E' interamente dedicata alla figura materna, questa riuscita rappresentazione di Federica Cifola, che costruisce le fondamenta argomentative del suo monologo su un'analisi, ilare ma mai banale, incentrata sulla condizione della donna-mamma, partendo dal presente, cioè da questo 21° secolo caratterizzato da tempi repentini, spesso folli, prendendo poi in considerazione un lunghissimo range temporale, chiamando in causa donne che hanno il merito (o la colpa) di aver generato personaggi famosi (da Noè a Renzi, passando per Nerone o Hitler). Con specifico riguardo alla condizione femminile attuale, appare riuscita la sublimazione dell'archetipo frenetico, a tratti schizoide, cui la mamma-tipo è costretta suo malgrado ad adeguarsi per mantenere il passo. In tal senso, l'attrice costruisce un legame empatico con il pubblico presente in sala, evocando elementi della quotidianità vissuta oggigiorno da ogni madre, a volte anche esasperando certi tic tipici della specifica compagine. Non scontata, inoltre, la stigmatizzazione dell'universo maschile, che generalmente poggia su luoghi comuni prevedibili, specie quando è descritta da una donna, qui invece concretizzata in termini intelligenti, pur gradevolmente dissacratori. Va inoltre segnalata la incredibile abilità di questa donna di passare con disinvoltura dal dialetto romanesco a quello calabrese, nonché la sua capacità di infrangere ripetutamente la quarta parete senza risultare mai invasiva, pericolo spesso frequente quando si coinvolge il pubblico (nei cui confronti, talvolta, alcuni comici entrano a gamba tesa, risultano talvolta addirittura cruenti). Al riguardo, vale la pena citare il coinvolgimento di un uomo chiamato sul palco al fine di testare certe sua competenze in contesti propri ed esclusivi delle consorti. Tutte queste abilità espresse da Federica Cifola legittimano l'impiego di una scenografia non appariscente (una sedia, un mobiletto, pochi oggetti), corredata di uno schermo sullo sfondo, sfruttato occasionalmente per la proiezione di video e foto. Se ci è consentito un umile suggerimento, la parentesi dedicata alla prostituta straniera assicura analoghi spunti divertenti, ma appare un tantino decontestualizzata rispetto al leitmotiv ricorrente. In conclusione, la riuscita di quest'opera è determinata sia dalla capacità della monologhista di esprimere autoironia, qualità sempre molto apprezzata in un comico, sia dalla compenetrazione identificativa assicurata dalla stessa, idonea a garantire spunti riflessivi su questioni argute, spesso cariche di substrato morale. |
MAMMA...ZZO Mamma...zzo
|