Titolo forse un po' cruento, ma sicuramente evocativo per lo spettacolo in scena dal 28 aprile al primo maggio al Teatro Trastevere.
Dodici personaggi interpretati da Paolo Biag a rappresentare le varie sfaccettature (tutte negative) della società americana dei primi anni novanta. Lo spettacolo, di Eric Bogosian, con la regia di Pino Quartullo, mette a nudo tutta l'ipocrisia, il razzismo, la sessualità, l'utilizzo delle droghe ed il narcisismo dello stile di vita americano in un particolare periodo storico, che però, a ben vedere, e grazie ad allusioni neanche troppo velate, ricorda ed assomiglia all'attuale situazione italiana. Piantando i chiodi sul pavimento con la fronte è stato rappresentato per la prima volta nel nostro Paese da Luca Barbareschi nel 1994, con un adattamento ambientato in Italia; in questa versione, invece, resta inalterato lo scorcio della società americana (anche per fermo volere dell'autore che ha concesso i diritti) e solo in pochi accenni lo spettatore viene condotto su una riflessione che fa trasparire una comunanza tra il nostro Paese e gli USA. Infatti, i dodici personaggi interpretati da Biag, accuratamente studiati, ritraggono perfettamente la nostra attuale società: il perbenista, il pericoloso malato che vuole contagiare tutti, i politici narcisisti, il medico più disposto ad uccidere i propri pazienti che a curarli, l'impossibilità di gestire la sessualità, l'uso sfrenato delle droghe ed un elemento latente in tutta l'opera, la paura. Da elogiare l'interpretazione di Paolo Biag che, per ogni personaggio, riesce a cogliere e rappresentare non solo l'aspetto fisico, ma anche l'essenza intima, in un alternarsi di postura, mimica e linguaggio adeguatamente cadenzato, a volte armonico, a volte cantilenante, spesso rude. Sullo sfondo del palco tre bandiere americane sovrapposte immergono lo spettatore nel contesto storico/geografico e, sapientemente, fungono da "camerino" dell'attore consentendo i suoi frequenti cambi di look, senza mai interrompere la fluidità dell'opera. Uno spettacolo che nonostante la drammaticità di alcuni soggetti rappresentati riesce a strappare, anche grazie all'abilità camaleontica di Paolo Biag, qualche risata allo spettatore e, forse, a fargli ritrovare un pezzetto in sè di qualcuno dei dodici personaggi. Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 28 aprile 2022. |
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