Originale format francese con cui si racconta la storia dell’Italia dagli anni quaranta fino al crollo delle torri gemelle, rappresentando i momenti più significativi di questo lungo periodo.
Lo spettacolo nasce da un’idea di Jean-Claude Penchenat (successivamente attore nella versione cinematografica del 1983 Ballando Ballando di Ettore Scola) e si basa su una drammaturgia che non prevede l’uso della parola: durante tutto lo spettacolo non c’è un solo dialogo, poggiando l’opera sulla capacità attoriale nell’uso del corpo e della mimica facciale, nonchè, ovviamente sulla musica e sul ballo. L’ambientazione è molto minimalista, solo qualche sedia sul palco disadorno, ma quello che emerge immediatamente sono i costumi che sono elemento fondamentale nella narrazione presentando una significativa aderenza alla moda del periodo proposto. La grande varietà di abiti utilizzati comporta anche una particolare caratteristica nel loro cambio: parte della vestizione (e svestizione) avviene sul palcoscenico a tempo di musica, quasi fosse parte della coreografia. Elemento dirompente, considerato che il racconto è senza parole, è sicuramente la musica interpretata e non solo ballata dagli attori per poter far emergere tutta la sua capacità comunicativa e soprattutto evocativa. Le canzoni scelte per accompagnare la rievocazione di importanti periodi storici italiani sono conosciutissime (tanto che più di uno spettatore in sala si è ritrovato a canticchiarle): si va dalla TREMARELLA di Edoardo Vianello, ai RAGAZZI DELLO SHAKE di Gianni Morandi, da L’UOMO PER ME di Mina a I WILL SURVIVE di Gloria Gaynor, da THE WALL dei Pink Floyd e SISTER MORFINE dei Rolling Stones, fino a CHE COSA RESTA di Franco Battiato e IL GATTO E LA VOLPE di Edoardo bennato. E ancora, da IL TANGO DELLE CAPINERE a T’AMMAZEREI della Carrà, da Celentano a Modugno, senza tralasciare Peppino di Capri e Gino Paoli e brani originali del ventennio fascista. Un torrente di coinvolgenti melodie, soprattutto per gli spettatori non più giovanissimi, ispiratrici di ricordi piacevoli e non. Semplici, ma graziose le coreografie di Ilaria Amaldi, basate su famosissimi balli che hanno segnato epoche storiche e sociali e che, nonostante alcune parti dello spettacolo ricordino avvenimenti particolarmente drammatici, riescono nel complesso a creare un clima sufficientemente festoso, specie nel finale. Spettacolo gradevole anche se forse su alcuni “quadri” si dilunga eccessivamente, appesantendo un po’ la narrazione. Leggermente destabilizzanti sono i salti temporali: la storia infatti non viene narrata con continuità cronologica dagli anni quaranta in poi, ma subisce schizofrenici balzi in avanti per poi tornare a periodi precedenti. Sicuramente apprezzabile è l’entusiasmo di tutto il cast che seppure formato più da attori che da ballerini, non si risparmia nelle performance danzanti riuscendo anche a coinvolgere il pubblico in sala, alla fine dello spettacolo, in un entusiasmante collettivo twist.
Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 7 maggio 2024. |
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LE BAL - L’Italia balla dal 1940 al 2001
da un’idea originale di Jean-Claude Penchenat regia di Giancarlo Fares con Giancarlo Fares e Sara Valerio e con Riccardo Averaimo Giulia Bellazoni Alberta Cipriani Manuel D’Amario Alice Iacono Francesco Mastroianni Pierfrancesco Perrucci Maya Quattrini Pietro Rebora, Viviana Simone
coreografie di Ilaria Amaldi Light designer Alessandro Greco Sound designer Giovanni Grasso Scene e costumi Saval Spettacoli Sarta di scena Marina Sarubbo produzione Compagnia Mauri Sturno Lea production, Saval Spettacolo
Tutto si svolge in una balera, luogo di incontro di uomini e donne agèe: un caleidoscopio di accadimenti che accompagna il pubblico in un appassionante viaggio nel tempo scandito dalla musica che si fa drammaturgia. Le coppie ballano e in un crescendo si spogliano dei loro abiti grigi per tornare magicamente al 1940.E da questo momento è la storia a farla da padrona e la musica ne scandisce l'evolversi. Ballando dall’alba al tramonto, dalla guerra alla pace, dal pianto al riso, dal dolore all’amore. Di giorno, di notte, in discoteca, al mare e per strada, di giorno, di notte, da soli o in coppia. Sessant’anni della storia d’Italia, a volte fantastica a volte tragica, si rincorrono sul palcoscenico affidati a 12 inarrestabili attori/danzatori e alla straordinaria forza comunicativa della musica, delle azioni, dei gesti e dei suoni. La seconda guerra mondiale, la liberazione, il boom economico, le lotte di classe, la corruzione, le droghe, il degrado, la paura dell’undici settembre e la riconquista dei valori, dell’amore che dona speranza narrando i cambiamenti della vita quotidiana, la migrazione verso il nord, l’abbigliamento, il mangiare, il modo d’esprimere le proprie emozioni. Un’esplosione di energia, colori e poesia tra continui cambi di costume e di atmosfera sulle note che appartengono alla nostra memoria – da Claudio Villa a Domenico Modugno, Adriano Celentano, Gino Paoli, Gianni Morandi, Mina, Rita Pavone, Raffaella Carrà, i Pink Floyd, i Rolling Stones e Gloria Gaynor – o a passo di marcia mentre risuonano gli inni che hanno scandito la storia. «Le Bal. L’Italia balla dal 1940 al 2001» è un racconto senza parole originalissimo ed esuberante che sboccia davanti al pubblico conquistandolo passo dopo passo. (Fonte: comunicato stampa)
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