Una commedia leggera, con un titolo accattivante che quasi nulla ha a che fare con la trama del racconto e che potrebbe sottendere i più disparati significati.
Inizialmente la storia sembra abbastanza scontata: una coppia affiatata che ragiona sull’idea di avere un figlio che poi, quasi inaspettatamente arriva, ma con un carico di questioni ed angosce che nel proseguo dello spettacolo cercano di venire spiegate. Tanti paradossi, tanti strani personaggi, accanto ai due protagonisti, messi insieme in un intreccio abbastanza inverosimile: una ballerina che è anche psicologa, un ebreo ortodosso ossessionato dalla sua intrigata famiglia, un imprenditore fissato con la “merda”, un sacerdote filosofo, una dottoressa che sembra una caricatura, una madre inopportuna sempre al telefono. A ben scavare nei reconditi significati dell’opera, forse si potrebbero intravedere i luoghi comuni ed i pregiudizi che assalgono l’uomo medio (acculturato o meno che sia), le fissazioni, le verità nascoste, la ricerca ossessiva di una spiegazione razionale che possa placare le ansie, ma cogliere certi aspetti in "Pole Dance" oggettivamente non è né facile, tantomeno immediato. La commedia, anche se in alcuni momento risulta divertente, ed in questo un grande contributo lo offre la dottoressa che comunica al padre la nascita del figlio, è un po’ troppo sovraccarica di personaggi che poco o nulla hanno a che fare con la storia. Incontri occasionali che il protagonista, Ruben Moretti, riesce a gestire solo parzialmente e che, pur aiutandolo nella ricerca di una spiegazione per la nascita di un figlio nero, sembrano un po’ troppo fuori contesto, così come assolutamente estemporanei risultano gli stacchetti musicali accompagnati, a volte, da brevi coreografie, che solo in parte arricchiscono l’insieme. Indubbia è la capacità degli attori che si propongono anche in più di un personaggio, caratterizzandolo all’estremo e sciorinando una parlantina ed una mimica assolutamente da apprezzare. Molto originale la scenografia che, richiamando un puzzle, indirettamente si ricollega ad un concetto spiegato nel corso dello spettacolo. La rappresentazione, seppure gradevole, in alcuni momenti risulta, a parere di chi scrive, un po’ troppo ingarbugliata e soprattutto, per la durata di quasi due ore, eccessivamente lunga: il secondo atto si dipana in una serie di ragionamenti ed elucubrazione che appesantiscono eccessivamente l’opera, rischiando di perdere l’attenzione dello spettatore.
Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 22 ottobre 2024. |
|
La Compagnia InControVerso presenta
POLE DANCE
LA TEORIA DI UN TRADIMENTO
scritto e diretto da Sargis Galstyan
con Luca Basile Mariné Galstyan Sina Sebastiani Stefano Antonucci Francesco Sgro
Pole Dance è una commedia dove il principale personaggio è Ruben Moretti, un docente di storia della religione e di filosofia. All’inizio dello spettacolo Ruben Moretti appare come una persona razionale, intelligente, con la mente aperta riguardo i rapporti tra donne e uomini e, per come si descrive lui, una persona civile. Presto accadranno delle situazioni che lo faranno riflettere sulla vita che ha vissuto e su particolari che gli sembravano insignificanti. Dovrà affrontare le conseguenze dei princìpi che, da persona civile e rispettosa verso i diritti delle donne, ha sempre tollerato. Tutto ha inizio con l’arrivo del figlio che nasce con la pelle nera, una tragedia personale che lo sconvolge completamente! Ovviamente il primo pensiero, e unica risposta, sembra essere quella di essere stato tradito dalla moglie Susanna. Lei, una missionaria, è un personaggio che si presenta con caratteristiche positive: carità e onestà, due parole che descrivono meglio questo personaggio; il tradimento sembra essere una risposta impossibile, ma tutto pian piano inizia ad avere uno sviluppo piuttosto inaspettato e complesso. Tutto quello che dovrà scoprire Ruben gli cambierà completamente il modo di vedere quelle cose che sembrano banali, insignificanti o incivili, ma che possono percettibilmente influenzare e radicalmente cambiare la vita di chiunque. Durante la ricerca delle verità che avvalorino il suo sospetto, Ruben incontra Angeline, Maria Arianna o forse Sofia: una ballerina di pole dance che paradossalmente, nonostante il lavoro che svolge, risulta essere una fine psicologia. Nel suo percorso incontrerà anche Shalom Kaganovich, un ebreo ortodosso patologicamente interessato al proprio albero genealogico, e Chicco Marrone, imprenditore fallito, altrettanto fissato ai significati dei nomi delle persone. Questi, due pazienti della Dottoressa Fottichina apparentemente, o forse realmente, psicopatici lo faranno riflettere ancora di più. I consigli e le informazioni che riceve dai pazienti, diventati trappole per loro stessi, paradossalmente sembrano essere preziosi e sinceri, ma soprattutto ragionevoli per Ruben. (Fonte: comunicato stampa)
Teatro de’ Servi Via del Mortaro, 22 00187 Roma
Per informazioni e biglietti: tel. 06-6795130 |
Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
|