Impressionante attualità di una donna vissuta 500 anni fa. La contessa ungherese Eszrebet Bathory, considerata la prima serial killer nella storia del crimine, interpretata dall’eclettica Ester Alfonsi ritrova vita nello spettacolo “La castellana” tratto dal volume “La Castellana (un noir) e altri testi per attrice solista” di Giuseppe Manfridi.
Una rappresentazione oscura come il suo personaggio. Atmosfere tetre. Un solo pensiero: la bellezza che non deve svanire. Sta qui l’attualità di questo spettacolo che evidenzia come, oggi, al pari del ‘500, l’imperativo è quello di piacere a tutti i costi. In questa versione, della regista Lina Milano, discostandosi da precedenti rappresentazioni (La castellana, un noir) la contessa acquisisce maggiore sensualità e la scenografia e gli abiti denotano un periodo storico più attuale. Il tema dell’imperscrutabilità dell’animo umano, caro all’autore, resta inalterato e fortemente rimarcato nell'interpretazione di Ester Alfonsi. La protagonista domina da sola la scena, dando vita ad una contessa indomita, completamente conscia dei suoi privilegi di casta, lasciando però trapelare, in alcuni momenti, un lato fragile, giustificando le sue azioni con l’amore, ed imprecando contro un Dio che non riesce a comprendere la sua necessità di rimanere giovane e bella. Affascinanti sono i dialoghi con l’invisibile paggio nano Janos che sembra prendere vita e addirittura muoversi accanto alla contessa o fuggire alle sue minacce. Forte l’impatto emotivo generato non solo dalla vicenda, ma anche dalla perfetta interpretazione della protagonista. Ogni muscolo, lo sguardo, il tono di voce, le pause sono accuratamente calibrati per dare vita ad una narrazione compulsiva e drammatica. La complessità del testo di Mandridi che esalta il lato aristocratico ed altezzoso della protagonista utilizzando un linguaggio complesso e forbito e la crudeltà del personaggio (lei stessa ammette di avere ucciso 610 vergini per utilizzare il loro sangue come cura di bellezza) potrebbero non rendere la pièce molto allettante, invece il risultato è una rappresentazione che seppure forte nei contenuti e nell’esposizione, rapisce il pubblico che in quasi un’ora di spettacolo resta affascinato dalla sfrontatezza e dalla alterigia di un personaggio che nonostante ciò, non riesce a nascondere totalmente la sua fragilità interiore ed il suo bisogno smodato di distinguersi dalla massa, generando quasi empatia ed evocando risvolti psicologici che rendono la trama fortemente attuale: l’ossessione della bellezza a tutti i costi sopravvive ai secoli per arrivare ai nostri giorni, magari con accorgimenti diversi dall’omicidio per raggiungerla, ma anche se meno devastanti riescono a generare implicazioni psicologiche da non sottovalutare. “La castellana” è indubbiamente un’opera su cui meditare.
Questa recensione si riferisce alla rappresentazione dell'11 novembre 2023. |
|
La Castellana
di Giuseppe Manfridi
regia di Lina Milano
con Ester Alfonsi
sguardo artistico di Loredana Battistin disegno luci e fonica di Federico Micciulla scene di Giulia Colombo organizzazione a cura di Pamela Alfonsi Simona Carossa Paola Furlanello Produzione Belteatro, Padova.
Teatro Di Documenti Via Nicola Zabaglia 42 Roma
|