Divertente commedia che fa riflettere sul tema dei rapporti umani con risvolti imprevedibili, in grado di mettere in condizione il pubblico di vivere repentini cambiamenti di sensazioni. Ciò garantisce una bella esperienza, abilmente costruita sul meccanismo del saliscendi emozionale. Pietro Longhi appare completo, con il suo mix di umorismo ed eleganza, peraltro connotato di rara sensibilità nell'interpretare una prosa non facile: a voler fornire un esempio, potremmo parlare di un Alain Delon dei bei tempi, decisamente rinnovato, pur leggermente attempato. Edy Angelillo, spontanea e divertente nel cambiare più personalità, ostenta un'invidiabile dizione che ha il potere di esercitare ascendente sul pubblico senza permettere la minima flessione attenzionale. Entrambi pongono in essere una recitazione valida, che ruota attorno ad una sceneggiatura efficace e funzionale, fatta di battute esilaranti, spesso incalzanti. La regia, affidata a Enrico Maria Lamanna, sceglie una scenografia essensiale, puntando invece al pathos narrativo: in tal senso, estremamente azzeccate appaiono sia la scelta di chiudere il primo tempo lasciando il pubblico in febbrile attesa (senza possibilità alcuna di ipotizzare l'evoluzione della situazione narrata), sia il finale sorprendente e allo stesso tempo amaro. Quanto sopra, si traduce in continue risate da parte del pubblico, pienamente appagato dalla possibilità reale di passare una piacevole serata, non mancando di riflettere sulla complessità delle relazioni interpersonali. Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 22 marzo 2024. |
Compagnia Teatro Artigiano
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