
«Mi influenzò notevolmente la signora Roosevelt, la vedova del presidente scomparso nel ’45, che scrisse la prefazione per l’edizione americana del Diario, e con la quale ebbi occasione di parlare a New York. Ella mi fece notare che, dopotutto, un piccolo numero di uomini legge libri, e che era mio dovere allargare il piú possibile la cerchia di coloro che volevano accogliere il messaggio di Anne, e per questo il teatro e il cinema erano i mezzi piú adatti. Dopo molte riflessioni e discussioni con scrittori è stata creata l’opera teatrale. lo sono convinto che essa adempie a una missione, e questa è la cosa piú importante».
Negli anni '50, Otto Frank, padre di Anne, concesse la sua autorizzazione alla trasposizione su palcoscenico del "Diario di Anne Frank". Oggi, nonostante i 70 anni dalla sua prima rappresentazione mondiale (avvenuta a New York, il 5 ottobre del 1955) e i 68 da quella italiana (ad opera della Compagnia dei Giovani, nel 1957, con Annamaria Guarnieri, Romolo Valli e Umberto Orsini), la portata dell'opera teatrale è ancora attuale, viaggiando parallelamente a quello del libro, forte del medesimo substrato morale. Per immaginare ciò che successe nella soffitta ove Anna Frank e la sua famiglia vissero prima della cattura, può essere utile rievocare il recente e drammatico periodo della pandemia Covid, nel corso del quale ogni famiglia venne costretta ad una lunga reclusione domestica. I drammatici eventi che tutti noi abbiamo vissuto e le successive conseguenze psicologiche che ancora patiamo a distanza di un paio di anni, sono ben poca cosa rispetto a ciò che successe in Olanda ai Frank. Ora, per capire il clima vigente degli anni '40, vanno aggiunti, al drammatico isolamento sociale determinato dagli effetti pandemici, ben 4 ulteriori elementi di natura aggravante: 1) la convivenza forzata con persone estranee (una famiglia composta da tre persone più un ulteriore adulto); 2) il lungo periodo di segregazione, superiore ai due anni (dal 6 luglio 1942 al 4 agosto del 1944); 3) gli spazi ristretti, per non dire angusti, di una soffitta lontanissima dal soddisfare le esigenze di vita quotidiana di 8 persone costrette alla convivenza forzata; 4) la paura costante della cattura e della conseguente deportazione nei campi di concetramento tedeschi. Ora il lettore immagini cosa possa rappresentare la quotidianità in un simile contesto fisico e psichico: tutto ciò che normalmente si può programmare in ordine alla buona creanza e ai rapporti interpersonali, al rispetto per sé stessi e per il prossimo, al proprio ed altrui equilibrio interiore, anche con riferimento a speranze e aspettative future, viene totalmente ed inevitabilmente sovvertito, con conseguenze a dir poco drammatiche. La compagnia a cui è affidata quest'opera - che ha con successo debuttato nel 2020, al Teatro Belli, giunta oggi al quarto anno di repliche consecutive - ci catapulta con rara maestria nell'alveo nefasto sopra descritto, facendosi efficace portabandiera di valori espressivi tanto iconografici (affidati ad una scenografia di stampo quasi claustrofobico), quanto iconologici (grazie alla capacità di interpretare personaggi tipizzati da differenti modus comportamentali, ciascuno sotteso ad un proprio status mentale). In tal senso - e senza nulla togliere agli altri interpreti, tutti incredibilmente capaci - appare impossibile non menzionare quantomeno la capacità di Angelica Accarino di spegnere ab origine ogni tentazione dello spettatore di connotare il personaggio di Anna Frank di un'apparente leggerezza, in luogo, invece, di un più sano senso di briosità caratteriale, da lei espresso talvolta in termini addirittura dirompenti. Vedere quest'opera, così come portata in scena da questa compagnia attoriale, cristallizza pienamente il giudizio che Natalia Ginzburg profuse sul Diario, da essa identificato quale «giornale di bordo di una nave immobile nel centro di Amsterdam, che naufraga lentamente senza saperlo».
Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 25 gennaio 2025.
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TEATRO BELLI presenta IL DIARIO DI ANNE FRANK
di Frances Goodrich e Albert Hackett
con (in ordine di apparizione): Roberto Attias Greta Bonetti Angelica Accarino Francesca Bianco Francesca Buttarazzi Vinicio Argirò Tonino Tosto Susy Sergiacomo Germano Rubbi Roberto Baldassari
regia di Carlo Emilio Lerici aiuto regia - Martina Gatto scene - Vito Giuseppe Zito costumi - Annalisa Di Piero ufficio promozione scuole - Alessandra Santilli i brani tradizionali ebraici sono cantati da Eleonora Tosto
Considerato uno dei capolavori del teatro del 900 e Premio Pulitzer per la drammaturgia nel 1956, al TEATRO CIAK di Roma arriva Il Diario di Anne Frank di Frances Goodrich e Albert Hackett, in scena sabato 25 gennaio alle ore 21.00 e domenica 26 alle ore 17.30. Lo spettacolo è interpretato da Roberto Attias, Greta Bonetti, Angelica Accarino, Francesca Bianco, Francesca Buttarazzi, Vinicio Argirò, Tonino Tosto, Susy Sergiacomo, Germano Rubbi, Roberto Baldassari (in ordine di apparizione), per la regia di Carlo Emilio Lerici. La vicenda inizia con Otto Frank, unico sopravvissuto, che ritrova nella soffitta il Diario tenuto da sua figlia Anne. Mentre inizia a leggere, come evocate dalle pagine del Diario, riprendono vita le vicende della famiglia Frank nella Amsterdam occupata dai nazisti. È il 1942: la famiglia Frank è ebrea, e i tedeschi danno la caccia agli ebrei di casa in casa. Prima del tragico finale, Anne vivrà due anni nel rifugio segreto, vedendo il cielo solo la notte, da una piccola finestra, con la compagnia della sua famiglia, della famiglia Van Daan e del dottor Dussel. Con una scenografia che si sviluppa su due livelli e quattro ambienti, lo spettacolo è strutturato come un lungo piano sequenza, in cui i dieci attori ci raccontano, in una coralità scenica e narrativa, la loro quotidianità, in un sottile confine ed equilibrio tra tragedia e leggerezza. Le circostanze, inusuali e inimmaginabili, mostrano caratteri diversi e contrastanti, egoismi e simpatie, paura e speranza, e lo sbocciare di un giovane amore. E anche se la fine è imminente e certa, fino all’ultimo Anne conserva la sua voglia di vivere e la sua fiducia nell’umanità: «...continuo a credere nell'intima bontà dell'uomo...». Il Diario di Anne Frank, nel suo debutto al Teatro Belli nel 2020, ha registrato un grandissimo successo di pubblico e di critica, e un successo di particolare rilievo soprattutto negli oltre 4000 studenti delle scuole di Roma e provincia che vi hanno assistito. Lo spettacolo è ormai al suo quarto anno di repliche consecutive. Lo spettacolo ha ricevuto il patrocinio dalle principali istituzioni ebraiche: UCEI – Unione della Comunità Ebraiche Italiane, Fondazione Museo della Shoah, Centro Ebraico Italiano “G. E. V. Pitigliani”, l'Associazione Progetto Memoria, l'Associazione Figli della Shoah e il MEIS, Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah. Link al trailer: https://youtu.be/OYXsVUyk3wQ (fonte: comunicato stampa)

Teatro Ciak Via Cassia, 692 00189 Roma
06 33249268
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www.teatrociakroma.it
Orario Botteghino: Mar-Sab 10-13/16-19 Dom 10-13
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