Il barone rampante
Milano, Piccolo Teatro Grassi, dal 26 settembre al 13 ottobre 2024

Lo scenario elegantemente minimal (scene Guia Buzzi - disegno luci Luigi Biondi) riduce la realtà del racconto raccogliendo la bizzarria dei personaggi intorno ad una tavola in cui gli stessi, in un andirivieni di positure di valenza intrapsichica, alternano memorie autobiografiche ad iperboliche fantasie fabulistiche.
Cosimo Piovasco di Rondò (Matteo Cecchi), dodicenne rampollo di nobile lignaggio, in seguito a un banale alterco con i genitori per un piatto di lumache, si arrampica su un albero del giardino di casa dichiarando di non volerne più discendere per il resto della vita. L'adolescente dimostra ben presto che questa scelta, smaccatamente eccentrica, non è frutto di un capriccio.
Esplorando l'ambiente circostante unicamente attraverso boschi e foreste, costruendo a poco a poco una dimensione routinaria parallela, elevata e bucolica, non da misantropo, mantenendo un costante coinvolgimento nella società contemporanea,  altruista e consapevole, egli teorizza e dimostra che per essere davvero compartecipe della vita degli uomini, la sola via fosse d’essere separato dagli altri.
Collocato in pieno Illuminismo, all'ombra della rivoluzione francese, come ne "Il cavaliere inesistente" e "Il visconte dimezzato" il romanzo, così come la pièce (squisita la regia di Riccardo Frati), assume connotati fiabeschi, prospettando così quella chiave di lettura della realtà insita in questa fase degli scritti calviniani, tra realismo e fantasia. 
Per Calvino la scelta arboreo/ascensionale che l'aristocratico protagonista compie non rappresenta una fuga dal mondo, dalle relazioni interpersonali e dalla società bensì tratteggia la ferrea volontà di un uomo che intende seguire fino in fondo un autoimposto dictat, poiché senza di esso, sarebbe privo di una identità da raccontare a se stesso e agli altri.
A questo prototipo dell’intellettuale illuminista,  che  lo stesso Sciascia defini' “una sentinella della ragione, vigile e scattante contro tutti i mostri della natura e della storia”,  lo scrittore oppone specularmente il personaggio femminile di Viola (Marina Occhionero), figlia dei Marchesi d'Ondariva, vicini della famiglia di Cosimo e suo unico vero amore, che incarna la spinta romantica e barocca, come pulsione distruttiva e corsa verso il nulla.
Nell’interpretazione dello scrittore, la prospettiva di vita del barone non risolve affatto tutti i problemi ma può, ancora oggi, lanciare un monito all’uomo contemporaneo.
Biagio (Leonardo De Colle), l'io narrante, obbediente figlio minore e fratello del protagonista, tesse la narrazione legando Arminio Piovasco di Rondò (Mauro Avogadro), il padre ambizioso e anacronistico a  Battista (Marina Occhionero), la sorella reclusa, all'Abate Fauchelafleur (Michele dell'Utri), al Cavalier Avvocato Enea Silvio Carrega (Nicola Bortolotti) alla Generalessa Corradina Von Kurtewitz madre autoritaria e a Gian dei Brughi amico brigante.
L'eccellente tratto interpretativo dell'intero cast raggiunge punte di perfezione a tratti deliziosamente caricaturale nella figura materna della graduata Corradina (Diana Manea) e in Gian dei Brughi (Michele Dell’Utri).
Come sempre al Piccolo, lo spettacolo è di caratura  prestigiosa.


La presente recensione si riferisce allo spettacolo del 27 settembre 2024



Il barone rampante
di Italo Calvino
adattamento e regia Riccardo Frati
scene Guia Buzzi
costumi Gianluca Sbicca
disegno luci Luigi Biondi
composizione musicale e sound design Davide Fasulo
animazioni Davide Abbate
con (in ordine alfabetico)
Mauro Avogadro
Nicola Bortolotti
Matteo Cecchi
Leonardo De Colle
Michele Dell’Utri
Diana Manea
Marina Occhionero
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa

È in scena per il terzo anno consecutivo – dopo due stagioni di tutto esaurito – Il barone rampante diretto da Riccardo Frati, che ha anche adattato con rigorosa fedeltà il romanzo. E nuovamente il baroncino Cosimo – che dal 1957 abita l’immaginario dei giovani (e non solo) lettori del capolavoro di Italo Calvino – si arrampica sugli alberi di una Liguria “immaginaria”, allestita in teatro grazie a un sorprendente intreccio di pedane e passerelle.
Delicato, lieve e commovente, lo spettacolo racconta la scoperta del mondo e l’iniziazione ai sentimenti di un ragazzo appassionato e sensibile, coerente a qualunque prezzo.
«L’adolescente Cosimo, che incarna l’urgenza di migliorare il mondo intorno a sé – spiega Frati – mi fa pensare a tutti coloro che hanno il coraggio di scegliere un diverso punto di vista e di impegnarsi per il bene comune.»


Piccolo Teatro Grassi

Via Rovello 2
20121 -  Milano
Tel: 02 21126116
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ORARIO SPETTACOLI:
da martedì a sabato ore 19:30
domenica ore 16:00


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