A cento anni dalla nascita di Maria Callas, Kevin Arduini, mantenendo la personale cifra stilistica e la sua accurata ricerca documentale, porta in scena uno spettacolo capace di coniugare la musica, la prosa e la danza in un mix che, evitando ridondanti sovrapposizioni, riesce a donare ad ognuna di queste nobili arti la giusta connotazione.
In “Maria Callas” la vita della Divina è proposta in uno scorrere fluido, quasi un viaggio nel quale si assaporano diversi panorami: a volte aridi, in altri momenti vibranti, in alcuni attimi malinconici. Tanti quadri, frammenti di vita della grande artista, dalla nascita alla morte, passando per la giovinezza, il successo, l’amore per Onassis. Piccole storie raccontate attraverso il canto della soprano Debora di Vetta, le armoniche movenze della danzatrice Camilla Madama, che incarna l’anima tormentata della Callas, l’interpretazione dei personaggi (da un giovane Onassis ad un tormentato Pasolini) significativi per la grande diva. Lo spettacolo riesce armoniosamente a sfruttare molteplici accorgimenti scenici per ricostruire la storia. Allo spettatore sembra quasi di sfogliare un libro: ogni pagina racconta un evento che si apre e si conclude per lasciare spazio a quello successivo. Questo scorrere di momenti, che caratterizza l’intera opera, è ricostruito con le movenze e la recitazione dei protagonisti, e grazie ad uno schermo sullo sfondo che consente la proiezione di immagini e foto della Callas, ma che al contempo diventa uno specchio dove la grande artista si guarda e dal quale vengono restituite immagini introspettive: una bambina, una affermata artista, la tormentata anima, il dolore. Pochi ma essenziali gli arredi, dotati peraltro di grande simbolismo. Una sedia che domina incontrastata il centro della scena e che sembra concentrare su di se lo scorrere del tempo; un pianoforte a coda in un angolo, mirabilmente suonato dal musicista Manuel Caruso che interpreta il pianista polacco Wladylaw Szpilman, la pittrice Frida Kalo (interpretata da una appassionatissima Jenny Siracusa) silente spettatrice che metaforicamente raccoglie ogni anelito dell’opera per materializzarlo sulla sua tela che, a fine spettacolo, viene mostrata al pubblico. Forti simbolismi non immediatamente afferrabili, e che necessitano di una metabolizzazione più lenta, diluita nel dipanarsi dello spettacolo. Elemento fondante resta però la musica. La soprano, affiancata in alcuni brani dal tenore William Diego Schiavo, interpreta le più famose arie delle grandi opere liriche, dalla Tosca alla Traviata, senza tralasciate la Carmen e La forza del destino, deliziando gli attenti spettatori. Lo spettacolo è avvincente e va riconosciuto al giovane regista e coreografo Kevin Arduini l’ardine di sperimentare nuove forme teatrali e di cimentarsi in complesse sfide: la Callas (così come Leonardo, sua precedente pièce) è un personaggio complesso e proporlo è impresa non semplice, sia per il rischio di incorrere nello scopiazzamento dell’originale (assolutamente inopportuno), che nell’ambizione di eguagliarlo (cosa impossibile).
“Maria Callas” è uno spettacolo adatto a tutti: anche i più grandi estimatori della Divina possono apprezzare questo omaggio alla vita ed alla bravura della grande cantate senza sentirsi defraudati della sua maestosità. L’immagine di “Maria” invece che “la Callas” stempera ogni tentativo di emulazione, spostando l’attenzione più sulla donne che sull’artista. Tutti gli interpreti si muovono ed agiscono in un continuo divenire che rende perfettamente l'idea dello scorrere del tempo, anche se, proprio questo frenetico entrare ed uscire dei personaggi dalla scena, seppure accompagnato da un accurato gioco di luci, in alcuni momenti rischia di far perdere scorrevolezza: l’attesa che si genera nei passaggi tra le diverse scene (necessari anche per i cambi di abiti) se è breve sublima l’aspettativa, ma se è troppo statica può provocare un calo della tensione emotiva. Lo spettacolo riesce comunque ad appagare tutti i sensi, catapultando lo spettatore in una dimensione onirica dove l'arte arricchisce l'animo umano.
Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 31 ottobre 2024. |
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Maria Callas
scritto e diretto da Kevin Arduini
con Debora Di Vetta William Diego Schiavo Manuel Caruso Jenny Siracusa Enrica Cornacchia Danilo Paris Romano Pigliacelli Naomi Vassallo Giorgio Collepardi Bianca Mantovani Francesca Bracaglia Pierluigi Datti Marzio Cerilli Michela Silvestri
produzione Nestor Theater Company
SINOSSI La dicotomia tra il personaggio e la donna, l’infanzia difficile. Criticata, amata follemente, odiata e osannata, dotata di una voce e delle doti interpretative incredibili, a distanza di 100 anni rimane immortale, la voce e personalità più uniche di sempre. Nello spettacolo attraverso i testi delle arie d’opera più famose da lei Interpretate, si mette a nudo davanti allo specchio e ripercorre la sua vita da bambina fino alla morte: venne cremata e si sparsero le sue ceneri nel Mar Egeo dove trovò la sua vera libertà. Perla dello spettacolo è la capacità del regista di creare in scena una vera e propria magia attraverso la presenza in contemporanea della Callas, di Freeda Kahlo e del pianista Szpilman. Infatti pur non avendo mai avuto un incontro in carne ed ossa, vivono nello stesso periodo storico e sono tre grandi personaggi dell’epoca, uniti da un filo trasparente fatto di dolore, paura, ma incredibile speranza grazie alle loro arti sublimi. Arduini sceglie di non metterli mai in contatto diretto infatti, ma solo apparentemente. Arti diverse: il canto lirico, la musica, la pittura, confluiscono spontaneamente in un unico nucleo emozionale. Dove inizia la voce di Callas, le mani della Kahlo continuano imprimendo gli echi della voce della divina su tela, nella solitudine distruttiva e lacerante della guerra, le mani del pianista si uniscono a quelle delle altre due artiste.
Teatro degli Audaci Via Giuseppe de Santis, 29 Roma RM Telefono: 06 9437 6057
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