Hai sangue arabo, nero e giallo e ti credi lombardo
Roma, Teatro Tor Bella Monaca Arena, 1 agosto 2024

L’intento dello spettacolo, come dichiarato dallo stesso autore, è terapeutico: una cura contro il pessimismo che dilaga e che alimenta solo pensieri apocalittici.

Per mettere in atto questa terapia dell’anima, Jacopo Fo propone tesi, argomentazioni, racconta storielle ed aneddoti, richiama la storia e la biologia, inserendo, accanto a fatti scientifici, una moderata dose di umorismo finalizzata a stemperare la crudezza di alcune argomentazioni.
Lo spettacolo, suddiviso in diverse parti intervallate da brevi stacchi musicali quasi demenziali nei loro ironici testi, potrebbe identificarsi in una “lezioncina” impartita da un solerte professore a “Schiere di analfabeti di andata e ritorno (che) vogliono difendere la cultura italica e visto che non sono capaci di decifrare il significato di un testo scritto, non scopriranno mai che il torrone, il gelato, gli arancini e il timballo ce li hanno regalati gli arabi insieme allo zero, all’algebra e agli algoritmi (parole arabe per l’appunto!) (definizione utilizzata dall’autore).
In effetti, lo stile della rappresentazione è un po’ cattedratico, vengono aspramente criticati gli insegnamenti che l’attuale scuola fornisce, per darne una rilettura molto personale. L’immagine che ne deriva è quella del professore che vuole dispensare verità fino ad ora occultate e, per fare questo, vengono scomodati (e messi in discussione) tanti luoghi comuni o credenze saldamente stratificate. Ecco allora che Dante Alighieri ha copiato la Divina Commedia, la Bibbia era già stata scritta da altre popolazioni, il concetto di razza è soltanto una costruzione mentale, la pizza l’hanno inventata i greci, gli spaghetti non fanno parte della tradizione culinaria italiana e tanto altro ancora. E per suffragare queste affermazioni, vengono chiamati in causa scienziati, biologi, Darwin e la sua teoria sull’evoluzione, la scoperta dei neuroni specchio, gli indiani Seminole, ma anche la condivisione del DNA umano con quello dei Bonobo, le leggi promulgate (in ritardo) per contrastare la violenza contro le donne, i panda in estinzione, la scissione cellulare, la regolazione delle emozioni...
Tantissimi gli argomenti mischiati in modo a volte ironico, altre drammatico, per supportare l’ipotesi iniziale: abbandonare il pessimismo e la visione di un futuro senza speranza. Certamente positivo, quindi, il messaggio sotteso a tutto lo spettacolo, ma forse le modalità espressive e comunicative utilizzate non risultano, a modesto parere di chi scrive, le più idonee: interrogare il pubblico su argomenti scientifici e meravigliarsi per le risposte esatte, non è proprio l’approccio migliore per favorire l’accoglienza di nuove teorie e confutare tutto quello che i mass media e la politica raccontano in merito all’immigrazione o alla criminalità. Si può negare l’esistenza della “razza italica” (giustamente) senza per questo svilire tutte le conquiste che il popolo italiano ha raggiunto in ogni campo; non si tratta di essere campanilisti ma semplicemente obbiettivi: ogni popolazione ed ogni etnia hanno dato il loro apporto (a volte positivo, altre negativo) al raggiungimento dei livelli di civiltà. E' poi oramai un dato inconfutabile che la diversità rechi arricchimento.
L’intento assolutamente apprezzabile di lanciare un messaggio positivo e di spronare lo spettatore a riflessioni su vari aspetti dell’esistenza e della società attuale rischia di passare sotto traccia rispetto alle eccessive e spesso dottrinali argomentazioni proposte: quelle che fino ad ora sono state considerate “verità assolute” non possono essere messe in discussione con altrettante “verità assolute”; il margine del dubbio va sempre lasciato, così come la libertà di trarre conclusioni autonome.
Merito dell'opera è certamente la proposta di un positivo stimolo alla riflessione proponendosi anche come un inno all’ottimismo nonostante i messaggi tragici che ci circondano.
Lo spettacolo è principalmente adatto ad un pubblico adulto, non solo per le argomentazioni, ma anche per le modalità espressive ed il linguaggio “colorito” utilizzate da Jacopo Fo: certamente alcune espressioni non proprio forbite sono oramai entrate a far parte del modo di esprimersi comune e il turpiloquio a volte risulta un ottimo rafforzativo di un concetto; ma in questo caso tuttavia l'uso reiterato del temine “cazzo” risulta fin troppo gratuito, diventando quasi un intercalare, tratteggiando lo spettacolo in una connotazione generalmente volgare.


Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 1 agosto 2024.

HAI SANGUE ARABO, NERO E GIALLO E TI CREDI LOMBARDO
Solo chi non sa nulla del suo Dna riesce ad essere razzista

Direttore di scena Samuele Orini
Regia di Mattea Fo
Musiche e voce Simone Matteucci
Testi di Jacopo Fo
Consulente Vocale: Selene Capitanucci
Sound Engineer: Nicola Brugnami
Spettacolo prodotto da Compagnia Teatrale
Fo Rame e Loft Produzioni S.r.l.
Distribuzione Epoché Arteventi

Orde di migranti minacciano di invaderci. Ci rubano il lavoro, fanno figli come conigli. Presto saranno più numerosi di noi. Gli italiani sono una specie in via di estinzione, come i panda. Che ne sarà della nostra cultura, del nostro stile di vita? Della nostra libertà? Donne col burka, cuscus nelle mense scolastiche, imam musulmani che urlano dai campanili delle nostre chiese chiamando gli islamici alla preghiera. Schiere di italiani sono pronti a battersi con ogni mezzo per difendere il cristianesimo, Dante Alighieri, gli spaghetti e i bikini sulle spiagge. Ah, se sapessero però che gli spaghetti, appunto, sono un piatto di origine straniera, americano addirittura, che i fascisti osteggiarono perché portatore di debolezza e vigliaccheria! O che Gesù era nato in Palestina e Giulio Cesare non di certo era un italiano, ma un immigrato di terza o quarta generazione. Jacopo Fo ci racconterà sul palco, in un monologo divertente e riflessivo, questo e tanto altro. Come, ad esempio, che quelli che sostengono il diritto degli italiani di difendere la nostra integrità razziale chissà che faccia farebbero se scoprissero che i primi abitanti del nostro bel Paese erano neri di pelle! Sono in effetti milioni di anni che ci si incrocia tra popoli e tribù. Recenti scoperte scientifiche hanno suggerito, infatti, che in Europa gli individui sarebbero il risultato di un mix di molteplici antiche discendenze provenienti dall’Africa, dal Medio Oriente e dalle Steppe Russe. Fo in scena ci “svelerà” dunque che abbiamo sangue arabo, nero e giallo… ed è una mera illusione quella di crederci lombardi.
(Fonte: comunicato stampa)

Teatro Tor Bella Monaca - Arena
Via Bruno Cirino angolo Via Duilio Cambellotti

info
telefono: 062010579 (dalle 10:30 alle 19:30)
whatsapp: 3920650683
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botteghino: dal martedì alla domenica dalle 10,30 alle 21,30
www.teatrotorbellamonaca.it
www.teatriincomune.roma.it

 

 


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