere tanto alle generazioni più giovani di ascoltatori, quanto a chi ha della sua opera una percezione affrettata e superficiale, oltre che, naturalmente, sperare di fornire qualche informazione in più a chi le sue opere le conosce davvero bene.


Intervista

A&B: Quarant’anni de “Alla fiera dell’Est”, disco capitale della musica italiana. La dimensione espressiva di quel disco è l’onirico, il sogno. Hai dichiarato che “uno suona di sé quel che non sa” e Debussy disse che “la musica inizia là dove la parola è incapace di esprimere”: si può dire che tutte le tue opere contengono una cifra onirica, simbolista, legata all’inconscio e alle emozioni?
Angelo Branduardi: Assolutamente sì! Io non cerco la musica, è lei che cerca me. In altri termini, non mi metto lì a scrivere, non mi sforzo di lavorare: aspetto che mi venga un'idea e quando quest'ultima si impossessa di me, allora è come essere indemoniati: vai fino in fondo seguendo una cosa che sai che ha già un suo bandolo che finisce da qualche parte. Semplicemente, si tratta di togliere tutte le cose che ti capita di vedere e di raffinare la pietra sino a che diventi, si spera, un diamante. La cifra onirica è essenziale.

A&B: Tu utilizzi suggestioni del passato per spiegare il presente. Si può dire che ciò che compi, più che un'attualizzazione del passato, sia una sua universalizzazione, cioè il trovare le radici profonde della nostra cultura?
Angelo Branduardi: Sì, è proprio così. Come diceva Tolkien, le radici profonde non gelano mai. È proprio questo: non posso che risponderti con un sì, un semplice monosillabo ma carico di significato.

A&B: La tua musica passa attraverso la tua vasta cultura, profonda, anche specialistica, ma sempre molto personale, tutta “vissuta”, costruita e usata come strumento per la conoscenza e il racconto dell’animo umano. Lo scopo è quello di esprimere l’interiorità, non riprodurre la cultura stessa. È anche per questo che, come hai dichiarato in passato, la tua musica non assomiglia a nulla?
Angelo Branduardi: Sì, è anche per quello, sebbene, in definitiva, si tratta di una constatazione di fatto: per fortuna ce n’è uno solo che fa le cose che faccio io, cioè io stesso, perché altrimenti mi rendo conto che potrebbero sembrare anche un po’ ridicole. Se le faccio io, allora sono credibili, almeno dalla parte degli ascoltatori. E poi, non so nemmeno io di cosa è frutto quello che scrivo: come ho detto prima, è frutto di tanta ispirazione, di tanta traspirazione (come dice il mio amico Morricone), finanche del  sentirsi libero, sentirsi volare.

A&B: In effetti, tu non appartieni ad una corrente, ad uno stile: sei un caso peculiare della musica italiana. Infatti, non hai allievi o imitatori. La tua particolarità sta nel costituire un ponte tra musica colta e musica di consumo, però usando la prima in modo sempre molto personale, a fini espressivi, quindi in modo creativo e nuovo.
Angelo Branduardi: Direi che è così, e ti ringrazio per l'osservazione che ben mi rappresenta. Uso mezzi e metodi della cultura colta per fare musica che oggi viene definita “crossover”. In tal senso, molto rappresentativo è il caso clamoroso di “Futuro Antico”: quella è proprio musica crossover perché è eseguita in modo filologico, ma io non sono filologico, per cui dà luogo a questo risultato.

A&B: Da questo punto di vista, l’unico artista che ti è assimilabile è Franco Battiato, poiché entrambi partite dalla musica colta: tu dalla musica antica, Battiato dalla contemporanea, ma sempre per comunicare una personale visione e interpretazione del mondo.
Angelo Branduardi:
Si, vero, sono in molti a dire questo. In effetti ci lega anche una grande amicizia. E' la consapevolezza - anche senza dircelo - di seguire sentieri diversi ma partendo e arrivando dallo e allo stesso punto.A&B: Manifesti da sempre un grande interesse per le immagini e le opere visuali: dalle foto de “Alla fiera dell’est”, ai disegni di Convertino per “La Pulce d’Acqua”, a quelli di Lele Luzzati per “Cercando l’oro”, passando per la realizzazione di varie colonne sonore di films, fino alla collaborazione teatrale con Alberto Amodio…Angelo Branduardi: È un rapporto importante, perché la musica è una visione: una canzone lo è anche quando si svolge tecnicamente secondo i canoni della forma sonata, o quello che è. La musica è una visione: è vedere al di là della porta chiusa, vedere quello che è ancora un segreto…

