Dal 27 febbraio è in scena al Teatro delle Maschere lo spettacolo Teresa zum zum basato sul tema della follia al femminile. Teresa, una donna molto problematica, decide di andare dallo psicanalista (anzi, a dire il vero, dal tredicesimo psicanalista), per risolvere il suo problema: la paura di fare sesso. La sua psicosi è talmente radicata che non riesce neanche a pronunciare la parola "sesso", sostituendola con l'espressione onomatopeica "zum zum" (da qui il titolo dello spettacolo). Nella rappresentazione teatrale vengono proposte tre sedute di psicanalisi, durante le quali Teresa racconta la sua storia e i suoi timori, ma soprattutto attende dallo psicanalista un suggerimento sul comportamento da tenere con gli uomini (soprattutto con uno in particolare: Faustino, chimerico uomo incontrato su internet, mai visto di persona). Lo spettatore assiste alle sedute di analisi, ma in scena ci sono solo Teresa ed una scomoda sedia, e bisognerà aspettare la fine per svelare il motivo della mancanza sul palco del suo interlocutore. Spettacolo esilarante seppure nella drammatica trattazione del tema della follia. Le risate strappate al pubblico sono sincere ed il merito è tutto della superba interpretazione di Franca Abategiovanni. Nel buio della sala la sua figura riempie il palco con la sua personalità e versatilità. L'attrice padroneggia il dialetto napoletano e lo plasma secondo il momento: per rafforzare la drammaticità dei soliloqui (il tema della solitudine aleggia durante tutto lo spettacolo), o per rendere veramente spassosi alcuni tentativi di seduzione del suo fantomatico ascoltatore, fino a sfoderare la classica aggressività partenopea nei confronti di una non meglio identificata "segretaria" vissuta come "rivale" nel suo continuo gioco seduttivo. E tutte queste emozioni, perfettamente rappresentate dalla protagonista, si alternano con ritmi incalzanti, trasformando il volto e la postura di Teresa nelle più diverse espressioni, mai scollegate dal vissuto del personaggio interpretato. Valida anche la regia di Nadia Baldi che ha saputo far emergere, in modo coerente, ed organico, tutte le contraddizioni di una donna, non più giovanissima, sopraffatta dalle sue paranoie. Di "Teresa zum zum" ci è piaciuto tutto, anche quel delicato sottofondo musicale che impegnava lo spazio tra una "seduta" di psicanalisi e l'altra e l'accenno, nel finale, alla splendida canzone portata al successo dall'indimenticabile Mia Martini "Gli uomini non cambiano" quasi a sottolineare l'amara presa di coscienza di Teresa. |
Teresa zum zum |