Il capolavoro satirico scritto nel 1836 da Nikolaj Gogol "L'ispettore generale" rivive – attualissimo – sul palco del Teatro Quirino con un intrigante Rocco Papaleo come protagonista, a dimostrazione che la Russia zarista può travalicare i confini geografici e storici.
Una commedia degli equivoci diretta da Leo Muscato in cui affiorano imbrogli, cattiva fede, canagliate messe in atto da tutti i personaggi della storia che si rivelano corrotti, faccendieri, privi di scrupoli, prigionieri dei loro stessi inganni. La trama è conosciuta: in un paese della Russia degli Zar dove regna ignoranza e arroganza l’annuncio dell’arrivo di un ispettore generale, figura emblematica del potere centrale, getta nel panico la popolazione che si ingegna e si arrabatta per accaparrarsi i favori dell’alto funzionario e conseguentemente non perdere i privilegi di cui gode. Lo schema della rappresentazione ricorda quello delle commedie latine in cui lo spettatore può seguire due livelli di svolgimento dell’azione, l’uno all’insaputa dell’altro, con conseguente divertimento, fino allo scoop finale chiarificatore. La scenografia sottolinea i due piani dell’azione con una ripartizione particolare ed efficace dello spazio: al centro del palco un arredamento semovente composto da molteplici porte viene manovrato dagli attori spostando l’azione da fuori a dentro, il tutto sottolineato da una accurata vestizione (o svestizione) dei protagonisti. Gogol in quest’opera stigmatizza l’immoralità delle burocrazia russa e l’inesistenza dei rapporti umani (compresi quelli familiari) e, in questo, l’autore rende il racconto senza tempo e luogo: non importa in che epoca si svolga la vicenda, la metafora dell’aspirazione al lusso frutto di nefandezze e corruzione rimane universale e la regia di Muscato enfatizza questo significato primigenio del racconto. Bravi gli attori che si muovono in scena con un ritmo vivace creando quasi coreografie che sfiorano il grottesco, capaci di rendere piacevole e divertente lo spettacolo, idoneo per un pubblico di ogni età, ma soprattutto anche per chi non può ritenersi un fan della letteratura russa. Rocco Papaleo, reduce da interpretazioni di analoghi personaggi "pseudo storici", riesce a rendere perfettamente l’animo del potente corrotto incarnando pienamente l’emblema del teatro gogoliano ed il suo tentativo di denunciare, attraverso la comicità, la sua epoca storica. Il testo infatti, in origine, venne visto come una minaccia per l’ordine e la società del tempo e poco compreso, mancando della classica contrapposizione tra il bene ed il male (col classico finale positivo). Forse, anche per tale motivo, tutti i personaggi sono rappresentati quasi come caricature, ed in questa versione, fortemente caratterizzati dai loro interpreti non solo attraverso i dialoghi, ma anche utilizzando ampia gestualità. Lo spettacolo è molto interessante, il taglio satirico e la visione grottesca rendono la storia universale e la commedia divertente oltre che stimolante per riflessioni e considerazione sull’arroganza del potere.
Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 31 ottobre 20223
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L'ispettore generale
di Nikolaj Gogol
con Rocco Papaleo Elena Aimone Giulio Baraldi Letizia Bravi Marco Brinzi Michele Cipriani Salvatore Cutrì Marta Dalla Via Gennaro Di Biase Marco Gobetti Daniele Marmi Michele Schiano Di Cola Marco Vergani
scene Andrea Belli costumi Margherita Baldoni luci Alessandro Verazzi coreografia Nicole Kehrberger regia Leo Muscato
Teatro Quirino Vittorio Gassman via delle Vergini Roma
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