A&B: Tu hai sempre curato in modo particolare l’aspetto tecnico delle tue incisioni. Che problemi devi affrontare oggi?
Angelo Branduardi:
Problemi no, sinceramente, perché tutto si è un po’ uniformato e comunque siamo nel contesto di un supporto come il cd che non è il massimo perché non consente di ascoltare le armoniche se non quelle al di sotto dei 22.000 hertz. Un violino o la voce umana hanno armoniche di 40.000 hertz che vanno irrimediabilmente perdute, per cui abbiamo fatto sì, un passo in avanti - perché inseriamo, “click-clack”, ascoltiamo, poi togliamo e mettiamo via (e considera che io non tornerei mai al vinile) - però ne abbiamo fatti due indietro: il calore dell’incisione analogica non c’è più perché il supporto analogico è molto più costoso, estremamente più oneroso da realizzare, motivo per cui oggi si pubblica quasi esclusivamente in digitale.

A&B: Tu hai il controllo completo del tuo catalogo, delle tue riedizioni?
Angelo Branduardi:
Sì, assolutamente.

A&B: Delle recenti rimasterizzazioni di tre tuoi titoli classici da parte di Maurizio Biancani, ad esempio, cosa pensi? (1)
Angelo Branduardi:
Beh, sono belle… diciamo che non sono stravolgenti: si è cercato di dare un tocco che non fosse troppo digitale ma che sfruttasse la compressione e il volume, per quanto sia possibile da un master digitale, nel tentativo di compenetrare il meglio dell’analogico col meglio del digitale. Poi se sia riuscito o no, non lo so…

A&B: Quando hai rifatto “La Luna”, con “Gulliver, la Luna e altri disegni”, hai reinciso gran parte delle parti vocali. Ci sono ancora i nastri di quelle prime incisioni ? Hai mai pensato di ripubblicare il disco nella versione originale?
Angelo Branduardi
: Ci sono, sì, da qualche parte, con la mia voce da bambino. All'epoca lo facemmo per attualizzarlo un pochino: erano passati tanti anni e mi andava di ricantare quei brani in un altro modo. Non mi è mai stato proposto di ripubblicare disco, no. C’è già tanta roba mia, fuori... (2)

A&B: Poco meno di un anno fa, usciva una raccolta dei tuoi brani in francese, “Best of Angelo Branduardi En Français” (3). Che ne pensi delle versioni in altre lingue dei tuoi lavori?
Angelo Branduardi: Per quanto riguarda le versioni in inglese, stimo moltissimo Pete Sinfield che le fece ai tempi. Tuttavia, si tratta di una lingua troppo pragmatica per quello che riguarda la mia musica. Le versioni in francese, a firma di Etienne Roda-Gil, erano una cosa particolare perché veniva accentuato il fatto favolistico, e queste consonanti nasali, queste “r” arrotate, davano un che di esotico, e io sono malato di esotismo. (4)

A&B: Tu hai collaborato con molti artisti in passato: alcune collaborazioni sono rimaste storiche, da “Samarcanda” di Vecchioni a “Come in un’ultima cena” del Banco, passando per Caparezza, Franco Mussida e Fabio Concato. Cosa puoi dirci al riguardo?
Angelo Branduardi: Beh, ho collaborato con molti altri musicisti: Crosby, Stills & Nash, Zachary Richards, con Battiato stesso, come con tanta altra gente.
(5) Diciamo che io non sono in grado di suonare tutto, però mi piacerebbe molto saperlo fare, dal liscio all’heavy metal (6). Chiaramente, ciò non è pensabile ma, quando mi viene chiesto, io do la mia griffe, quello che può essere, poco o tanto che sia. Mi piace molto e lo faccio con grande piacere.


A&B: Ad esempio pochi sanno che tu hai collaborato a “La Buona Novella” di De André. Come andò? Lavoravi come turnista, esatto? (7)
Angelo Branduardi: No, no, è una leggenda che gira, ma non è così. Fu un contributo giovanile, non si può dire che abbia collaborato: era una avventura di tipo amichevole.

