Dopo il successo ottenuto nella passata stagione, Come Cristo comanda torna a stupire gli spettatori dal palco del Teatro Vittoria con protagonista, accanto a Michele La Ginestra, autore del testo, il carismatico Massimo Wertmuller. Un’opera complessa che, pur essendo un atto unico, nel suo divenire si trasforma da commedia in dramma, attirando sempre con maggiore vigore l’attenzione degli spettatori, che solo man mano che lo spettacolo va avanti, comprendono chi sono i due soldati romani che fuggono nel deserto e la portata dell’evento di cui sono stati partecipi. Michele La Ginestra, nello scrivere un testo frutto di studi ed approfondimenti storici ed ispirandosi, come da sua ammissione, a Luigi Magni, riesce a ricreare atmosfere dense di umanità ed a proporre personaggi magnifici: Cassio (interpretato da Massimo Wertmuller) un uomo saggio e dotto, marito amorevole, personaggio di grande onestà intellettuale e fortemente colpito dalla morte in croce di Gesù; Stefano (Michela La Ginestra) perfetto nel suo ruolo di romano sbruffone, sciupafemmine, opportunista quanto basta. Entrambi i protagonisti, guidati dalla regia di Roberto Marafante (a lui si devono i delicati passaggi sulla scena di una eterea figura femminile), sono assolutamente calati nei loro personaggi e riescono a dare una apprezzabilissima rappresentazione degli stati d’animo dei due soldati, anche sfruttando la “colorita” parlata romanesca quel tanto che non involgarisce lo spettacolo, ma anzi, ne rafforza i significati. Abile l'autore a mescolare vari registri narrativi, trasformando uno spettacolo comico, in malinconico, per poi terminare nel drammatico, il tutto sottolineato non soltanto con i dialoghi, ma anche con espressioni ed una mimica facciale talmente potente da sostituirsi, in alcuni passaggi, integralmente alle parole. Degna di nota l’angelica voce di Ilaria Nestovito, capace di donare un tocco etereo allo spettacolo. “Come Cristo comanda” è un’opera adatta a tutti (in sala, per la prima della rappresentazione, erano presenti molti ragazzi facenti parte di un gruppo Scout), in grado di veicolare un messaggio tuttora rivoluzionario centrato sull’uguaglianza e la pace tra i popoli. Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 27 marzo 2025. |
Michele La Ginestra e Massimo Wertmüller Anno 33 d. c., Palestina. È notte: due uomini, vestiti con tuniche e mantelli, sono seduti in una sorta di bivacco in mezzo al deserto, un luogo che rappresenta la solitudine e l’isolamento dal resto del mondo.Parlano sommessamente per non essere scoperti, con la paura di essere stati seguiti da qualcuno; si capisce che sono in fuga, ma nonostante la situazione, cercano di mascherare la propria ansia, parlando delle cose di tutti i giorni, (il mangiare, il lavoro, il rapporto con l’altro sesso) in modo scanzonato e divertito. Dai dialoghi pian piano si intuisce che sono due soldati romani, ma non due qualsiasi: uno, Cassio, è il centurione alla guida dei legionari al momento della crocifissione di Gesù sul Golgota; l’altro è Stefano, un suo soldato, quello che diede da bere a Cristo, acqua e aceto.L’evento che sconvolgerà l’umanità ha stravolto, inconsapevolmente, anche le loro vite; i due non potranno fare a meno di confrontarsi, animatamente, alla ricerca di alcune risposte… ma non tutto, nella vita, si può spiegare con l’esperienza e la logica!Ci sono delle emozioni, che vanno al di là dei cinque sensi, per spiegare le quali è necessario abbandonarsi all’ascolto… e forse, solo allora, si riuscirà a sentire risuonare “una musica melodiosa”. Teatro Vittoria |