Scritto da Max Casali Lunedì 27 Agosto 2018 09:52 Letto : 1356 volte
D’altronde come “Rain”, che si avvale di atmosfere e delicati tocchi di piano che provano a rincorrere il mood di certi pezzi Pinkfloydiani. Che i quattro britannici siano amati dal Nostro non ne fa un mistero ma, omaggiare in coda al disco, uno dei propri idoli con una versione “casareccia” di “Wish you were here” non è rispettoso. Diverso sarebbe stato se, simil vezzo casalingo, si fosse svelata come “ghost-track” senza farla apparire in elenco. Insomma, un ingenuo peccato veniale, magari dettato dall’impulsivo riempitivo tipico di un debutto e nulla più. I restanti inediti: “A dream” e “Rosemary” proseguono le verniciate del minimalismo carezzevole e garbato, prettamente inclini alla ponderazione più intima, in cui Tosches si riscatta onorevolmente, con curvature melodiche raffinate, sviluppate su punteggiature di keyboards à la Richard Wright o su brevi assoli in stile Bruce Hornsby. Giunge notizia che, nel cantiere di Nicolò, fomentano pezzi in lingua madre che anelano la pubblicazione: con l’inglese se l’è cavata abbastanza e lo attendiamo, senz’altro, con una certa curiosità a patto di ponderare meglio i contenuti da inserire e schivare evitabili inciampi.
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Tosches (Nicolò Vignolo): Voce Anno: 2018
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