
Se si vuole trascorrere un’ora di fine e arguta comicità, anche dissacrante, la stand up comedy dello Sgargabonzi, al secolo Alessandro Gori, poco soddisfa le aspettative. Non perché non sia effettivamente fine, arguto e dissacrante, anzi l’eloquio è sagace ricercato e meticolosamente articolato, ma perché di comico c’è ben poco e si ride a denti stretti.
La promessa di un particolare umorismo intriga e attrae, ma purtroppo si resta delusi già dopo i primi venti minuti e via via che la narrazione procede, anche la speranza di un exploit di risata va a scemare. Come definirlo? Nonsense, black humor, satira? Niente di tutto questo pare calzare per rappresentarlo adeguatamente. Lo Sgargabonzi ha uno stile tutto suo, singolare, di nicchia e, anche in prima analisi, tralasciando il giudizio sui contenuti di cattivo gusto (Storie di bambini in salsa horror-thriller) e pur considerando l’abile inanellarsi di scene assai dettagliatamente descritte, il risvolto divertente proprio non si apprezza. Tra il pubblico, pochi rispondono alle battute, e quei pochi ottemperano quasi ad un dovere, perché sulla carta lo spettacolo dovrebbe far ridere. Arrivati a metà spettacolo, si verificano diverse defezioni tra il pubblico mentre gli applausi finali pare vengano concessi in termini liberatori, quanto basta per congedare l’attore. Probabilmente, la sua è una comicità non per pochi, ma per pochissimi! Del tutto infelice (per usare un eufemismo) la scelta del tema principale, sopra appena accennato: l’infanzia, in particolare quella violata, è indagata con un tale eccesso di cinismo che sarebbe del tutto ingiustificata anche una finalità di denuncia sociale, qui peraltro del tutto assente. |
|

Alessandro Gori - Lo Sgargabonzi
STORIE DI BAMBINI
Alle elementari, una vita fa, eravamo tutti col nostro bravo grembiulino nero, il colletto bianco e il fiocco. Blu per i bambini e rosso per le bambine. E i nostri genitori ci infagottavano in quelle giacche a vento pesantissime. Oggi invece posso davvero dirlo: mala tempora currunt. I bambini sono tutti firmati da capo a piedi. Non ce n'è uno che abbia un maglione preso al mercato o un taglio di capelli da diecimila lire. Limitandoci a parlare dei maschietti, il bambino medio che va alle elementari oggi è mediamente così: gilè amaranto Trussardi in sella di camiciola Fendi, borsalino Pierre Cardin che gli cade in parte sulla testolina santa, brillantini sbrilluccichettosi su particolari tendenzialmente (ma non per forza!) puccettosi, minigonna stile Massimo Gramellini con guarnizione Lebole al caramello, autoreggenti da troione, scarpe antinfortunio Finmeccanica, zainetto Miss Pomodoro, petroliera sotto i piedi, giro di amari della casa, musica atonale di Edgar Varese tutta intorno (di solito Density 21.5 per flauto solo), cinquantenne slave al guinzaglio senza la gamba destra e il braccio sinistro ma con rosa in bocca. Credo che questi pargoli abbiano tutti bisogno di tre sole cose: le lettere di rimprovero del babbo di Enrico Bottini in Cuore, le fionde dei ragazzi della via Pal e la bara del piccolo Miles in Incompreso. E noi gliele daremo.
fonte: comunicato stampa

Teatro de' Servi Via del Mortaro, 22 00187 Roma
info e biglietti: tel. 06.6795130
Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
|