La crocifissione di Cristo e la sua resurrezione secondo la visione di due soldati romani, Stefano e Cassio, che incrociarono il suo cammino in un momento cruciale: il primo gli diede da bere acqua e aceto sul Golgota; il secondo fu il testimone della sua resurrezione, avendo egli assistito allo spostamento della enorme pietra a chiusura della tomba ove egli venne sepolto. Questa, in sintesi, "Come Cristo comanda", opera a vocazione altamente drammatica, che offre brevi incursioni nella compagine ilare, principalmente fornita da espressioni tipiche del dialetto romanesco, talvolta anche colorite (spesso affidate al comprimario, Alessandro Salvatori), comunque sporadiche e mai espresse nella seconda metà della rappresentazione, quando diventa ormai chiara la portata eccezionale degli eventi straordinari ai quali i due hanno assistito. E' un approccio da credente puro, quello offerto da Michele La Ginestra, che sottolinea, anzi ribadisce fortemente alcuni dei punti fermi insiti nel messaggio rivoluzionario promulgato da Gesù, peraltro ancora attualissimi: l'uguaglianza tra i popoli, senza distinzione alcuna, e l'amore nei confronti del prossimo, anche nelle vesti di nemico. Alessandro Salvatori, invece, esprime in termini efficaci un contrasto interno di natura corrosiva: l'ammirazione per il personaggio eccezionale da lui appena incontrato e la bieca logica dell'asservimento al potere costituito (prevarrà purtroppo la seconda, in termini peraltro nefasti). Quanto sopra è dalla regia concretizzato sotto forma di un duplice approccio espressivo: da un lato i dialoghi tra i due, che permettono di affrontare l'evento della resurrezione, pur con approccio semplice, sempre connotato dalla forma mentis tipica del pagano, in un caso palesemente redento; dall'altro, la gestione di una quinta parete, collocata nel background, ove opera in termini suggestivi Ilaria Nestovito, a cui è affidato il compito di trasporre sul palco il trascendente, previa intonazione di canti celestiali ed adozione di posture e gestualità che si collocano trasversalmente, rispetto al teatro tradizionale. In chiusura, preme purtroppo segnalare la indisciplinata attitudine palesata da alcuni spettatori: nonostante specifiche raccomandazioni di natura preventiva, lanciate sia all'ingresso dalle maschere, sia sul grande schermo con uno specifico video di natura preventiva, ancora è presente in sala, sia chi parla ad alta voce al vicino di posto, sia chi rumoreggia con la plastica bevendo acqua o scartando caramelle (uno di questi comportamenti, peraltro, ha palesemente deconcentrato La Ginestra nel corso di un delicato passaggio espressivo). Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 15 marzo 2024. |
|