
“Scegliendo questo testo, ho voluto mettere in luce il disagio vissuto ancora oggi dalle donne”. Così il regista di "Fanny", Silvio Giordani, descrive l’intento dello spettacolo e tutta la sua carica emotiva.
“Fanny” è una donna cinquantenne che vive un momento particolare della sua vita: la transizione dalla giovinezza (ormai dilatata nei tempi) e l’età matura, dove la maggior parte delle scelte di vita sono già stata fatte. La vita di Fanny sembra apparentemente soddisfacente, ma la sua curiosità, amplificata dall’arrivo della studentessa Alice, provoca un mix esplosivo che stravolge la sua consolidata routine. L’obiettivo della rappresentazione è quasi una sfida: affrontare il tema della parità di genere, del divario generazionale, dei disagi personali, concentrando le riflessioni in un’ora e mezza di spettacolo che non si accontenta di proporre intrattenimento, ma scava nei meandri dell’animo umano. Molto interessanti sono i dialoghi di Rebecca Déraspe, per la traduzione di Marco Casazza, che rappresentano il mondo giovanile visto con gli occhi di una donna adulta che prende coscienza di tutta la distanza che la separa (e che separa il suo stile di vita) dalle nuove generazioni preoccupate per il futuro, contestatrici del presente, estremamente critiche sul passato, ma alla resa dei conti, pur sempre conservatrici rispetto a temi consolidati quale quello della famiglia e della maternità. Maria Cristina Gionta, attrice di talento che calca i palchi dei teatri italiani portando in scena personaggi diversi e coinvolgenti, regala al pubblico una performance di eccezione. Il personaggio di Fanny le calza perfettamente e l’attrice riesce ad esprimere con grande emotività ed attenzione tutte le sfumature di questa donna tanto combattuta eppure profondamente determinata. Estremamente suggestiva e significativa la metafora dell’acquario che protegge, ma al contempo limita. Da evidenziare poi, il ruolo maschile di Dario interpretato da un sommesso e comprensivo Adriano Evangelisti. Bella, infine, l’idea di coinvolgere giovani attori, ancora acerbi, ma promettenti (prima fra tutti Camilla Puja che interpreta l‘imprevedibile Alice), a corollario di un testo molto attuale ed esploratore del mondo giovanile e femminile.
Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 28 marzo 2025. |
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Maria Cristina Gionta e Adriano Evangelisti
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FANNY di Rebecca Déraspe traduzione di Marco Casazza regia di Silvio Giordani con Camilla Puja Francesco Nuzzi e con Angelica Accarino Anita Farina Carmine Cacciolla Alessandro Chiodini Flavia Ferri, Nicole Desiderioscioli Chiara Iaccarino Chiara Silano scene Mario Amodio costumi Lucia Mariani foto di scena Tommaso Le Pera disegno luci Marco Macrini amministrazione Giuseppe Varano una produzione CENTRO TEATRALE ARTIGIANO
Fanny è una commedia dell’autrice canadese Rebecca Déraspe che racconta con delicatezza ed umorismo come l’immaginario delle donne riesca a mettere in crisi modelli e luoghi comuni. Fanny e Dario, entrambi cinquantenni, sono una coppia solida, innamorata e felice. Tuttavia nella loro vita manca qualcosa (forse un figlio), così decidono di affittare una stanza ad Alice, giovane studentessa di filosofia. Le idee di Alice scuoteranno il mondo apparentemente stabile di Fanny e la donna, dapprima disorientata, inizierà a ridisegnare i contorni della propria esistenza, fino a cambiare completamente il suo modo di stare al mondo. Attraverso la vicinanza di Alice, Fanny si renderà conto dello stupefacente divario che c’è tra la sua generazione e i giovani di oggi, accettando così di mettersi in discussione. Anche se scomodo, questo “tuffo” in un mondo nuovo le sembrerà l’unico modo per far “rientrare” la vita, quella vera, in sé stessa. L’unico modo di tornare a vivere con pienezza in questa società “fuor di sesto”. Fanny, sconvolta e sconvolgente, è la testimonianza di come la speranza di poter cambiare le cose possa trasformarsi in concretezza.
NOTE DI REGIA Con l’obiettivo di creare e promuovere spettacoli teatrali che esplorino le sfide legate alla parità di genere, mettendo in luce storie di donne forti, e nell’intento di fare un teatro che affronti temi specifici sul disagio della persona, sull’affermazione dell’identità, sulla salvaguardia dei diritti della persona, scegliendo questo testo, ho voluto mettere in luce il disagio vissuto ancora oggi dalle donne. Uno dei principali tratti distintivi delle nostre produzioni teatrali consiste nella scelta di testi prevalentemente destinati ai giovani, poiché affrontano tematiche educative volte a stimolare l’apprendimento e la riflessione critica. Parità di genere e istruzione di qualità, non a caso, sono gli obiettivi designati dall’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile. (Fonte: comunicato stampa)

Teatro Roma via Umbertide 3 Roma Tel. 06 78 50 626 - 324 54 98 051
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