Dare del copione a Shakespeare forse è un po' eccessivo, anche se, assistendo allo spettacolo di Vittorio Viviani qualche dubbio è legittimo.
Il Teatro Villa Lazzaroni propone, dal 25 al 27 novembre, un interessante esperimento culturale attraverso i racconti italiani che hanno ispirato il Bardo. Molti dei suoi capolavori infatti nascono dalla rivisitazione di opere dei nostri novellieri suoi contemporanei. Opere della letteratura italiana poco famose, ma che Shakespeare conosceva in quanto, come Viviani spiega mirabilmente nel suo monologo, in Inghilterra e nel mondo intero la lingua italiana (il latino) era molto conosciuta e parlata. La ricostruzione dell'autore dello spettacolo è approfondita, spaziando dalla storia del teatro elisabettiano fino alla nascita della lingua volgare, e la gradevole narrazione viene arricchita con aneddoti, "salti" temporali ed incursioni di verace "napoletanità". In questa rappresentazione Viviani propone la novella Per un pugno di ducati dello scrittore toscano del XIV secolo Giovanni Fiorentino, autore, tra l'altro, di una raccolta di novelle che ricordano l'opera di Boccaccio, che risulta praticamente uguale a Il mercante di Venezia: stessa ambientazione (Venezia e Belmonte), medesima donna scaltra che si traveste da uomo, presenza della figura dell'usuraio ebreo e della libra di carne. Aggiunta, tutta shakespeariana: la discussa figura di Shylock, uno dei personaggi maggiormente caratterizzati dal drammaturgo inglese, capace di far emergere tutta la grandezza del suo genio creativo nel famoso monologo finale che Viviani propone, con particolare enfasi, in apertura della rappresentazione. Pièce che rivela tutta la teatralità e la capacità affabulatoria del protagonista. Emozionante (specie la parte dedicata alla "disumanizzazione") e divertente (gli intermezzi partenopei e i balletti improvvisati sulle note del pianoforte), culturalmente interessante per l'accuratezza della ricerca storica e al contempo umoristico per la provocazione di accusare Shakespeare di essere un copione. Piacevole l'intermezzo musicale al pianoforte di Andrea Bianchi che riesce a donare un pizzico di verve al lungo monologo spezzandone i ritmi e consentendo il simpatico passaggio da un quadro ad un altro della storia. Opera estremamente piacevole, adatta anche ai più intransigenti cultori del teatro inglese. Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 25 novembre 2022. |
Quel copione di Shakespeare
Teatro di Villa Lazzaroni |