Un palco vuoto, un abito rosso ed un microfono. Tanti amori ricordati in una lista raccontata quasi come in una stand up comedy, con una recitazione diretta e facendo partecipare la platea a questo momento divertente, corredato di canzoni celebri che sottolineano gli stereotipi amorosi e quasi fiabeschi di cui è infarcita l’educazione femminile.
Poi tutto cambia, il racconto non è più divertente ed il lungo filo del microfono sembra la metafora di uno stritolamento dovuto al troppo amore provato per un giovane “bello e tenebroso”, ma dannoso perchè accecato dalla gelosia. Uno spettacolo sull’amore e sulle sue conseguenze quando è malato o eccessivo. Luisa Borini, al primo testo e regia, interpreta la sua storia (come dichiarato da lei stessa), i suoi errori, offrendoli al pubblico con semplicità e linearità, riflettendo sul dolore e sulla fatica che si affronta per crescere ed allontanarsi da modelli predefiniti per riuscire ad approdare in un universo dove il rispetto, soprattutto per se stessi, deve essere la parola d’ordine. La riflessione proposta e la soluzione escogitata sono fondamentali nella costruzione dell’opera: il vissuto anche se doloroso serve per crescere, per aprire gli occhi e salvarsi e scoprire le risorse che si hanno a disposizione per rinascere. Quasi come un’araba fenice che risorge dalle sue ceneri, la storia rappresentata è un inno alla crescita personale, a sperimentare la resilienza, a non disconoscere i propri errori perchè da quelli si può ripartire. Un focus particolare è riservato al ruolo della vittima dal quale occorre affrancarsi riconoscendone anche le responsabilità. Queste recensione si riferisce alla rappresentazione del 4 novembre 2023. |
Molto dolore per nulla Teatro Basilica |