A&B: Per venire al presente, e concludendo, stai per intraprendere una nuova tournée. Che formazione e che repertorio presenterai?
Angelo Branduardi: In Germania e nei paesi nordici saremo un quintetto, mentre in Italia saremo solo in due, io e Maurizio Fabrizio (8), e suoneremo delle cose essenzialmente acustiche, quindi “il peggio di…” invece che “il meglio di…”.A me piace tantissimo suonare con Maurizio e amo molto suonare all’insegna del “meno c’è, più c’è”. Tante volte dico: "è bello essere poco, in pochi, suonare poco e non presentare una roccia, cercare di suggerire più che imporre". Ecco, questo è quello che mi piacerebbe fare adesso, anzi, quello che faccio. Poi vedremo se ci riuscirò... In ogni caso, il duo in Italia sarà una cosa piuttosto inusuale, strana.





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Note didascaliche


(1) Ci si riferisce al cofanetto "Universal Music Collection - Angelo Branduardi" che raccoglie, in versione remasterizzata, cinque album: i tre classici "Alla fiera dell'est", "La pulce d'acqua" e "Cogli la prima mela", ai quali si aggiungono "Highdown Fair" e "Fables and fantasies", ovverosia le edizioni inglesi dei primi due, per la prima volta stampate su supporto digitale (per maggiori dettagli sulla discografia in lingua straniera, vds successiva nota 3).

(2) "Gulliver, la luna e altri disegni" del 1980 raccoglie tutti i brani de "La Luna", seconda fatica discografica dell'artista, uscita appena 5 anni prima. Le tracce vennero remixate e fu aggiunto un brano inedito, "Gulliver". La voce fu reincisa ex novo tranne che in "Primavera" e "La danza", ultime due tracce del disco, rimaste invariate. Da notare che i brani contenuti nelle successive antologie attingeranno dal lavoro del 1980 e mai dal precedente.

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(3) L'antologia "Best of Angelo Branduardi en français" è stata pubblicata in Francia dalla "Warner Music France" nel 2015 e raccoglie classici del cantautore in lingua francese, già presenti negli album storici o in altre antologie edite nella stessa lingua. In questa raccolta sono presenti due “inediti”: "Barbrie Allen" e "Ma rose de Galilée", adattati da Carla Bruni.

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(4) I lavori in lingua straniera del cantautore sono moltissimi, di seguito elencati (tra parentesi vengono riportati l'anno, i titoli di originarie versioni in italiano qualora presenti, eventuali ulteriori indicazioni):
lingua francese:
oltre a "Best of Angelo Branduardi en français", se ne contano ben 14: "Best of" (1998, antologia), "La menace" (1994 "Domenica e lunedì", testi di Etienne Roda-Gil e Pasquale Panella), "Ça se fait" (1993, "Si può fare", testi di Pierre Grosz), "Best of" (1992, antologia), "Du pain et des roses" (1988, "Pane e rose", testi di Pierre Grosz), "Toujours" (1986, antologia), "Chansons d'amour" (1985, antologia con l'inedito "Chanson pour la plus belle", versione francese di "Tema di Leonetta"), "Tout l'or du monde" (1983, "Cercando l'oro", testi di Etienne Roda-Gil), "Branduardi '81" (1981, "Branduardi '81", testi di Etienne Roda-Gil), "Confessions d'un malandrin" (1981, antologia, testi di Etienne Roda-Gil), "Va ou le vent te mene" (1980, "Cogli la prima mela", testi di Etienne Roda-Gil), "La demoiselle" (1979, "La pulce d'acqua", testi di Etienne Roda-Gil), "A la foire de l'est" (1979, "Alla Fiera dell'Est", testi di Etienne Roda-Gil), "L'infinitamente Piccolo" (2001, versione identica a quella italiana tranne che per il brano "Le cantique des créatures", versione francese de "Il cantito delle creature");

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lingua inglese:
sono 5 titoli in totale, tutti degli anni '70, eccetto un'antologia del decennio succesivo: Collection" (1986, antologia), "Life is the only teacher" (1980, "Cogli la prima mela", testi di Peter Sinfield), "Fables and fantasies" (1979, "La Pulce d'acqua", testi di Peter Sinfield), "Highdown Fair" (1979, "Alla Fiera dell'Est", testi di Peter Sinfield), "Branduardi '74" (1974, "Branduardi", testi dello stesso Branduardi);

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lingua spagnola:
"Confesiones de un malandrin" (che, pur presentando la medesima copertina di "Si può fare", è una antologia del 1993, con testi di Carlos Toro);

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lingua tedesca:
"Die Sonne Gesang" (2006, "Il Cantico delle Creature", testi di Burkhard Brozat), "Das unendlich Kleine" (2001, "l'infinitamente Piccolo". Contiene la bonus track, "Der Sonnengesang", testi di Burkhard Brozat); "The Best of" (2013, antologia. Edita in Germania, contiene tutti brani in italiano, eccetto "Sonnengesang").

