Il Festival, iniziato il 5 maggio (per concludersi il 2 giugno), ospita personaggi dello spettacolo che con la loro creatività riescono a rappresentare le varie forme che l’amore può assumere, allontanandosi dai classici stereotipi e proponendo visioni innovative, in bilico tra il sacro ed il profano, fatti di drammatica attualità presentati con la leggerezza che solo il teatro riesce ad imprimere anche alle vicende più dolorose. È questo il caso dello spettacolo “Show Girl”, di e con Alessandra Silipo e Susanna Lauretta, una rappresentazione variopinta e burlesca basata su una accurata ricerca storica che propone il ricordo e l’operato di donne che, seppure hanno segnato momenti importanti nella storia dell’umanità (basti pensare a colei che ha partecipato all’invenzione della bomba atomica o la scienziata che ha contribuito alla scoperta del DNA!) sono rimaste nell’oblio per il solo fatto di appartenere al genere femminile. L’elenco delle “grandi donne” è lunghissimo: si comincia, magari in modo un po’ cruento, narrando le gesta di due assassine (la saponificatrice di Correggio e l’infermiera inglese Lucy Letby) per poi passare a scienziate, professioniste, menti geniali alle quali non è stato tributato alcun riconoscimento non solo da coloro che le hanno in qualche modo "sfruttate", ma neanche dalla storia che, probabilmente, in quanto scritta da uomini, ne ha volutamente sminuito l’importanza.
Lo spettacolo è molto frizzante e le due protagoniste non si risparmiano in gag, racconti, balletti e canzoni in un funambolico e continuo cambio di vestiti, interviste impossibili e giochi col pubblico.
L’interazione con gli spettatori (e con il simpatico e bravo pianista Raffaele La Pegna) è continua, merito anche dell’ambiente estremamente raccolto della location e dell’assenza di un vero e proprio palco che quasi costringe le attrici a mescolarsi con il pubblico accomodato in un salotto, sorseggiando un bicchiere di vino gentilmente offerto dagli organizzatori, più che in una sala teatrale. La rappresentazione diventa così una piacevole esperienza durante la quale le due brave protagoniste alternano comicità ad attimi di riflessione, giochi a canzoni esibite dal vivo, frivolezze ad approfondimenti storici.
Unico elemento forse da rivalutare, a parere di chi scrive, è la lunghezza dello spettacolo: un’ora e mezza abbondante, seppure gradevole, rischia di appesantire eccessivamente la verve dell’opera.