Quella che Nino, il nostro protagonista, fa a Marco (il ragazzo che lo ascolta, ma che non è presente sul palcoscenico) non è una confessione, ma la narrazione di un romanzo, a volte allegro, altre tragico, e questa alternanza di sentimenti ed emozioni coinvolge lo spettatore fino a farlo immedesimare nel racconto. Andrea Zanacchi (Nino) è straordinario nella sua interpretazione. Da solo ricostruisce gli episodi dei suoi racconti, ed ecco allora che diventa la mamma severa, il nevrotico direttore della banda musicale, il bullo di quartiere, il nonno razzista e tanti altri personaggi, caratterizzandoli tutti e cambiando, per ognuno di loro dialetto, movenze, mimica, atteggiamenti. Si fa quasi fatica a rimanere concentrati in questo turbinio di persone e situazioni, ognuna diversa, suggestiva, rievocativa. Apprezzabile la presenza sul palco della violoncellista Laura Bentivenga, solo apparentemente fuori contesto, che senza mai esagerare, accompagna con un delicato, ma efficace sottofondo musicale alcuni personaggi del racconto del Barbone. Finale triste, ma che non lascia l'amaro in bocca perchè in tutta la pièce è l'umanità del protagonista ad emergere e la sua speranza nel futuro. Sapiente gioco di luci, accurata regia, scenografia essenziale ma di effetto. Spettacolo adatto a tutti: i non più giovanissimi rivivranno le suggestioni di tanti episodi che hanno segnato la storia degli ultimi 40 anni. Le giovani generazioni apprezzeranno le originali modalità di racconto di episodi del passato che tanto hanno influenzato il futuro. |
Teatro Trastevere
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