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lingua greca:
"L'infinitamente Piccolo" (2001, versione identica a quella italiana eccetto per il brano "O Soultanos Ths Vavylwnas Kai H Gynaika", versione greca de "Il Sultano di Babilonia e la Prostituta", con testo di Lina Nikolakopoulou e cantata in coppia con Lavrentis Maheritsas).
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Infine, brani in lingua inglese sono inclusi anche nel triplo live "Concerto" del 1980 mentre, curiosamente, nel successivo live, "Camminando camminando" del 1996, il brano "Il dono del cervo", pur essendo cantato in italiano, viene anticipato da un saluto in lingua tedesca che occupa una traccia vera e propria nel cd, intitolata "Guten Abend und Willkommen".

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(5)
In "Samarcanda" di Roberto Vecchioni, Branduardi suona il violino e il flauto dolce nel brano omonimo, il violino in "Due giornate fiorentine" e in "L'ultimo spettacolo", il violino elettrico in "Blu(e) notte" e in "Per un vecchio bambino".

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Nell'album "Come in un'ultima cena" del Banco del Mutuo Soccorso, il Maestro suona il violino e cura le traduzioni per l'edizione inglese "As in a last supper".

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Una strofa campionata di "Confessioni di un malandrino" viene concessa in utilizzo al rapper Caparezza che la inserisce nel brano "La fitta sassaiola dell'ingiuria", pubblicato nel 2000.

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L'incontro con Fabio Concato e Franco Mussida è avvenuto in occasione dell'incisione di "Radici Di Terra", uscito nel formato 45 giri ed incluso nell'album "Racconti Della Tenda Rossa", entrambi pubblicati nel 1991 dal solo Mussida.
Nello stesso anno, il titolo è stato ancora pubblicato in 45 giri ma in un'edizione Jukebox riportante il brano "Rush Rush" di Paula Abdul ‎sull'altro lato.
Compare nella raccolta di artisti vari intitolata "Festivalbar '91 - Azzurro", pubblicata sempre nel 1991.
L'anno successivo, è incluso in "Vita Quotidiana", antologia di brani inediti o versioni alternative di Fabio Concato.
Non appare in alcuno degli album di Angelo Branduardi, ivi inclusi i titoli antologici.

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Franco Battiato e Angelo Branduardi hanno cantato nel brano "Il sultano di Babilonia e la prostituta", tratto dall'album "L'infinitamente piccolo", uscito nel 2000 e accreditato, come noto, al secondo dei due artisti.

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Cantautore, chitarrista, fisarmonicista e violinista statunitense, Zachary Richard ha suonato in "Si può fare" del 1992.

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Una più dettagliata dissertazione, invece, merita la collaborazione con Crosby, Stills, Nash.
"La Carovana del Mediterraneo", un progetto musicale ideato da Angelo Branduardi a cavallo tra '70 e '80, realizzato da David Zard, si articolò su due tour europei tenuti in Europa assieme ad altri artisti.
La prima edizione si tenne nella stagione 1978-1979 e vi parteciparono - oltre, ovviamente, allo stesso violinista (al suo debutto in tour in Europa) - alcuni artisti con cui egli aveva collaborato in passato, come il citato Banco del Mutuo Soccorso, Luigi Lai (celebre maestro sardo di launeddas), Felix Mizrahi (famoso violinista egiziano accompagnato dal suo gruppo etnico). Maurizio Fabrizio (che presentava il suo album "Movimenti nel Cielo". Per maggiori informazioni su questo artista, da sempre al fianco di Angelo Branduardi, vds successiva nota 6).
Sette brani tratti da questo tour furono inclusi nel triplo disco dal vivo "Concerto", pubblicato nel 1980.
La seconda edizione si tenne nella stagione 1980-1981, stavolta con la partecipazione di artisti internazionali come Stephen Stills e Graham Nash, i quali però si esibirono separatamente (Stills con il gruppo "California Blues Band", evoluzione dei suoi "Manassas", Nash da solista, sebbene non in tutte le date).

