Scritto da Salvatore Siragusa Venerdì 24 Novembre 2006 17:11 Letto : 5698 volte
Un ottimo riscontro lo possiamo già trovare nel brano di apertura "On a Perfect Day" che riassume nei suoi quasi 8 minuti queste sensazioni di sonorità aperte di orchestrazioni corali ma al tempo stesso molto intime, molto atmosferiche, un apertura di tutto rispetto, che introduce in modo molto accattivante ed accogliente l'ascoltatore all'interno del nuovo lavoro del gruppo statunitense; o come "With Your Kiss" e "The Slow Crash Landing Man" anch'essi brani di ampio respiro, capaci di momenti d'impatto alternati a momenti senz'altro più introspettivi. C'è poi spazio per brani più trascinanti come lo strumentale "Skeleton at the Feast" o "In This Love", per ballad più allegre e briose come "All That's Left" e per quelle più introspettive e tristi come la struggente "Hereafter", per momenti che tendono a portare il suono quasi su binari rhythm'n blues che strappano immediati ricordi e riferimenti ai Deep Purple, come "Sometimes They Stay, Sometimes They Go" e "Wherever You Stand". Ci si avvia alla conclusione con la lunga suite "As Far The Mind Can See" divisa in quattro movimenti, una suite di chiaro stampo Progressive Rock, che alterna poi tutti quelli che sono gli ingredienti di questo lavoro degli Spock's Beard e cioè momenti briosi e di ampio respiro ad altri più intimi, introducendo anche qualche momento di novità come il passaggio Jazz/Fusion di "Here's a Man" o le sonorità corali di "They Know We Know", chiudendo con un altro momento d'impatto come "Stream of Unconsciousness". La chiusura di questo album è affidata all'ottima "Rearranged" che ci trascina con se con il suo ritmo vivace e frizzante. Un vasto campionario di emozioni e di sensazioni svaria lungo tutte le tracce di "Spock's Beard" un album che conferma, semmai ce ne fosse bisogno la grande capacità compositiva e tecnica dei 4 musicisti americani, con un Ryo Okumoto ed un Alan Morse decisamente in grande spolvero, con un Nick D'Virgilio ottimo interprete vocale oltre che pregevolissimo nei suoi ritmi sulle pelli, oltre ovviamente al basso sempre rotondo e puntuale di Dave Meros. Un album quindi che rappresenta un sicuro punto messo a segno dagli Spock's Beard che dimostrano la propria indipendenza da Neil Morse, sfornando un lavoro che nulla ha da invidiare a quelli con l'ex leader. Un album quindi sicuramente consigliato a chi ama il gruppo di Los Angeles e comunque consigliato a tutti coloro che apprezzano del buon Progressive Rock dalle tinte variegate. 80/100
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Nick D'Virgilio: Voce, batteria Anno: 2006 |