Se si vuole trascorrere un’ora di fine e arguta comicità, anche dissacrante, la stand up comedy dello Sgargabonzi, al secolo Alessandro Gori, poco soddisfa le aspettative. Non perché non sia effettivamente fine, arguto e dissacrante, anzi l’eloquio è sagace ricercato e meticolosamente articolato, ma perché di comico c’è ben poco e si ride a denti stretti. La promessa di un particolare umorismo intriga e attrae, ma purtroppo si resta delusi già dopo i primi venti minuti e via via che la narrazione procede, anche la speranza di un exploit di risata va a scemare. Come definirlo? Nonsense, black humor, satira? Niente di tutto questo pare calzare per rappresentarlo adeguatamente. Lo Sgargabonzi ha uno stile tutto suo, singolare, di nicchia e, anche in prima analisi, tralasciando il giudizio sui contenuti di cattivo gusto (Storie di bambini in salsa horror-thriller) e pur considerando l’abile inanellarsi di scene assai dettagliatamente descritte, il risvolto divertente proprio non si apprezza. Tra il pubblico, pochi rispondono alle battute, e quei pochi ottemperano quasi ad un dovere, perché sulla carta lo spettacolo dovrebbe far ridere. Arrivati a metà spettacolo, si verificano diverse defezioni tra il pubblico mentre gli applausi finali pare vengano concessi in termini liberatori, quanto basta per congedare l’attore. Probabilmente, la sua è una comicità non per pochi, ma per pochissimi! Del tutto infelice (per usare un eufemismo) la scelta del tema principale, sopra appena accennato: l’infanzia, in particolare quella violata, è indagata con un tale eccesso di cinismo che sarebbe del tutto ingiustificata anche una finalità di denuncia sociale, qui peraltro del tutto assente. |
Alessandro Gori - Lo Sgargabonzi STORIE DI BAMBINI |