La madre di Eva
Roma, Teatro Il Parioli, dal 10 al 12 maggio 2024

Dopo il successo della scorsa stagione, La madre di Eva torna al Teatro Parioli con tutta la sua carica emotiva. La storia, liberamente tratta dal libro omonimo di Silvia Ferreri, affronta un tema attualissimo ed estremamente delicato: la transizione sessuale.

Una sala operatoria, un intervento che sta per essere eseguito ed una madre, in sala d’attesa, che si lascia andare ai ricordi. Un tema forte al centro di tutta la rappresentazione: il cambiamento di sesso, che non è visto solo dal punto di vista di chi ne è fisicamente coinvolto, ma anche dall’ottica del genitore travolto da dubbi e sensi di colpa e soprattutto dalla necessità di proteggere i figli dalle discriminazioni e dai pregiudizi (oltre a salvare l’alone di perbenismo che solo la “normalità” conferisce).
Lo spettacolo, pur affrontando tematiche tanto particolari, riesce a farlo con eleganza e con estrema intensità emotiva (merito anche del sottofondo musicale che accompagna tutta la rappresentazione con le composizioni di Luca Maria Baldini).
Stefania Rocca, nel ruolo della madre, regala un’interpretazione coinvolgente. La “sua” madre è audace e forte (è lei e non il padre ad accompagnare Eva in clinica per l’operazione), capace di emozioni espresse in modo travolgente, ma anche imprigionata nel pregiudizio ed attanagliata da forti dubbi. Nell’estenuante attesa fuori dalla sala operatoria si instaura un dialogo surreale senza risposte, un viaggio a ritroso nella vita familiare fino ad allora vissuta, i momenti più gioiosi e quelli più cupi legati ad episodi di discriminazione e bullismo subiti da chi si sente imprigionato in un corpo da donna pur ritenendosi un uomo.
«Voglio raccontare il forte contrasto generazionale e le tematiche transgender dal punto di vista di chi ne è fisicamente coinvolto - scrive Stefania Rocca - ed anche di chi, in quanto genitore, sente il dovere di proteggere “la sua creatura”, con il timore delle discriminazioni che la società spesso riserva a coloro che perseguono un percorso di transizione».
Alla toccante interpretazione di Stefania Rocca si affianca la sua molto attenta regia: maniacale la cura dei dettagli capaci di ricreare un’atmosfera intima e coinvolgente, anche quando la drammaticità del testo sembra amplificare i toni. Spiccata la capacità di trasmettere le intenzioni, utilizzando gli spazi scenici con competenza e spostando l’attenzione dello spettatore dalla fisicità degli attori in scena alle immagini proiettate, quasi a materializzare i ricordi, con un effetto che richiama fortemente il mondo del cinema.
Da apprezzare anche l’interpretazione del figlio da parte di Bryan Ceotto (attore transgender) nel ruolo di Eva/Alessandro. Vi sono poi anche altri personaggi che orbitano attorno ai due protagonisti e che appaiono in scena come ologrammi, quasi una personificazione dei pregiudizi e dei luoghi comuni: il padre affranto; il nonno materno, serio e con una mentalità di altri tempi; il chirurgo, che descrive minuziosamente gli interventi; la psicologa, l’avvocato, le amiche della madre. Personaggi quasi eterei che segnano le tappe del complesso percorso.
La transessualità è un fenomeno articolato che ha enormi risvolti fisici, emotivi, sociali e nel testo La madre di Eva, nonchè nella sua trasposizione teatrale, sono indubbiamente molti gli aspetti che vengono toccati e fatti emergere a rappresentare la sofferenza di vivere in un involucro (il proprio corpo) nel quale non ci si riconoscere e le enormi difficoltà che le famiglie di questi giovani affrontano per superare gli etichettamenti sociali. “La Madre di Eva” è una rappresentazione teatrale profondamente toccante, in cui l’arte si intreccia con il vissuto umano per offrire agli spettatori un’esperienza esclusiva.




Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 10 maggio 2024.

La madre di Eva
con Stefania Rocca
dal romanzo di Silvia Ferreri
adattamento e regia di Stefania Rocca
E con Bryan Ceotto / Simon Sisti Ajmone
Musiche Luca Maria Baldini
Produzione Stage Entertainment – Enfi Teatro – Oraone Production

Un percorso tra due generazioni per riconoscere la diversità come un valore. Torna dopo il grande successo della passata stagione al Teatro Parioli, lo spettacolo LA MADRE DI EVA con Stefania Rocca e Bryan Ceotto / Simon Sisti Ajmone. Tratto dal romanzo di Silvia Ferreri (NEO Edizioni), l’adattamento e la regia sono di Stefania Rocca.
Note di regia.
Che cosa vuol dire essere madre? Nessuno nasce genitore e nessuna donna nasce madre. L’unica, vera, possibile guida è l’amore, uno scambio continuo tra genitori e figli, in un ascolto reale e sincero tra generazioni. “La madre di Eva” è liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Silvia Ferreri, finalista al premio Strega nel 2018. È la storia, toccante e contemporanea, di una madre che parla a sua figlia – lei l’ha sempre considerata una femmina – in una clinica di Belgrado, mentre al di là del muro, stanno preparando la sala operatoria e i dottori tracciano linee verdi sul corpo nudo di Alessandro, per permettergli di realizzare, finalmente, il suo desiderio: “prima dei miei diciotto anni voglio sottopormi all’intervento che mi renderà quello che sono davvero: un uomo”. In un dialogo surreale senza risposte, sospeso tra l’immaginato e il reale, la madre racconta la loro vita fino a quel momento. Un viaggio costellato di amore e odio, sensi di colpa, paure, desideri e speranze. Madre e figlio sono le facce di una società che evolve e non dà tempo, ci spiazza e ci rende soli. Con questo spettacolo, voglio raccontare il forte contrasto generazionale e le tematiche transgender dal punto di vista di chi ne è fisicamente coinvolto ed anche di chi, in quanto genitore, sente il dovere di proteggere “la sua creatura”, con il timore delle discriminazioni che la società spesso riserva a coloro che perseguono un percorso di transizione. Per Alessandro la transizione è un percorso che modifica il corpo, non l’identità. Lui è nato uomo. Non c’è un prima e un dopo. Per la madre, condizionata da un pregiudizio ancestrale, la transizione è un calvario ingiustificato oltre a essere un insulto al “frutto del suo seno”. Non è una donna bigotta ma ha paura. Paura che sua figlia soffra troppo, paura che venga giudicata, paura che la vita per lei possa essere più difficile. L’amore e l’ansia di essere una madre perfetta, la portano a guardare da un’unica prospettiva, la sua, fino a quando lei stessa non sarà in grado di comprendere e abbattere quel muro di solitudine che le ha divise, fino al momento in cui entrambe rinasceranno. Attraverso lei, vorrei si aprisse per il pubblico una finestra in più sull’identità di genere, che porti lo spettatore ad immedesimarsi emotivamente in entrambi i personaggi. Penso che tanti genitori e tant* figl* che stanno affrontando un percorso analogo, grazie alla visione di questo spettacolo potranno sentirsi meno soli.
(Fonte: comunicato stampa)

Teatro Il Parioli
Via Giosuè Borsi, 20
Roma
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