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Vi parteciparono, tra gli altri, Richie Havens e, in alcune location italiane, Pino Daniele.
Stills, Havens e Branduardi, salivano insieme sul palco cantando "Get Together" ad inizio concerto, "Blowin' In The Wind" in chiusura (a firma, rispettivamente, dello stesso Stephen Stills e di Bob Dylan).
La prestazione del 15 luglio 1980, a Milano, tenuta dall'ex Buffalo Springfield (vi sono compresi anche i brani appena citati), è documentata nel bootleg in cd intitolato "Stephen Stills and The California Band / Milano 1980" di cui sotto si riproduce un dettaglio grafico. Per quanto consta a chi scrive, si tratta dell'unico supporto pirata in cui compare Angelo Branduardi.
Della collaborazione con David Crosby, infne, non si ha effettiva contezza ma l'amicizia con il cantautore milanese è nota ai più, peraltro largamente ostentata dall'americano in occasione di interviste e, nel corso di estemporanei dialoghi con il pubbico, durante alcuni concerti dal vivo, segnatamente in Italia (testimone chi scrive).

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(6) Pare assai curioso che Branduardi citi l'heavy metal, tra tutti i generi musicali ambiti in sede di collaborazione. Ed invece, a ben vedere, il rapporto tra il violinista e questo tipo di musica non è così distante come si pensi.
Al riguardo, basti dire che:
a) il gruppo Rosae Crucis - dedito ad un heavy metal di stampo epico - ha coverizzato il brano "Ballo in fa diesis minore" nel 2008, includendolo nell'album "Il Re del Mondo". Il brano, peraltro, è largamente suonato dal vivo, anticipato da puntuali parole d'elogio espresse nei confronti del cantautore. E' altresì noto che quest'ultimo abbia manifestato gradimento per la inusuale rilettura da parte dei metallari.
Non è finità: il brano è stato coverizzato anche dai Neurosphere, italiani anche loro, autori di un death metal melodico con tinte prog (la cover si trova nell'album "Megantereon");

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b) rimanendo in tema, nel portale truemetal.it, dedicato, come si intuisce, al genere heavy metal, nel recensire il citato album dei Rosae Crucis, il critico tratteggia il cantautore in termini oltremodo positivi, così commetando: "Si chiude baracca e vinile con "Ballo in Fa D Minore", cover di un brano di Angelo Branduardi, personaggio tutto d'un pezzo che è riuscito a mantenere la dignità, proponendo musica di livello, senza vendere il deretano al music biz, come la stragrande maggioranza dei Suoi colleghi";
c) il pezzo "When The Wild Wind Blows", tratto da "The Final Frontier", quindicesimo album dei notissimi Iron Maiden, pubblicato nel 2010, presenta curiose similitudini con "L'apprendista stregone", inedito in studio incluso in "Camminando camminando", secondo live di Branduardi, pubblicato nel 1996. Il portale straniero www.ultimatemetal.com, anch'esso dedicato allo specifico genere musicale, effettua una buona comparazione tra i due brani, riportando i range musicali condivisi. 

File:The Final Frontier cover.jpg

d) parlando dello specifico genere, Branduardi ha dichiarato che "l’uomo e l’artista non coincidono: un uomo inquieto produce musica quieta, chi fa heavy metal spesso è un seminarista". Non è finita, giacchè egli è sembrato compiaciuto allorquando ha affermato: "in Germania sono l’idolo dei metallari: gruppi heavy metal hanno fatto cover delle mie canzoni, hanno inciso dischi omaggio. Fra loro, canzoni come "Ballo in fa diesis" o "Vanità" vanno fortissimo";

