Scritto da Fabio "Stanley" Cusano Martedì 14 Giugno 2011 21:10 Letto : 2236 volte
Composto da 11 canzoni, il disco innanzitutto pare aver eliminato del tutto quelle pesanti composizioni a metà strada tra metal classico e power teutonico in favore delle prime, poi il disco gode di un buon stato di salute a livello compositivo che è giusto segnalare. Se l'opener e primo singolo "Hammer Of The Gods" non brilla per originalità e robustezza esecutiva (apprezzabile comunque il ritornello di stampo antemico), il resto della tracklist offre cose migliori: già la successiva "Back In '79", che sin dal titolo rimanda agli esordi della band inglese ha un refrain più incisivo e un'atmosfera più hard rock/blues alquanto gradevole, ma il meglio arriva con la maestosa title track (che arriva dopo un paio di episodi manieristici ma non brutti): Byford entra nel pezzo con una vena poetica e anticipa le azzeccatissime atmosfere epiche profuse, per quello che forse è il miglior brano del lotto. I bikers di tutto il mondo daranno ampie sgasate alle proprie Harley nell'ascoltare il riff acdiciano di "Chasin The Bullet" che dispone anche di un buon groove della ritmica, ma non resteranno delusi nemmeno dalla cavalcata "Afterburner", un pò ruffiana ma che non sfigura nei confronti di chi la precede. "Balls Of The Working Man" garantisce altri 4 minuti di puro divertimento metallico, un episodio decisamente nostalgico ma ben tessuto da tutto la band, sopratutto per il buon lavoro delle due chitarre, duellanti ma allo stesso tempo partecipi per la buona riuscita del tutto. Chiude la tracklist una bellissima rivisitazione con archi della canzone che da il titolo al disco, non una semplice bonus track ma un reale valore aggiunto al tutto. Premettendo che se cercate qui il meglio dalla produzione dei Saxon vi conviene direttamente tornare indietro di circa 30 anni, ma quel che e certo è che Call to Arms è un più che dignitoso lavoro di sudato e colante heavy fatto alla vecchia maniera, con pochi fronzoli e buon gusto per la melodia. Periodicamente le nuove leve cercano di prendere a spallate le vecchie, ma dinnanzi ad album come questi farebbero meglio ad inchinarsi e a portare il giusto rispetto a chi la storia del genere l'ha scritta, e con pagine importanti. 68/100
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Biff Byford: Voce Anno: 2011 |