La tragica storia di Carlo Gesualdo da Venosa e Maria d’Avalos si perde nei rivoli di tante leggende. Un amore doloroso che rispecchia l’epoca in cui avvennero i fatti narrati e che nello spettacolo “La rosa non ci ama” viene riproposto attraverso il racconto catartico dei due protagonisti.
«Ho privilegiato un’atmosfera notturna – spiega il regista Gianni De Feo – da cui, come barboni, emergono due personaggi. Sarà l’azione scenica a riproporre, in una ritualità ossessiva, le figure di Carlo e Maria. La regia alterna fra colori e musica, personaggi infernali, grottesche figure sul proscenio dell’orrore». Due ombre si concretizzano nel notturno napoletano, la città dove i fatti avvennero nel 1592. Due figure, vestite di stracci che ogni notte rivivono la loro tragedia, sopraffatti dall’impulso di raccontarla ancora, sviscerandone ogni particolare, ogni intrigo. Il dramma di un amore malato, consumato nello sfarzoso palazzo del principe Carlo Gesualdo da Venosa. Lui, Carlo Gesualdo, così incantato dalla giovane e focosa moglie, Maria D’Avalos, da tramarne l’omicidio avuto conoscenza del suo tradimento con Fabrizio Carafa, duca D’Andria. Lei, orgogliosa e sfrontata al punto di provocare la propria morte e quella del suo amante nel corso di un massacro annunciato. Una storia antica eppure tanto attuale che l’autore Roberto Russo riesce a rielaborare arricchendola di significati profondi quasi esoterici: il dramma della morte, il ricordo del peccato, l’espiazione. Temi che ricordano gli scritti medioevali certosinamente recuperati da alcuni documenti in napoletano antico e in latino relativi alla vicenda, soprattutto riferiti agli atti del processo, che, in barba alla giustizia, mandarono assolto Gesualdo dal duplice omicidio ritenendo presenti i “motivi di onore” che, è bene ricordarlo, il nostro ordinamento solo in tempi relativamente recenti ha ritenuto non possano più considerarsi attenuanti in un delitto. Il risultato di tanta attenzione al testo ed alla regia è uno spettacolo davvero avvincente. Ci sono spazi per i dialoghi in napoletano antico (anche questi rielaborati dal Russo) riservati alle due serve della principessa, monologhi in spagnolo, diverse varietà di linguaggi che caratterizzano i personaggi che si intrecciano nella ricostruzione della vicenda: fantesche, preti, gesuiti, nobili, tutti interpretati brillantemente dai due soli attori sul palco che, avvalendosi di un semplice cambio di accessorio nel vestiario, calzano i panni di uomini e donne che a vario titolo intervengono nella drammatica rievocazione. Lo spettacolo è una prova di innegabili capacità interpretative dei due attori Cloris Brosca e Gianni De Feo, non solo eccellenti nel ruolo dei due protagonisti, ma anche nella capacità di districarsi in linguaggi diversi che richiedono differenti intonazioni e vocalizzazioni, parole arcaiche e piglio oscillante dall’etereo all’infernale, alternanza tra la pura recitazione e la lettura di brani dietro un leggio. Un ruolo importantissimo e di fondamentale rilevanza viene riservato alle musiche originali del maestro Alessandro Panatteri che accompagnano soprattutto i monologhi ed alle canzoni frutto di due testi di Torquato Tasso scritti espressamente per Gesualdo, ma mai messi in musica da questi, rielaborati, per l’occasione, con musiche originali e cantati dal vivo da Gianni De Feo nello stile dei madrigali. Incorniciano l’interpretazione di Brosca e De Feo i suggestivi costumi di Roberto Rinaldi capaci di rivestire i due protagonisti di un’aura senza tempo, stracci di barboni e accessori da nobili, abiti talari e cintura moderna. Lo spettacolo è un vivace ed esaltante viaggio nell’antico, pervaso però, da moderni sentimenti di compassione ed empatia; ammalia gli spettatori coinvolgendoli nell’intricata vicenda, facendoli lentamente incamminare verso l’epilogo e indirizzandoli verso la considerazione che la storia narrata, seppure lontana di secoli, ha una grandissima componente di contemporaneità rispecchiando emozioni (positive e negative) che non temono lo sbiadimento del tempo. Fragorosi applausi a fine rappresentazione per i due bravissimi protagonisti da parte del pubblico del gremito Teatro Lo Spazio.
Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 22 febbraio 2024. |
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Lab di Tizana Beato
presenta
CLORIS BROSCA GIANNI DE FEO
in
LA ROSA NON CI AMA
Carlo Gesualdo vs Maria D’Avalos
di Roberto Russo
Drammaturgia musicale e regia cura di Gianni De Feo
Impianto scenografico e costumi Roberto Rinaldi
Musiche originali su testi di Torquato Tasso composte
da Alessandro Panatteri
Assistente alla regia Alessandra Ferro
Foto e grafica Manuela Giusto
ufficio stampa Andrea Cavazzini
Teatro Lo Spazio
Via Locri 43, Roma
informazioni e prenotazioni
339 775 9351 / 06 77204149
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