e) la recensione di un concerto fiorentino di Branduardi del 2013, pubblicata sul portale ilmiogiornale.org, porta il seguente improbabile titolo: "Angelo Branduardi a Firenze, benvenuti nell’heavy metal gotico". L'espressione non è frutto di un vezzo arbitrario dell'autore ma, incredibilmente, è opera involontaria dello stesso Branduardi. Si legge infatti nell'articolo: "Dopo una breve introduzione (Angelo Branduardi) saluta tutti con un “Benvenuti nell’heavy metal gotico” ed attacca il capolavoro: “Il sultano di babilonia”, tratto dall’album “L’infinitamente piccolo” e cantata su disco assieme a Franco Battiato". Continuando la lettura, l'autrice così commenta il concerto: "Angelo Branduardi è un immenso artista, un maestro di musica, adora il suo pubblico e i suoi concerti sono di una classe immensa, il suo violino è qualcosa di sovrannaturale, che a volte sembra una chitarra metal a volte una splendida melodia che rasserena la vita";
f) in termini analoghi si esprime altro commentatore, recensendo sul portale anonimapop.augustaonline.it il concerto tenuto da Branduardi a Città della notte nel corso dello stesso anno: "La cultura musicale dalle origini, passando per la musica sacra, il medioevo e le sonorità heavy-metal gotiche di Angelo Branduardi hanno lasciato il segno nella platea";
g) in un portale dedicato al violinista, nel recensire il concerto dell'8 Luglio 2005, a Leno, Villa Badia, l'autore così testimonia: "Angelo annuncia una serata divisa in due parti: una acustica, “all’insegna del meno c’è, più c’è”, e una, scherza, “più vicina al genere che mi contraddistingue: l’heavy metal”. Leggendo i commenti rilasciati dall'autore in tempi più recenti, la frase sembra tutt'altro che ironica;
h) in altra pagina dello stesso portale è riportata una brevissima intervista (senza data) ove il Maestro asserisce: "Basta lasciarsi andare e la musica ti prende e ti conduce… all’inizio puoi immaginare di fare del pop o dell’heavy metal e poi ti ritrovi con del rock!";
i) nel portale www.maidenitalia.com, dedicato ai citati Iron Maiden, un utente segnala il minuto 3:20 di un monologo di Branduardi presente su youtube scrivendo: "Perchè è più metallaro lui di tanti altri pieni di borchie e catene". Nel video, l'artista cita ancora una volta il genere heavy metal e parla di tutta la musica, dolce o aggressiva, bella o brutta, come rimedio per sconfiggere la paura.  
Gli articoli o i video sopra citati, sono consultabili qui:

https://www.youtube.com/watch?v=qZwT92Yd7Ws

https://www.youtube.com/watch?v=Q3UOuviFJho

http://www.truemetal.it/recensioni/il-re-del-mondo-57120

http://www.ultimatemetal.com/forum/threads/have-iron-maiden-ripped-off-branduardi-on-their-new-album.616418/


http://www.corriere.it/ambiente/12_settembre_27/branduardi-casa-legno_52352d26-032f-11e2-a615-3f0c0f40ef8a.shtml?refresh_ce-cp

http://www.ilmiogiornale.org/angelo-branduardi-a-firenze-benvenuti-nellheavy-metal-gotico/

http://www.anonimapop.augustaonline.it/angelo_branduardi_130313.html

http://www.branduardi.info/piazza/leno.htm

http://www.branduardi.info/piazza/mestre/intervista.htm

http://www.maidenitalia.com/forum/viewtopic.php?f=5&t=20688

https://www.youtube.com/watch?v=tNABferOM90


(7)
Alle registrazioni de "La buona novella" - oltre a Mauro Pagani e "I Quelli", ovverosia la futura Premiata Forneria Marconi - parteciparono anche Angelo Branduardi al violino e Maurizio Fabrizio alla chitarra classica, allora ancora sconosciuti al grande pubblico.

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(8) Compositore, chitarrista e cantante, Maurizio Fabrizio ha scritto canzoni per artisti come Mia Martini, Patty Pravo, Mina, Ornella Vanoni, Mietta, Al Bano, Riccardo Fogli, Eros Ramazzotti, Antonello Venditti, Renato Zero, Miguel Bosé.
Al riguardo, basti dire che è il quinto autore più presente al Festival di Sanremo con ben 33 canzoni, tra cui due primi posti (“Storie di tutti i giorni” di Riccardo Fogli del 1982 e “Sarà quel che sarà” di Tiziana Rivale nel 1983), tre terzi posti (“Strano il mio destino” di Giorgia nel 1996, “Sempre” di Lisa nel 1998 e “Schiavo d'amore” di Piero Mazzocchetti nel 2007), un primo posto nella sezione “Nuove Proposte” (“Grande grande amore” scritta insieme a Stefano D'Orazio, cantata da Lena Biolcati nel 1986).
Portano la sua firma brani famosissimi come “Bravi ragazzi” (Miguel Bosé, 1982), “Acquarello (Toquinho, 1983), “Almeno tu nell'universo” (scritta per Mia Martini nel 1972 assieme a Bruno Lauzi).
Collabora con Branduardi fin dal 1975, partecpando, oltre che a numerosi tour, ad album storici come "La luna" (1975), "Alla fiera dell'est" (1976), "La pulce d'acqua" (1977), "Cogli la prima mela" (1979) e "Concerto" (1980).

Maurizio Fabrizio accompagna alla chitarra Angelo Branduardi in un concerto nel 1979

1979. Angelo Branduardi (sinistra) e Maurizio Fabrizio (destra)


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