È una storia eterna, che sul palco dello Strehler assume la misura della contemporaneità.
Mario Martone, ospite per la prima volta nella veste di produttore e regista al Piccolo, sceglie la tragedia più famosa e rappresentata al mondo per raccontare una vicenda che appartiene all'immaginario collettivo. Classe 1959, Martone inizia la sua carriera drammaturgica nel 1976 con il 'Faust o la quadratura del cerchio', dopo pochi anni e tanta produzione teatrale, il 1980 lo vede vede esordire alla regia cinematografica con un cortometraggio, anche se è diventato noto ai più per un titolo, su molti altri, ossia 'L'amore molesto', in concorso al Festival di Cannes e vincitore del David di Donatello. Il sipario si apre e lo scenario è cupo. Due grandi spot anabbaglianti paralleli, posti di fronte a delle quercie secolari come il racconto, fanno da preambolo alla diatriba immergendoci in un panismo metafisico; due come i casati, due come i ragazzi che ne incorniciano il protagonismo, due, e opposti apparentementente, come i non colori che dipingono la tela della narrazione, due come i sentimenti nettamente contrastanti che governano la tragedia e la vita nel 1300 e ai giorni nostri. Una scenografia ombrosa, in bilico fra la fiaba ed il sottobosco underground, introduce il racconto: lo scontro tra fazioni potenti che si odiano da sempre e la loro acredine, la loro rivalsa e la loro cupidigia di potere sono le uniche vere prepotenti protagoniste abili a stritolare impietose la loro genie. Romeo Montecchi (Francesco Gheghi), rampollo di uno dei principali casati veronesi, interpretato da un dinoccolato attore esordiente di buone capacità recitative, è in scena come un tenero e contemporaneo adolescente alternando un linguaggio trecentesco, per le parti recitate in parafrasi, a quello moderno quando, senza sforzo, avviene lo switch che lo incapsula nella violenta banda di cui è vittima e, ahimè, compartecipe. In balia delle situazioni di conflitto nate in seno al ceppo d'origine è preda dei sentimeti non corrisposti per Rosina; tale situazione lo getta nel più totale sconforto e nella spirale della depressione delirante. Mercuzio, amico del protagonista e congiunto del principe Escalo e Benvolio, a sua volta cugino di Romeo, cercano invano di distoglierlo dalla sua malinconia, quindi decidono di imbucarsi da smargiassi ad una festa in pieno stile rockettaro tenuta nella casa dei Capuleti. Romeo, che spera di vedere Rosina al ballo, incontra invece Giulietta (Anita Serafini) e ne rimane folgorato. L'adattamento dell'opera conduce inevitabilmente il focus ad una profonda riflessione sulla famiglia e sulla società, ed agli ineffabili fallimenti dell' una e dell'altra, entrambe scollate dalla realtà che i teenager respirano, concorrono a generare mostruose violenze e pericolose psicosi. Menzione speciale alla balia/zia e al prete confessore francescano, che mitigano sapientemente i toni drammatici, calibrando sufficienti dosi di comicità ed ironia, per lo spazio esiguo consentito in una storia dal sapore totalmente amaro. William Shakespeare ci ha fatto dono di un prezioso scrigno nel quale, da sempre, ci siamo potuti rifugiare. Sala gremita di un target di pubblico evidentemente giovane con somma soddisfazione di chi, come me, ritiene che ciò sia cosa di cui parecchio compiacersi. Lo spettacolo, ben riadattato, si pone l'obiettivo di avvicinare al teatro un pubblico under 25, anche attraverso il sapiente reclutamento di un frusciante stormo di promettenti attori in erba, coadiuvato da un piccolo gruppo d'eccellenza senior.
La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 21 marzo 2023.
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Romeo e Giulietta
di William Shakespare
Adattamento e regia Mario Martone
scene Margherita Palli, costumi Giada Masi luci Pasquale Mari, suono Hubert Westkemper, video Alessandro Papa, regista assistente Raffaele Di Florio, assistente alla regia Michele Bottini, Giulia Sangiorgio, casting Paola Rota
Piccolo Teatro Strehler - Sala Buzzati
Via Balzan 3 - 20121 Milano Biglietteria 02 21126116 E-mail:
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