L'opera teatrale "Il tuo nome brucia sulle mie labbra" è tratta dal libro “Un Corps en Trop” della scrittrice francese Marie-Victoire Rouillier, caso letterario nella Francia degli anni '80. Nel corso della pièce prendono vita 20 delle 40 lettere ivi contenute, che sostanzialmente si concretizzano in un lungo grido di dolore ad opera di una giovane donna (la protagonista presente), incapace di metabolizzare la scelta della propria zia - un tempo verosimilmente anche sua mentore, o potenzialmente tale (la protagonista assente) - di dedicarsi senza riserve ad una vita religiosa votata ad una clausura totalmente preclusiva. Si tratta di una rappresentazione drammatica i cui tratti opprimenti sono sempre esaltati da un gioco di luci che cancella l'intero spettro cromatico, esaltando il nero con la tecnica del chiaro-scuro. Il topic è monotematico e, a tratti, ripetitivo, incentrato su un j'accuse involutivo diretto contro la co-protagonista, alla quale non si riesce a perdonare una scelta considerata castrante per lei e per i suoi cari. I ritmi narrativi sono connotati da un incedere lento e pericolosamente costante poiché non soggetto ad accelerazioni né decelerazioni di sorta. La scelta di identificare l'assente suora con uno spiraglio di luce che compare lateralmente rispetto al palco, peraltro in posizione rialzata, è infelice, giacché induce gli astanti (a digiuno di informazioni afferenti alla trama) ad indentificare erroneamente quella stessa luce con una verosimile entità soprannaturale; inoltre, il potenziale recitativo è letteralmente tagliato a metà, in quanto "la protagonista" è costretta da una regia severa a collocarsi quasi sempre di profilo rispetto alla quarta parete. Sembra un disastro di recensione ma ci sono due particolarità che tipizzano in termini esaltanti la rappresentazione in argomento: innanzitutto, condivisibile o meno, quanto appena descritto denota molto coraggio da parte del direttore di scena, Alessandro Sena, qualità che, a teatro, deve sempre essere apprezzata, giacché è fin troppo facile adagiarsi sulle rassicuranti aspettative delle formule che si sanno essere vincenti aprioristicamente, mentre si disconoscono gli effetti di scelte inedite ed inaspettate prima che queste producano concretamente degli effetti; inoltre, e soprattutto - e si rimane in un contesto impavido, se non addirittura ardimentoso - la protagonista è interpretata da ben otto attrici differenti, talvolta sul palco in solitaria, spesso congiuntamente, alle quali viene affidata la parola a turno (fanno eccezione alcuni canti corali a vocazione religiosa). Questa scelta registica è straordinaria perché consente di apprezzare, di un'unica persona, una sensibilità spalmata su otto singole attorialità. Valga, a livello di esempio, quanto rappresentato da queste giovani attrici durante la lettura fuori campo dell'unica lettera di risposta pervenuta dalla parente lontana: chi si incurva sotto il peso di un senso di colpa schiacciante, chi è pervasa da un filo di rabbia malcelatamente sopita, chi si impietrisce in una paralisi che pare fermare il tempo, chi si commuove sommessamente singhiozzando in silenzio. Si tratta di una stratificazione interpretativa che ammalia, peraltro sublimata dall'assenza, in questo gruppo di attrici, di un elemento debole (cercato a lungo da chi scrive, lo si confessa, ma definitivamente non trovato), tutte estremamente capaci, ognuna a suo modo, di manifestare una drammaticità profonda che assume, a tratti, toni severamente epici. La peculiarità appena citata cancella d'un colpo gli elementi infelici poco sopra menzionati, perché permette di apprezzare una duplice eccellenza: da un lato un regista assai capace, giacché in grado di reperire distinte personalità di medesime ma differenti abilità al tempo stesso (medesime in termini di valore assoluto, differenti in quanto a capacità espressive); dall'altro queste ultime, talentuose artiste incredibilmente riunite assieme, con le quali auspichiamo di imbatterci nuovamente nell'immediato futuro. Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 30 settembre 2023. |
IL TUO NOME BRUCIA SULLE MIE LABBRA
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