
Non è semplice parlare di disabilità, tantomeno proporre l’argomento in uno spettacolo teatrale dove le esigenze sceniche e la recitazione potrebbero non riuscire a rendere pienamente il messaggio che un’opera tanto particolare vuole lanciare allo spettatore.
Ma “La libertà è figlia unica” con il suo linguaggio semplice e diretto ed una recitazione realistica, accompagnata dalle testimonianze tratte dal docufilm “Attraverso Te, storie di Siblings”, riesce a coinvolgere e a trascinare il pubblico in una esperienza teatrale intensa. Impossibile perdere l’attenzione: i racconti e la drammaturgia avviluppano lo spettatore, lo spingono verso una profonda riflessione su tema della disabilità, ma soprattutto sul ruolo del Sibling, una figura spesso sottovalutata, ma che con grande coraggio e determinazione, affiancando il familiare bisognoso di cure ed attenzione, si ritrova a vivere una vita non sua, ma “in funzione di”, nella quale i tanti sentimenti che affiorano (dalla rabbia alla paura, dalla gioia alla vergogna) si intrecciano in un groviglio nel quale diventa, a volte, difficile districarsi. Tanti i temi portati alla luce nello spettacolo; il focus non è solo sulla disabilità, ma anche su tutto ciò che a questa ruota intorno: le reazione degli altri, lo stigma sociale, i troppi impedimenti generati dall’ottusa burocrazia. Lo spettacolo è crudo e ammaliante nello stesso tempo. Le quattro interpreti riescono caparbiamente ad esprimere il grande spessore emotivo dell'opera ed a rappresentare il variegato mondo che orbita attorno al tema della disabilità La regia di Lara Panizzi è capace di accompagnare lo spettatore in una dimensione emotiva ed intellettuale nella quale la narrazione della storia di Davide (e della sua famiglia), si intreccia con le testimonianze di altre analoghe situazioni, generando un flusso di emozioni e centrando l’attenzione su situazioni reali dove (e qui, a parere di chi scrive, sta il valore aggiunto della rappresentazione) non è il dolore ad emergere prioritariamente, ma la serenità accanto alla rassegnazione, la consapevolezza accompagnata da un profondo rispetto per la persona, qualunque sia la sua condizione. Questo approccio, così realistico, invita lo spettatore prendere coscienza delle situazioni narrate, delle conseguenze che ne scaturiscono e delle annesse problematiche giornaliere. “La libertà è figlia unica” è un’opera di grande umanità, che già nel titolo svela una profonda verità: è difficile essere liberi di vivere la propria vita quando nel nostro quotidiano c’è una persona con bisogni speciali.
Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 21 gennaio 2025. |
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Ile Flottante e Comitato Disabilità Municipio X
LA LIBERTÀ È FIGLIA UNICA di Lara Panizzi con Paola De Crescenzo Margherita Dongu, Lara Panizzi Alice Venditti assistente Federica Gogosi Serena Caon sarta di scena Bianca Migliaccio supporto artistico Barbara Alesse Manuela Montanaro Francesca Satta Flores
In una società improntata su stereotipi di bellezza assurdi e prestazioni personali sempre più elevate, la condizione di disabilità in famiglia presenta sfide senza uguali. “La libertà è figlia unica” esplora questa realtà senza pietismo e paura, offrendo uno sguardo autentico su un mondo troppo spesso sommerso. In una società fortemente abile, improntata su stereotipi di bellezza assurdi e che richiede prestazioni personali sempre più elevate, non c’è niente di scontato o semplice quando la condizione di disabilità entra a far parte di una famiglia. Aprire uno spaccato su questo mondo, senza pietismo e senza paura, è ciò che abbiamo fatto. Ad aiutarci nella comprensione di questa complessa dimensione ci sono anche testimonianze reali di fratelli e sorelle di persone con disabilità, raccolte da Pamela Pompei nel docufilm “Attraverso Te, storie di Siblings”. Chi è un o una Sibling? Perché esiste una parola per definirlə? Che cos’è, un’altra etichetta? L’ennesimo stigma affibbiato alla disabilità? A volte le etichette non sono poi così dannose, in alcuni casi ci aiutano ad evitare di bere la candeggina, ad esempio. In questo caso portano alla luce una realtà. Altra. Troppo spesso sommersa, che con gran coraggio resiste e soprattutto esiste. Note di Regia Ho scelto di mettere in scena anche ciò che sarebbe potuto passare attraverso la proiezione, ossia una parte delle interviste, per non confondere, per prendere per mano lo spettatore, per non dargli la possibilità di distogliere lo sguardo da corpi vivi che quotidianamente vivono la condizione di disabilità. La regia sposa in pieno la linea drammaturgica, evidenziandola e mettendola a fuoco. Il testo è semplice, diretto, comprensibile anche da chi non ha confidenza con il linguaggio teatrale. La recitazione è nuda e realistica. Così come è reale e tangibile ciò che raccontiamo. (Fonte: comunicato stampa)

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