Non soltanto un omaggio al teatro di Molière e di Peppino e Luigi De Filippo, ma anche uno sguardo attento al Seicento, attraverso gli occhi disincantati di una modesta compagnia itinerante di teatranti, in lotta quotidiana contro la fame ma anche perennemente pervasa dal desiderio di portare l'arte a domicilio, secondo una modalità all'epoca consolidata, opportunamente definita dai De Filippo la “carretta dei comici”. Apparentemente lambito, è il personaggio di Giordano Bruno, in realtà omaggiato più di tutti gli altri, in quanto citato ricorrentemente, da taluni in termini elogiativi, da altri con vergogna, poi "riabilitato" anche da questi ultimi con suggestive citazioni finali tratte dalle sue incredibili opere filosofiche. In quest'alveo tematico, si colloca un'estetica miseranda spalmata su una serie di personaggi caricaturali relegata ai margini della società dell'epoca, come la strega filosofa, il muto affettuoso, l'anziana saggia, il giocatore incallito, l'attore disilluso: una sorta di Armata Brancaleone del teatro che sopravvive a stento grazie a suggestioni, intuizioni, incanti. Con questa sua rivisitazione, Enzo Decaro persegue lo scopo di sublimare il teatro di Molière nella particolare interpretazione defilippiana (sempre vicino, l'attore partenopeo, alla famiglia De Filippo, come dimostrò, tra l'altro, ad aprile dello scorso anno, mettendo in scena in termini assai efficaci la commedia "Non è vero ma ci credo", sempre al Parioli), offrendo anche reiterati spunti comici e, al tempo stesso, riflessioni stratificate afferenti a questioni profonde, come la complessità della natura umana e la vita dopo la morte, tipiche dell'ermeneutica di Giordano Bruno. Tutto ciò avviene garantendo sia stralci di musica popolare partenopea, suonata e cantata dal vivo con rara maestria, sia una scenografia colorata ma sottilmente filtrata con la tecnica del chiaro/scuro, che evoca la sensibilità malinconica tipica della gente povera ma buona d'animo. Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 15 novembre 2023. |
L’AVARO IMMAGINARIO
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